domenica 30 agosto 2015

All.nr.292) PAOLO BARNARD SPIEGA CHI DETIENE IL POTERE NEL MONDO

Questo è il potere - Paolo Barnard - YouTube

www.youtube.com/watch?v=qlIP-AkgJyc

07 feb 2015 - Caricato da Libera Cultura
Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li potrete riconoscere e ...

sabato 22 agosto 2015

All.nr.289) TUTTI I MORTI DELL'ING. A VADO (oltre 400), SARO' STRANO IO MA OGNI VOLTA CHE LO LEGGO M'INCAZZO !

All.nr.289) TUTTI I MORTI DELL'ING. A VADO (oltre 400), SARO' STRANO IO MA OGNI VOLTA CHE LO LEGGO M'INCAZZO !

Cronaca

Tutti i morti dell'Ingegnere a Vado


IL PM DI SAVONA DICHIARA CHE TRA IL 2000 ED IL 2007 LA CENTRALE TIRRENO POWER HA CAUSATO 450 VITTIME. PANORAMA IN EDICOLA RIVELA I DETTAGLI DELL'INCHIESTA CHE FA TREMARE LA SORGENIA, SOCIETÀ DELLA FAMIGLIA DE BENEDETTI - L'INCHIESTA DI PANORAMA
19 FEBBRAIO 2014






Vado Ligure: la centrale che uccide
– Credits: Getty Images
Il procuratore di Savona Francantonio Granero ha affermato che la centrale di Vado Ligure di Tirreno Power, società energetica partecipata da Sorgenia, della famiglia De Benedetti dal 2007 al 2011, ha causato 400 decessi e 2 mila ricoveri.
Panorama, in edicola da domani giovedì 20 febbraio, pubblica in esclusiva i dati della consulenza tecnica dei tre specialisti incaricati dalla Procura di Savona per stabilire gli effetti delle emissioni della centrale a carbone sull'ambiente e sulla salute dei cittadini. Secondo il pool di specialisti tra il 2000 e il 2007 sarebbero 442 i decessi, mentre sono stati 2.683 (di cui 586 bambini) i ricoveri per malattie cardiorespiratorie e cardiache relativi al periodo compreso tra il 2005 e il 2012 e direttamente riconducibili all'attività della centrale
Questo il pezzo dell'ottobre 2013 con il quale Panorama portò alla luce l'inchiesta sulle morti sospette di Vado
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300 milioni a De Benedetti invece di rifare la centrale

IN 11 ANNI LA FAMIGLIA DELL'INGEGNERE HA INTASCATO UN MAXI DIVIDENDO MA NON HA RISTRUTTURATO L'IMPRESA DELLA MORTE NEL MIRINO DELLE PROCURE


Settecento milioni di euro: è l'astronomico dividendo che i soci di Tirreno Power (cioè la famiglia De Benedetti e i francesi di Gdf Suez, più due municipalizzate «rosse») si sono divisi in 11 anni. Altro che stabilimento decotto, con debiti altissimi sfociati nell'intervento delle banche per ristrutturarlo. La centrale a carbone di Vado Ligure era una macchina da soldi fatti, così sospetta la procura della Repubblica di Savona, sulla pelle di oltre 400 persone morte per ragioni (si teme) legate alle emissioni inquinante, e di altre migliaia colpite da gravi infezioni respiratorie.
Una montagna di soldi. Finiti in buona parte nelle casse della famiglia De Benedetti, che nel marzo 2015 è uscita dall'azionariato di Tirreno Power dopo essere stata un socio paritario con Gas de France e addirittura maggioritario dal 2007 al 2011. Nell'avviso di conclusione delle indagini per gli 86 indagati per disastro ambientale (tra cui i manager aziendali e amministratori incluso l'ex governatore democratico Claudio Burlando), i pm savonesi hanno scritto che in 11 anni l'impianto ha fruttato ai soci (Gdf Suez, Sorgenia-Cir, e le municipalizzate Iren e Hera di Torino, Genova, Bologna) 1 miliardo di euro di profitti e ha assicurato «la distribuzione effettiva di utili ai soci pari ad almeno 700 milioni di euro».
Sorgenia controllava il 78 per cento della cordata Energia Italia che possedeva metà delle azioni (l'altra metà era francese). Quindi alla società del gruppo Cir-De Benedetti sono andati quasi 300 milioni di dividendi. «Uno dei sindaci della Tirreno Power e di Unicredit ha detto che il denaro usciva dal rubinetto come il latte - ha riconosciuto nei giorni scorsi il procuratore capo Francantonio Granero -. Quell'azienda era una miniera d'oro».
Una telefonata intercettata dai Noe lo conferma. È un colloquio del 18 settembre 2014 tra Andrea Mangoni (amministratore delegato di Sorgenia spa e consigliere di Tirreno Power Spa) e Giulio Rolandino, dirigente di Mediobanca che – informano i Noe – aveva tentato di risolvere questioni finanziarie tra Sorgenia e Gdf Suez. Dice Rolandino a Mangoni a proposito dei colloqui avuti con i francesi: «Se questa cosa va nella merda… automaticamente quello che può essere un danno ambientale… modesto… diventa un danno ambientale enorme su cui c'è una responsabilità vostra… e che avete portato via 700 milioni di dividendo che se non fossero stati portati via sarebbero stati lì per fare… rifare la centrale… d'oro».
Commentano gli inquirenti: «Tra Mangoni e Rolandino viene espressa la consapevolezza che se i soci non si fossero divisi interamente gli utili maturati negli anni addietro, ci sarebbero di fatto stati i fondi da investire nelle migliorie ambientali della centrale termoelettrica di Vado Ligure».
Non c'è da stupirsi se tanta gente si dannasse l'anima per bloccare i magistrati che avevano posto sotto sequestro giudiziario una parte di questa zecca alimentata a carbone, o aggirare le norme antinquinamento con leggine ad hoc . Manager di Tirreno Power, membri del governo (dalle registrazioni emergono i nomi di Federica Guidi, Gianluca Galletti e soprattutto del viceministro Claudio De Vincenti che avrebbe addirittura proposto di sollecitare al Csm un'ispezione alla procura di Savona), avvocati di grido, lo stesso ingegner Carlo De Benedetti: secondo il procuratore Granero ebbe «contatti indiretti con l'ex presidente della regione» Burlando. E dirigenti ministeriali: «Serve una porcata per salvare Tirreno Power», dicono due funzionari del dicastero dell'Ambiente intercettati.
di Stefano Filippi

Ecco lo studio che inchioda la centrale dei De Benedetti

LA SVOLTA NELL'INDAGINE DAL REPORT DEI CONSULENTI INGAGGIATI DAI PM SUI MORTI DA INQUINAMENTO NELL'IMPIANTO DI VADO LIGURE. OGGI IL DOSSIER SU PANORAMA


Ecco le carte in mano alla procura della Repubblica di Savona, la consulenza dei tre periti che ha convinto il procuratore Francantonio Granero a rompere gli indugi.
«Possiamo addebitare con certezza alle emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure circa 450 vittime», ha detto l'altro giorno il magistrato abbandonando la tradizionale cautela degli inquirenti. «Senza la centrale quelle persone sarebbero ancora vive», ha aggiunto con un tono che non ammette repliche.
Granero ha ricevuto la consulenza lo scorso giugno. In base a questa perizia sono stati indagati per disastro ambientale tre dirigenti della Tirreno Power, società proprietaria dell'impianto dal 2002. La Tirreno Power è partecipata al 39 per cento da Sorgenia (gruppo De Benedetti) che fu azionista di maggioranza dal 2007 al 2011. Ed è soprattutto a questi anni che si riferiscono le analisi degli esperti, rivelate dal numero di Panorama oggi in edicola. Un secondo troncone di indagini, contro ignoti, ipotizza il reato di omicidio colposo. I consulenti della procura ligure (Paolo Crosignani, ex direttore dell'Unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto dei tumori di Milano; Paolo Franceschi, pneumologo dell'ospedale di Savona; Stefano Scarselli, esperto di inquinamento ambientale) hanno condotto due indagini parallele durate un anno e mezzo. Dapprima hanno redatto una mappa delle zone a rischio: in base a correnti, rilievi montuosi, venti, è stato studiato come ricadono al suolo le emissioni delle ciminiere di Vado Ligure. In questa «zona rossa» tra il 2000 e il 2007 sono morte 253 persone per patologie cardiache e 102 per malattie respiratorie più della media. Inoltre, tra il 2005 e il 2012 sono stati registrati, in più rispetto al normale, 1.675 ricoveri per patologie respiratorie e asma tra gli adulti e 447 tra i bambini.
La seconda mappa del rischio è stata definita in base alle analisi sui licheni collocati in 40 stazioni ambientali: organismi sensibili all'inquinamento atmosferico di cui assorbono le sostanze. Lo studio della presenza di cadmio, prodotto dalla combustione del carbone, ha permesso di stabilire che le esalazioni della centrale di Vado Ligure hanno una ricaduta più estesa rispetto alla semplice mappa geografica. Con questa seconda rilevazione sul campo, i bambini ricoverati per malattie respiratorie salgono da 353 a 457 e quelli affetti da asma da 94 a 129: complessivamente dal 2005 al 2012 i casi in eccesso rispetto al normale sono di 586 bambini e 2097 adulti. Cresce purtroppo anche il numero di morti: 330 per patologie cardiache e 92 per patologie respiratorie. A questa tragica contabilità potrebbe aggiungersi un aumento di decessi per tumori causati dai fumi della Tirreno Power; ma i consulenti della procura non hanno affrontato questo aspetto perché il legame tra tumori ed emissioni inquinanti non è stretto come per le patologie respiratorie e cardiache.
La Tirreno Power però contrattacca. L'azienda nell'esprimere «sconcerto» per le parole dei pm e annuncia la presentazione di una contro-memoria. La centrale di Vado Ligure fu ceduta nel 2002 dall'Enel a una cordata guidata dalla Cir di De Benedetti in base alla liberalizzazione del settore energetico voluto dal ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani. I giornali dell'epoca esaltarono la lungimiranza dell'Ingegnere, pioniere degli investimenti nell'energia privatizzata. Tra il 2004 e il 2011 la Tirreno Power macinò utili; il bilancio 2012, presentato nel giugno 2013, registra invece una perdita di 159 milioni.

Le bugie dei De Benedetti: “Truccati i dati della centrale”

Il giudice smaschera le bugie dei De Benedetti e accusa i vertici dell’impianto Tirreno Power di Vado avere manipolato i valori degli inquinanti. “Scelta gestionale volontaria. Conoscevano le potenzialità lesive dell’attività svolta”
Un delitto compiuto consapevolmente, truccando i dati sulle emissioni pur di mantenere in funzione le centrali a carbone di Vado Ligure. Un delitto compiuto dai vertici di Tirreno Power grazie alla oggettiva complicità delle amministrazioni pubbliche che hanno per anni e anni omesso i controlli cui erano tenute, tenendo per buoni i dati fasulli forniti dalla stessa società.
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Questo, per la procura di Savona e il giudice preliminare Fiorenza Giorgi, è il riassunto della cupa e indigesta storia della centrale di Vado Ligure, sequestrata due giorni fa. In quarantacinque pagine, il provvedimento del gip riassume per filo e per segno la storia di come la centrale abbia avvelenato una valle e ucciso centinaia di persone (343, nella meno grave delle ipotesi), sfociando in una tragedia ambientale e sanitaria di «dimensioni immani».
È un riassunto che sembra lasciare poco spazio alla difesa dei cinque manager della Tirreno Power finiti nel registro degli indagati. E che mette in una posizione imbarazzante i soci di Tirreno Power, ovvero i francesi di Gdf-Suez (che però sono arrivati pochi anni fa) e soprattutto la Cir, la holding della famiglia De Benedetti: che ora si ritrova a dover scegliere se prendere su di sé la responsabilità delle clamorose omissioni compiute dai manager della centrale, con tutte le conseguenze del caso: o se invece scaricare le colpe su di loro, col rischio che reagiscano chiamando in causa altri.
Se la gravità degli addebiti era in parte nota, a colpire è la decisione con cui il gip affronta il tema delle coperture di cui Tirreno Power ha goduto: «il gestore, certamente agevolato da una quasi assoluta carenza di controlli, ha di fatto violato la quasi totalità delle prescrizioni imposte (…) non può tacersi la circostanza che tutti i dati sono stati registrati e monitorati dal gestore in assoluta autonomia e nella totale carenza di controlli da parte delle autorità preposte; ed invero non vi è traccia del protocollo condiviso con le autorità di controllo locali (provincia di Savona) e/o Arpa Liguria, né di ispezioni effettuate da quest’ultime all’impianto ai fini di controllo di tale aspetto, previsto dai provvedimenti autorizzativi della centrale».
Insomma, alla centrale è stato permesso per anni di inquinare e causare morti sulla scorta di dati forniti dalla stessa Tirreno Power, e che al primo controllo si sono rivelati falsi: «i dati forniti dallo stesso gestore sono ritenuti inattendibili da tutti i consulenti del pm (…) i valori di concentrazione misurati manualmente risultano mediamente assai più alti di quelli contemporaneamente forniti dal sistema di monitoraggio».
Per valutare l’impatto delle emissioni di fumi, ma anche della polvere del carbone trasportato e stoccato a cielo aperto, i periti della procura hanno interrogato testimoni che non mentono: i licheni, i primi a soffrire per l’inquinamento, e che intorno alla centrale si sono diradati sino a sparire (la perizia parla di «deserto lichenico») e le cartelle cliniche dei malati e dei morti. Che le conseguenze siano stati devastanti non c’è dubbio: «Non può che concludersi nel senso che l’evidenziato incremento dell morbilità e della mortalità nelle aree di media e alta ricaduta delle emissioni della centrale rispetto alle aree di bassa ricaduta è certamente attribuibile all’esercizio della medesima centrale». Ancora: «deve ritenersi raggiunta la certezza processuale del nesso di causalità tra l’evidenziato aumento di morbilità mortalità e l’esercizio della centrale».
E la centrale di Vado continuava ancora fino al sequestro ad avvelenare l’intera zona, anche se mancano dati epidemiologici successivi dal 2011, dice il giudice: «Deve ritenersi provato, a fronte di valori emissivi sovrapponibili agli anni considerati, un danno alla salute (intendendosi per tale un aumento della mortalità e della morbilità) costante anche negli anni successivi a quelli oggetti di specifico esame». «Quanto sin qui evidenziato – dice il gip – induce a ritenere verificato un danno alla salute nelle aree di ricaduta della centrale di entità tale da integrare senza dubbio la nozione di disastro nonché un pericolo per la pubblica incolumità da individuarsi nel rischio di incremento di morbilità e mortalità correlato alla protrazione dell attività della centrale termoelettrica ai medesimi livelli emissivi mantenuti sino ad oggi».
Per questo, per fermare la strage, è stato necessario intervenire con la forza, e spegnere per legge i forni della centrale dei De Benedetti: «I dati riportati inducono a concludere che per ogni anno di funzionamento della centrale, a parità di emissioni, si avrà un aumento del numero di casi di ricoveri e di decessi sostanzialmente costante», scrive il giudice, parlando di «pericolo attuale per la pubblica incolumità».
Superficialità, caso? Niente di tutto questo, scrive il giudice, che parla esplicitamente di «precise scelte gestionali» della società: «La gestione dell’impianto a livelli nettamente superiori a quelli imposti dalle Bat (le migliori tecniche possibili, ndr) è certamente attribuibile ad una precisa scelta gestionale della società. Tale scelta volontaria è stata adottata e tenuta nonostante la consapevolezza del danno arrecato all’ambiente e alle rilevanti dimensioni dello stesso», si legge a pagina 37 dell’ordinanza. Ed invero il gestore era certamente a conoscenza delle potenzialità lesive della attività svolta».

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Mauro Masoni

 
Da quanto risulta il G.I.P. di Savona Fiorenza Giorgi non lascia adito ad 


interpretazioni di sorta.

Tutti gli elementi in possesso di quella Procura e di quel G.I.P. sono univoci 


(come le relazioni dei sei periti), nel confermare che la ditta "Tirreno Power" è

 palesemente responsabile della morte di almeno 343 persone.

Ma il punto che quel Giudice ha voluto sottolineare è che tale delitto è stato

 commesso con la coscienza e la volontà di volerlo commettere poichè è stato

 appurato in modo incontrovertibile che i dati relativi all'inquinamento ed alla

 eiezione dei fumi tossici sono sempre stati "Falsificati" dai vertici direzionali di

 tale industria i quali erano perfettamente coscienti del fatto che quei fumi erano

 "Letali" per la popolazione.

Quel Giudice infatti definisce tale condotta come una:
 
"Scelta gestionale volontaria in quanto erano consapevoli delle potenzialità


 lesive dell'attività svolta".

Inoltre si parla anche della oggettiva complicità di tutte le amministrazioni


 pubbliche le quali non hanno mai effettuato controlli d'ufficio prendendo sempre

 per buoni i dati (falsi), forniti dai vertici della "Tirreno Power".

A tal proposito, anche se non vi è fatto cenno, è chiaro che sussiste una costante


 omissione di atti di ufficio da contestare alle pubbliche amministrazioni

 preposte a ali controlli.

Staremo a vedere l'evolversi degli eventi poichè la Procura di Savona ha la


 volontà di contestare il delitto di "Disastro ambientale doloso" ed “Omicidio

 colposo plurimo”.

Ho detto staremo a vedere in quanto l'accusa è gravissima nonostante ciò, non 


mi sembra che, ne i vari tg e nemmeno i vari programmi di approfondimento,

 abbiano dato un congruo risalto alla vicenda.

Naturalmente la curiosità nasce anche dal fatto che tale “De Benedetti Carlo”,


 tessera nr. -1- del PD e proprietario della “Tirreno power” è sempre stato al

 corrente del fatto che i vertici dell’azienda, come hanno scritto sia la Procura di

 Savona che il citato G.I.P., “Dolosamente” fornivano i dati “truccati” così come 

sapevano che quei gas erano letali per la popolazione.

Il fatto strano è che, considerata la gravità degli addebiti, non si parli affatto di 


misure cautelari nei confronti di tali soggetti ed a tal proposito sappiamo che il 

cittadino “Svizzero” De Benedetti si sente al sicuro in quanto gli elvetici non

 concedono l’estradizione.

Ok, la nostra “Magistratura” già è stata inqualificabile el non chiedere la

 reclusione per il più grande evasore fiscale italiano (225 milioni di euro evasi

 come risulta dall’appello di Milano) e che quei “Togati” siano stati così “Miti” dal 

chiedere esclusivamente la pena pecuniaria della multa. (ancora siamo in attesa

 della cassazione).

Ma qui il fatto riguarda la “Morte” di oltre 400 persone e si spera che il palazzo di


 Giustizia di Savona continui con la stessa determinazione dimostrata sinora e si 

guardi bene da eventuali interventi “Politici” mirati ad insabbiare, mutare o 

alleggerire la gravità delle condotte di cui sopra.

Comunque il “Silenzio” di tutti i “Media” non è affatto un buon segnale.

In altre occasioni, per altri personaggi, il comportamento è stato ben diverso e le


 notizie venivano propinate a colazione pranzo e cena ma adesso comunque,

 considerato che stiamo parlando della morte di centinaia di persone, non è

 proprio il caso di adoperare tale evento per farne una rivalsa dal punto di vista

 politico ma l’importante è che sia gli Inquirenti nonché i Giudicanti possano 

continuare il loro lavoro come hanno fatto sinora.

15 marzo alle ore 13.35 · Mi piace · 1


























































































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Mauro Masoni ha condiviso la foto di Veronica Brondi.
  • Mauro Masoni
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