giovedì 20 febbraio 2014

All.nr.208) "ILDA BOCCASSINI: MAGISTRATURA= "TANTI PROCESSI INUTILI E TANTI INNOCENTI CONDANNATI" (TESTIMONI DI QUESTO SCEMPIO SONO MIGLIAIA DI CITTADINI VITTIME DEI CARI "TOGATI").

ILDA BOCCASSINI SI RIFERISCE AD UN FATTO DETERMINATO MA L'ASSURDA CONDOTTA DELLA "MAGISTRATURA" MIETE UN'INFINITA' DI VITTIME CON CADENZA QUOTIDIANA. (Leggere il periodo "I Dubbi").


VIA D'AMELIO E DINTORNI

Facci: così la Boccassini smaschera 20 anni di balle dell'antimafia

La Boccassini e l'antimafia: "Già nel '94 scrissi che il pentito Scarantino mentiva. Ma i pm non mi hanno voluto ascoltare..."

22/01/2014
Ilda ammette: "Condanniamo gente innocente"
Filippo Facci visto dal nostro Vasinca
Qual è il tuo stato d'animo?
12
È vero, Ilda Boccassini l’aveva detto che il pentito VincenzoScarantino era un falsopentito che mentiva e depistava: lo scrisse in una relazione del 12 ottobre 1994, come Libero ha ricordato più volte. Ma altri segnali certo non erano mancati, anche se i campioni dell’antimafia - ora santificatori del pm Nino Di Matteo - hanno fatto finta di niente per quasi vent’anni. L’altro giorno, in ogni caso, il procuratore Boccassini ha testimoniato al millesimo processo per la strage di via D’Amelio e ha puntualizzato per bene: «Se all’epoca la mia relazione fosse stata presa in considerazione, forse non saremmo a questo punto. Perplessità sulla caratura del personaggio ne avemmo da subito... stava raccontando un sacco di fregnacce, ed era pericoloso». Parla di Vincenzo Scarantino,  falso pentito che per infiniti anni fu accreditato da investigatori e giudici - in particolar modo dal pm Nino Di Matteo - ma che si era inventato tutto e cercò pure di ritrattare, ma gli fu regolarmente impedito. Un depistaggio? Un’oscura manovra di cui furono vittime, oltre alla verità, anche Di Matteo e gli altri pm che indagavano su via D’Amelio? Un complotto, cioè, ordito in primo luogo dall’allora questore Arnaldo La Barbera, investigatore morto nel 2002 e oggi obliquamente accusato? «Il dominus dell’indagine resta sempre il pm, mai l’investigatore», ha detto la Boccassini ai giudici, «e sono i pm che devono aver deciso di andare avanti con Scarantino». Peraltro La Barbera, ha fatto capire il procuratore, di dubbi su Scarantino ne aveva a sua volta.
I DUBBI

Dunque vediamoli, questi dubbi e segnali che sono stati ignorati per anni - dai pm, dai processi e dalla stampa antimafia - al prezzo di undici processi inutili e di ergastoli affibbiati a innocenti.
1993. Compare Vincenzo Scarantino, meccanico semianalfabeta del rione Guadagna, drogato, riformato per schizofrenia, sposato ma anche fidanzato con transessuali, ritenuto credibile anche se i boss SalvatoreCancemi e Mario Di Matteo e Gioacchino La Barbera diranno che non l’avevano mai sentito nominare. Giovanni Brusca, in aula, dimostrerà che Scarantino fu da subito un ballista spaziale, un palese balordo che tuttavia convinse i giudici d’essere l’uomo che Totò Riina incaricò di una delle stragi più importanti della storia d’Italia, quella che uccise Paolo Borsellino.
Ma fu lo stesso Scarantino, già nel 1993, a raccontare che i poliziotti l’avessero indotto a false accuse: «Mi ficiru inventare tutti ‘i cosi...’u verbale lu fici iddu poi mi fici firmare...». Traduzione: mi hanno fatto inventare tutto, il verbale lo hanno fatto, e poi me lo hanno fatto firmare. Ma fa niente. Il processo di primo grado seguirà comunque il suo corso e Scarantino sarà condannato a 18 anni, con l’ergastolo per i complici che aveva dapprima indicato. Le sue ritrattazioni non interessavano.
1994. Ilda Boccassini, pm applicata per due anni in Sicilia, scrive la citata relazione dopo aver personalmente interrogato Scarantino: è un mentitore, non c’è da fidarsi - scrive assieme al collega Roberto Saieva. Durante l’estate il pm si rende disponibile a cercare i riscontri che potessero smascherare definitivamente Scarantino, ma il procuratore Capo Giovanni Tinebra le risponde che non è necessario. Un vertice per valutare le incongruenze di Scarantino viene rinviato di continuo, e non ci sarà mai. Sinché la Boccassini riparte per Milano e le sue indagini sono continuate da Carmelo Petralia, Annamaria Palma e Antonino Di Matteo.
IL SUPERPOLIZIOTTO
1995. Alla giornalista Silvia Tortora venne recapitata una vecchia lettera poi diffusa dall’allora onorevole Tiziana Maiolo: l’aveva scritta la moglie di Scarantino e si accusava gravemente il questore Arnaldo LaBarbera di aver costretto il marito a false confessioni con «vere e proprie torture». La stessa moglie testimonierà che prima di ogni udienza, a casa loro, si presentavano degli individui per un ripasso delle cose da dire in udienza. La prospettiva che possa crollare il castello istruttorio costruito attorno a Scarantino, tuttavia, sembra terrorizzare la procura palermitana retta da Gian Carlo Caselli: è lui, in luglio, a convocare i giornalisti e a parlare di notizie «inquinate e inquinanti» e di «una campagna di delegittimazione contro i collaboratori di giustizia».
La difesa del «superpoliziotto» La Barbera, quel giorno, è spettacolare e vi partecipa anche il prefetto Achille Serra: «Conosco La Barbera da tanti anni, è un funzionario leale e un grande investigatore». Aggiunge il procuratore generale Antonino Palmeri: «Barbera ha tutta la nostra solidarietà». Insiste Caselli: «È inaccettabile e calunnioso... il dottor La Barbera quotidianamente dimostra la sua trasparenza e il suo coraggio».
Sempre in luglio, il 26, la procura di Caltanissetta ordina di distruggere una duplice intervista che Studio Aperto aveva appena fatto a Scarantino: un’intervista in cui Scarantino diceva la verità, o qualcosa di molto simile. Il falso pentito aveva raccontato ai giornalisti che fu torturato nel carcere di Pianosa e la sua deposizione fu tutta una montatura. Notevole che Scarantino fu costretto a rivolgersi a una tv Mediaset perché tutta la stampa «antimafia» era in linea con le procure e i loro sostituti: in ogni caso l’intervista sparì perché la magistratura la fece sequestrare. Non solo. La Procura di Caltanissetta ordinò di distruggere le cassette e poi convocò Scarantino perché ritrattasse la ritrattazione. Scarantino lo fece. Fu aperta addirittura un’inchiesta «per accertare eventuali comportamenti illeciti per convincere Scarantino a ritrattare». La verità morì quel giorno, con la collaborazione decisiva delle procure: misero a tacere ciò che si sarebbe scoperto - ufficialmente - quasi vent’anni dopo.
1998. Ogni dubbio su Scarantino viene tacitato assieme ai suoi tentativi di ritrattare. Dice il pm Palma sul Corriere della Sera del 16 settembre 1998: «Dietro questa ritrattazione c’è la mafia... Cosa nostra ha trovato un’altra strada, dimostrando di sapersi adeguare». Dice il pm Antonino Di Matteo in una requistoria: «La ritrattazione dello Scarantino ha finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni... L’avvicinamento dei collaboratori per costringerli a fare marcia indietro è diventata una costante nella strategia di Cosa nostra... Lo sparare a zero sui pubblici ministeri, l’accusarsi di precostituirsi arbitrariamente le prove a carico dei loro indagati, è diventato una sorta di sport nazionale praticato non tanto dai pentiti, ma da molti di coloro che hanno lo scopo di fare esplodere il sistema giudiziario».
Eppure altri dubbi saranno palesati anche dal giudice Alfonso Sabella, dall’informatico Gioacchino Genchi e dal collaboratore di Borsellino Carmelo Canale. Il senatore Pietro Milio della lista Pannella, nel febbraio 1999, presentò un’interrogazione al Guardasigilli per via di un verbale - reso da Scarantino nel 1994 - che era pieno di annotazioni e correzioni poi regolarmente recepite. Non ebbe risposta.
Eppure, sempre nel 1998, Scarantino mette ancora a verbale: «C’era la dottoressa Palma che mi diceva le domande che mi doveva fare l’avvocato… Mi preparava delle cose che io dovevo rispondere l’avvocato, e già io avevo la cosa come rispondere». Vero, falso? Non interessava. Ogni rilievo veniva accusato di mafiosità e di «delegittimazione della magistratura».
2008. Per far luce su via D’Amelio, 17 anni dopo la strage, compare il pentito Gaspare Spatuzza: e cambia tutto. L’uomo dimostra di aver guidato personalmente la Fiat 126 al tritolo che uccise Borsellino. In pratica tutti i processi già celebrati - Borsellino primo, Borsellino bis, Borsellino ter, vari appelli e cassazioni - diventano spazzatura, un pattume avvalorato soltanto dalla testimonianza di un uomo che pure, per 17 anni, aveva disperatamente cercato di spiegare che di pattume si trattava e che c’erano in carcere degli innocenti condannati all’ergastolo. La Corte d’Appello di Catania dovrà liberarli tutti nell’autunno 2010.
LE SEVIZIE
2009. Ma intanto un sodale di Scarantino, Salvatore Candura, racconta ai pm di Caltanissetta che il questore La Barbera, prima di un interrogatorio con Ilda Boccassini, gli aveva intimato di continuare a incolpare Scarantino: in cambio, La Barbera gli avrebbe fatto avere degli aiuti. Pochi mesi dopo, in luglio, un altro teste, Francesco Andriotta, conferma tutto. Nel settembre successivo tocca a Scarantino a rimettere ancora una volta a verbale che lo avevano seviziato perché dicesse il falso. Va ricordato che nel frattempo La Barbera, nel 2002, era morto.
Nel frattempo il fronte mediatico-giudiziario dell’antimafia corre ai ripari. Scarantino viene progressivamente indicato come uno strumento innestato dai «trattativisti» di Stato per depistare la verità dalle indagini su via D’Amelio: anche se, come visto, la patente di affidabilità di questo personaggio fu rilasciata proprio da chi ora denuncia il depistaggio: e uno è paradossalmente il pm Di Matteo, che oggi istruisce il processo sulla «trattativa» e forse dovrebbe interrogare se stesso.
di Filippo Facci
@FilippoFacci1

domenica 9 febbraio 2014

All. nr. 206) A PROPOSITO DI "VERGOGNA" ! ANALISI TRA "FASCISMO" E "COMUNISMO"

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Quì di seguito è riportata la lettera di unpadre il quale scrivendo a sua figlia, cerca di spiegare la natura della suaideologia e le ragioni a seguito delle quali non si vergogna della sua vita.
A proposito di "Vergogna", di seguito aquesta lettera viene fatta una analisi relativa sia al momento storico che a tutto quanto ne è conseguito, per quanto riguarda il "Fascismo" che per quanto riguarda il "Comunismo".

Cara figlia mia, non vergognarti di un papà fascista





Di Redazione, il  - # - Replica
marcello venezianiRitrovo una lettera che scrissi a mia figlia tredicenne, la dedico a Daria Bignardi che ha chiesto al grillino Di Battista se si vergogna di suo padre «fascista».
«Cara Federica, sei tornata dascuola sconcertata perché la professoressa d’italiano ti ha chiamato in disparte e ti ha detto: hanno scoperto che sei la figlia di…, ne hanno parlato in consiglio d’istituto. Te la faranno pagare. Qui sono tutti dell’altra parrocchia. E l’anno prossimo che vai al liceo, mi raccomando, se ti chiedono se sei figlia di… nega, dì che è un caso di omonimia. Ti possono fare del male. Non dire ai professori né ai compagni di scuola chi è tuo padre… Cara Federica, non so se la tua professoressa abbia esagerato, soffra di mania di persecuzione oppure no. A me sembra impossibile che succedano oggi queste cose. Mi sembra impossibile che in una società liberale e indifferente, cinica e buonista, aperta a ogni diversità, che non crede praticamente in niente, ci sia qualcuno che crede ancora all’esistenza del diavolo di destra. Un male per giunta genetico, razziale, ereditario, se ricade su di te, ignara tredicenne, solo perché sei mia figlia.
Mi hai raccontato che un gruppo di tuoi compagni di scuola ti ha accolto una volta con canti e slogan antifascisti. E mi hai raccontato di un amico che è venuto a trovarti a casae si è meravigliato di trovare così tanti libri in casa di un “fascista”, e per giunta molti libri su Che Guevara. Non conosceva gli altri autori, ma ce ne sono tanti di tanti diversi orientamenti. Ma a loro avevano raccontato che i fascisti leggono solo le massime di Hitler e in casa non hanno libri, solo manganelli. Per fortuna non hanno scoperto che tuo fratello è nato lo stesso giorno di Mussolini, un segno evidente di neo-fascismo ereditario.
No, Federica, non credere alla tua professoressa e nemmeno ai tuoi compagni. Non devi nascondere di essere mia figlia. Non devi vergognarti di tuo padre. Non soloperché non ci si vergogna mai dei propri padri, dei loro limiti, dei loro errori e della loro povertà. Ma anche perché non hai nulla di cui vergognarti. Devi sapere, Federica, che sarebbe stato assai tanto più facile per tuo padre professare altre idee. Avrebbe avuto la vita più facile se avesse scelto la via opposta. All’università, nei giornali, sui libri, nella vita.
Oggi a te chiedono di buttarla sull’omonimia; ieri a lui, e non solo a lui, chiedevano di firmare gli articoli con lo pseudonimo. Eppure tuo padre non ha mai ucciso, picchiato e minacciato nessuno. Non ha mai impedito a nessuno di esprimere le sue idee. Non ha mai derubato, corrotto e truffato nessuno, semmai ne è stato vittima. Non ha mai discriminato e rifiutato il dialogo con nessuno. Non ha nemmeno solo teorizzato di eliminare gli avversari né ha mai sottoscritto manifesti di cui debba vergognarsi. Non ha cambiato casacca, e nutre le stesse idee che aveva da ragazzo. Non è rimasto imbalsamato ma non è pentito di nulla, non ha dovuto rimangiarsi nulla e si professa “di destra”, per quel che può valere, oggi come allora.
Tuo padre ha creduto in idee che tu potrai liberamente accogliere o rifiutare, ma che hai il dovere di rispettare: perché sono idee e non mazzate, sono pensieri scontati sulla propria pelle e non su quella altrui. Un giorno capirai che l’amore aspro per la libertà, anche trasgressiva, era più dalla parte di tuo padre, “il fascista”, che dei suoi censori. Che gli negavano la libertà d’opinione nel nome della stessa. Alcuni lo fanno ancora adesso. No, Federica, non dire che è un caso di omonimia. Non ti chiedo di essere orgogliosa di tuo padre, ma di non nascondere le tue origini. Oltretutto un po’ mi somigli, anche se la cosa ti fa inorridire. Non ci si deve vergognare dei propri padri».
P.s. Smettetela di tirare in ballo per ogni fesseria e per ogni torto subìto fascismi, dittature, colpi di stato. Non confondete miserabili farse con tragiche grandezze e meschine intolleranze con l’avvento di regimi dispotici. Abbiate rispetto per la storia, per chi la fece e per chi la patì. E la Bignardi si ricordi, essere figli di fascisti non è una scelta, mentre diventare nuore di Sofri sì. E poi, al di là di quel che dite, essere fascisti non è un crimine, uccidere un commissario di polizia invece sì.
Dopo aver letto tutta la missiva di cui sopra, alcune riflessioni giungono spontaneamente ed in modo consequenziale.
Il primo interrogativo è: "Per quale motivo una persona si dovrebbe vergognare di essere stato Fascista, di avere parenti Fascisti o di avere una ideologia di destra ?
Intanto va analizzato il termine "Fascismo" e, per correttezza si devono ascoltare le parole di persone che quel periodo lo hanno vissuto di persona ed a tal proposito mi torna in mente una dichiarazione che ebbe a fare la notissima Signora Margherita Hack, la notissima Astrofisica italiana, scrittrice la quale ha ricevuto molti premi per la letteratura ed il Nobel per la fisica nel 2010.
La stessa, come sappiamo ha sempre avuto una ideologia dichiaratamente di sinistra ma ciò (a lei), non ha vietato di riportare in una sua intervista, i fatti per come lei li ha vissuti di persona durante il ventennio ed ovviamente non vi è dubbio che siano "Conformi al vero".
A tal proposito, qu' di seguito viene riportata una foto della signora Hack, con a fianco e citate dichiarazioni.

Mauro Masoni ha condiviso la foto 

Anche lei "politicamente" qualcosa di giusto lo aveva detto...

Bene, una volta chiarito il punto focale della situazione, possiamo continuare una certa analisi potendoci basare su fatti certi e quindi esprimendosi con cognizione di causa.
Iniziamo col dire che il Fascismo era una dittatura ma, oltre a tantissime persone che ho conosciuto e conosco personalmente, appare oltremodo veritiera la definizione adoperata dalla signora Hack (All'acqua di rose) durante la quale, come risulta, gli interessi dei cittadini erano ben curati e la sicurezza pubblica anche. (una signora poteva viaggiare in treno da sola da Trieste fino a Palermo senza avere il minimo fastidio da nessuno).
E' naturale che, durante un regime dittatoriale, coloro che con violenza o, soltanto minacciando una violenza si rendevano pericolosi per l'ordine pubblico (e per il regime), erano perseguiti secondo le norme vigenti e, a seconda dei casi non era escluso il pericolo della vita.
Stiamo parlando però delle frange "Estremiste" che si rifacevano al "Comunismo" e che purtroppo, anche durante la Repubblica noi abbiamo ben conosciuto nell'infinità di omicidi commessi dai "Brigatisti Rossi" appartenenti a "Lotta Continua"; Potere Operaio; Proletari Armati per il Comunismo;Partito Comunista Combattente etc. (è il caso di ricordare che questi terroristi firmavano i loro attentati con la stella a 5 punte e la "Falce e Martello).
Tornando al periodo Fascista, appare ovvio che determinate azioni erano punite con la pena dii morte ed a proposito della "Bandiera Rossa" con la "Falce e martello", è il caso di ricordare che in Italia è sempre stata la bandiera del Partito Comunista Italiano il quale (è importante considerarlo), si era e si è appropriato per decine di anni, della bandiera di uno  stato estero ossia la vecchia U.R.S.S.-

A tal proposito è il caso  di ricordare che il regime "Comunista", non è stato affatto "All'Acqua di Rose" ed in oltre sessanta anni ha provocato la  morte di circa 200 milioni di persone in tutto il mondo tantissime delle quali sono comunque da individuare in "Cittadini Russi" definiti "Dissidenti" i quali, con estrema facilità venivano passati per le armi  o trovavano la morte nei "Gulag" della sterminata Siberia.
Appare estremamente ridicolo soltanto affiancare i due tipi di dittatura considerato che "Stalin" risulta essere il più rande delinquente e turpe dittatore di tutto il mondo e di tutti i tempi.

Ma ciò che deve far riflettere è che tale "Togliatti", stranamente osannato in Italia da una parte politica, per ben otto anni è stato uno degli uomini di fiducia del citato "Stalin" ed ebbe a "Liquidare" (unitamente ad altri soggetti), tutti gli appartenenti al partito comunista Polacco in quanto non in linea con le direttive del "Kremlino".
Sempre a proposito di tale "Togliatti" è il caso di ricordare anche che:


"QUANDO TOGLIATTI SI VERGOGNAVA DI ESSERE ITALIANO ED ERA ORGOGLIOSO DI ESSERE SOVIETICO"

8 ottobre 2013 alle ore 15.27

Quando Togliatti si vergognava di essere italiano ed era orgoglioso di essere sovietico

Di Redazione, il 1 settembre 2011 - # - 12 commenti
Ecco a voi una parte dell’ intervento di Togliatti al XVI Congresso del PCUS. Leggete cosa diceva riguardo l’Italia uno dei gloriosi miti della sinistra italiana. La stessa sinistra che quest’anno, in onore della celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia, ha rispolverato la retorica del patriottismo e del tricolore. Forse per remare contro la Lega, che in questo caso ha fatto da traino.
Torino si sono visti persino i “Giovani Comunisti” vestiti da garibaldini. Che, tricolore in mano e camicia rossa addosso, hanno approfittato dell’occasione pure per protestare contro la riforma Gelmini, già che c’erano.
La solita ipocrisia. Nazionalisti lo si è sempre o non lo si è mai.
Ma d’altra parte come diceva una vecchia canzone “Uno straccio rosso hai per bandiera… perchè non sei degno di servirne una vera..”
Parole sante.
Ecco cosa diceva Palmiro Togliatti:
“È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica.
Io non mi sento legato all’Italia come alla mia Patria, mi considero cittadino del mondo, di quel mondo che noi vogliamo vedere unito attorno a Mosca agli ordini del compagno Stalin”
E ancora:
“È motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diecimila volte più del migliore cittadino italiano ”.
Un vero patriota, niente da dire.
Ora alleghiamo il video dei giovani comunisti di Torino, e vediamo se l’arte deltrasformismo della sinistra italiana non stupisce anche voi. Se la curiosità non vi manca, scrivendo sul motore di ricerca di youtube “giovani comunisti torino garibaldi” troverete paginate di video intitolati “Tele 2.0 – la nostra Patria non deve morir”. Sono sempre loro, i giovani comunisti che hanno riscoperto Patria, Risorgimento e tricolore.
Che dite, Togliatti si starà rivoltando nella tomba?

Ma non solo, perchè il soggetto è conosciuto anche così:

Nome:PALMIRO TOGLIATTI ASTUTO E SPIETATO ASSASSINO Categoria:Interessi Comuni – Storia Descrizione:
Mai più comunismi !

IL quotidiano comunista “L’Unità”, il giorno successivo alla morte di Stalin, il 5 marzo 1953 così scriveva: “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità.” (n.b.: Questa affermazione, come ben sappiamo è un clamoroso quanto infame "Falso Storico" ma l'Unità, a quei giorni non ebbe remore a pubblicarla).
Una delegazione di comunisti italiani guidata da Togliatti va a Mosca per assistere ai funerali. Il PSI invia Nenni e Lombardi.
Bene, preso atto di quest'ultimo periodo, appare evidenteche il quotidiano "L'Unità" si è sempre vergognosamente approfittato dei cittadini italiani (comunisti) i quali, disconoscendo la realtà dei fatti prendevano come oro colato tutto quanto veniva riportato sul giornale del partito comunista.
Risultano moltissimi i comunisti italiani che, credendo alle varie assurdità a loro propinate, si recarono in U.R.S.S. convinti di trovare un "Eden" e che invece, purtroppo, solo per aver pronunciato i termini "Diritti" o "Libertà" trovarono la morte, o per le vie brevi o nei già citati Gulag ove erano immediatamente tradotti.
E' da aggiungere inoltre che in U.R.S.S., a quei tempi, vigeva tassativamente l'ateismo di stato e nonostante l'esistenza di svariate chiese cattoliche, le messe dovevano essere tenute in abitazioni private ed in modo clandestino perchè il regime non gradiva assolutamente.

Per quanto riguarda il regime "Comunista" si deve ricordare anche "La Primavera di Praga", il "Muro di Berlino" e "Piazza Tien a Men.
A proposito del "Muro", si ricorda che sono un'infinità le morti di cittadini dell'est i quali, nonostante fossero consapevoli di rischiare la vita, non esitavano un attimo in più per fuggire da quei territori che, come sappiamo erano un vero e proprio "Inferno" .

Corre l'obbligo di ricordare che l'Italia dal 22 maggio 1939 siglò l'alleanza con la Germania ed a quanto risulta il ministro degli esteri italiano (Galeazzo Ciano), non era favorevole ma eseguì il perentorio ordine di Mussolini che, da quanto risulta sorprese quasi tutti.
Relativamente a questa decisione devono essere tenuti ben presenti gli equilibri interni dei vari paesi di quell'epoca così come deve essere ben considerata la potenza militare di quella Germania (immensa) e dell'Italia (il paragone non sussiste).
Preso atto che a Mussolini premeva prima di tutto il popolo italiano (come conferma anche la signora Hack);
Atteso che ad "Hitler" (pazzo e delinquente ma a capo di una potenza bellica incredibile per quei tempi) interessava il controllo sul mediterraneo e sarebbe stato disposto a tutto per ottenere i risultati che la sua mente malata si era prefissata;
Considerata quindi la decisione di Mussolini di allearsi con la Germania, non è escluso che lo stesso sia stato posto di fronte ad un "Out-Out" da parte di Hitler il quale può avergli detto: "O con me o contro di me".
E' duro ammetterlo ma Mussolini fu posto di fronte ad una ardua scelta ma, dopo aver considerato che il colosso bellico rappresentato dalla Germania, avrebbe impiegato pochissimo tempo per invadere l'Italia provocando milioni di morti, decise per l'alleanza e di seguito dovette comunque concorrere con l'estradizione in Germania di moltissimi ebrei.
E' da tenere presente che la regina d'Italia, all'epoca chiese personalmente aiuto sia alla Francia che all'Inghilterra ma ricevette un "No" tassativo da entrambi i paesi.
La scelta da parte di Mussolini fu quindi dura e non gradita nemmeno a lui ma, di fatto, fu evitata l'invasione e la distruzione dell'Italia nonchè la conseguente morte di una infinità di cittadini italiani.

Preso atto di quanto sopra, finchè il Fascismo non siglò la sciagurata (e forzata) alleanza con la Germania di Hitler era si una dittatura ma, l'interesse primario era il bene del paese mentre gli oppositori al regime fascista erano i comunisti i quali (sia per ignoranza che per malafede), avrebbero sperato che l'Italia entrasse a far parte del patto di Varsavia come chiaramente detto dal noto Togliatti (già cittadino sovietico - vedi sopra-).
In pratica il sogno dei "Comunisti" era palesemente quello di ridurre anche l'Italia, nelle condizioni degli altri paesi situati oltre il muro di Berlino ossia una "Galera" a cielo aperto ove un cittadino era considerato esclusivamente un "Numero" ed avere esclusivamente il "Dovere" di produrre per lo stato, in pratica "Vivere" per "Lavorare" e non il contrario.
In quel caso anche l'Italia sarebbe stata ridotta nelle condizioni  della Russia prima della caduta del muro, prima della "Glasnoss e Perestroika di Gorbaciov, con tutte le città completamente spente già dalle 21 di ogni sera e con il rischio, per chiunque, di essere immediatamente tradotto nei "Gulag" siberiani solo per il minimo accenno al termine ""Libertà".

Come sappiamo ciò non è accaduto anche se il "P.C.I. ha continuato ad essere per molto tempo il più fedele alleato de "Soviet supremo" ed il Kremlino ha sempre dimostrato la sua riconoscenza con la costante elargizione di esorbitanti somme di danaro versate al P.C.I. e del quale danaro non è dato a sapersi quale sia stata la destinazione.

Non credo ci sia più tanto da aggiungere e quindi adesso, preso atto di tutti i fatti oggettivi di cui sopra, possiamo anche riproporre la domanda che ha dato origine a questo documento: Tra "Fascismo" e "Comunismo" dov'è la Vergogna ?
Considerato il tutto, ognuno sarà libero di trarre le dovute (e logiche) conclusioni.

All.nr.205) "RIMEMBRANDO"

(Dodicesima Fulminata ha condiviso il tuo aggiornamento di stato).
"Rimembrando"
Penso che la spontaneità sia una delle cose più candide e quindi apprezzabili, tra le varie componenti del carattere.
Quando una o più persone che non conosci minimamente, sentono di dover condividere una tua nota, ove è riassunto comunque un dramma che stai vivendo da molti anni, ciò ha un valore infinito.
Il comportamento di altre persone, le quali hanno vissuto e stanno vivendo ancora tali assurde realtà e che comunque appartengono ad un gruppo costituitosi proprio per procedere insieme in questa lotta, beh, è molto difficile da comprendere e non voglio qualificarlo volendo pensare ad una "Distrazione".
Il sottoscritto, è sempre stato coerente e non ha mai mancato di dare un aiuto o fornire una risposta a domande che mi sono state rivolte nonchè dare giudizi e consigli.
Proprio per quanto riguarda due persone componenti questo gruppo, ho "Due" divine commedie in memoria del pc, nelle quali sono ricomprese tutte le domande a me rivolte,e le relative risposte con i vari consigli ed i conseguenti apprezzamenti e ringraziamenti.
Il sottoscritto anche domani avrebbe sempre lo stesso comportamento e duole dover constatare che per gli altri è molto facile dimenticare così come è molto facile ignorare i problemi altrui e questo non denota la necessaria unione tra i vari appartenenti.
forse ho esagerato per l'ora tarda ma nel caso, in quanto sopra vi fosse qualcosa di giusto....."A buon intenditor poche parole".

domenica 2 febbraio 2014

All.nr.204) "UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO"-

2 febbraio 2014 alle ore 15.33

Il riferimento è molto chiaro ma, per chi non fosse a conoscenza, si ricorda che tratttasi di un grande film interpretato da un grandissimo attore italiano.
Infatti Alberto Sordo, dimostrò tutta la sua capacità nell'interpretazione di un ruolo non comico come sempre ma, fortemente drammatico ossia una persona alla quale dei malviventi avevano ucciso il piccolo figlio e, nonostante le prove fornite la "Giustizia" faceva i classici "Orecchi da mercante".
Fu così che quel cittadino, il "Borghese piccolo piccolo", si vide costrettoo a farsi giustizia da solo, così decise e così fece.
Stamani, aprendo fb ho preso atto immediatamente di quanto pubblicato dall'amico Giorgio Guerrieri relativamente al "Problema" giustizia in Italia ove, come ben sappiamo esiste esclusivamente il "Problema" in quanto la "Giustizia" è costantemente "Latitante".
Bene, anzi "Malissimo", ma preso atto che gli organi preposti ad intervenire in modo adeguato continuano a fregarsene altamente, si ricorda che ci siamo veramente rotti le palle di questo "Schifo" di "Magistratura" (o presunta tale) per la quale dovrebbe essere immediatamente effettuata una seria "Riforma"  degna di questa definizione.
L'amico Giorgio Guerrieri ha pubblicato giustamente i nomi ed i cognomi delle varie A.G. (SEI), che nel solo mese di gennaio sono state "Sospese", "Inquisite" o condannate dal'ordine giudiziario e si ricorda che negli ultimi tre anni, altri "Sei" magistrati sono stati debitamente arrestati.
I delitti da loro commessi, come risulta sono sempre gli stessi e cioè Peculato, Corruzione, Falso e, per non farsi mancare  niente, anche "Pedopornografia".
Di seguito a quanto sopra esposto, si ricorda sempre quanto pubblicato sia dal Sig. Nello Rossi, (Proc. Agg. di Roma (mia nota nr. 160), dal Sig. Morcavallo (ex Giudice Trib. Minori di Bologna (mia nota nr. 190) e dal Dr. Edoardo Mori il quale ha assolto alla funzione di Giudice per ben 42 anni (mia nota nr. 194), le note indicate sono regolarmente pubblicate dal sottsoscritto, sulla pagina di fb e comunque ricomprese nel mio blog http://moonposter. blogspot.com -
I sei "Magistrati" indicato nel post che segue, naturalmente sono da aggiungere agli altri sei arrestati negli ultimi tre anni ma, la cosa veramente scandalosa è che questi episodi, ove si riscontra l'intervento delle varie A.G. sono esclusivamente eccezioni che confermano una regola e cioè quella a seguito della quale, i  vari "Togati" rimangono sempre fedeli al "Vincolo associativo" che li accomuna ed è rarissimo prendere atto che un "Togato" proceda nei confronti di un "Collega".
Il riferimento è alle migliaia di denunce sporte da cittadini quotidianamente "Violentati" da questi "Figuri" che sporcano la "Toga" e, l'esempio che mi riguarda, è relativo al palazzo della "Giustizia" di Pistoia di cui "Sei" togati sono stati da me denunciati per gravissimi delitti tutti provati in modo documentale ma, come previsto, il "Pagliaccio" di turno, ossia il "G.I.P." di Genova, tale Baldini Ferdinando, ha puntualmente "Archiviato" il tutto.
Ciò che segue riguarda i "Togati": "Alfredo Ormanni, Proc. c. di Torre Annunziata; Paolo Remer, P.M. di Rossano calabro; Donato ceglie, Sost. Proc. gen.; Francesco Mollace, Proc. gen. di Reggio Calabria; Dr. Adriano Leo ed il giudice Brunella Bruno.
Siamo al terzultimo posto al mondo per quanto riguarda onestà ed efficienza  della "Giustizia" e li rimarremo in quanto la "Masso-Mafia" cura benissimo i propri interessi e la "Politiica" è palesemente "Collusa" con il malaffare.
Chiunque si permetta di opporsi a questo stato di cose viene eliminato (v. Falcone e Borsellino che sono i Signori più noti i quali, nonPeculato, n’drangheta e pedofilia ? Sotto accusa i p.m. 
Nessuno ha scritto che in neanche una settimana 6 magistrati sono stati indagati, condannati o espulsi dall’ordine giudiziario. Una settimana di fuoco per i magistrati italiani, non per le fatiche dell’inaugurazione del’anno giudiziario ma per le inchieste che li hanno coinvolti.
Alfredo Ormanni, ex procuratore capo di Torre Annunziata, condannato in primo grado a 6 anni di galera (e il pm ne aveva chiesti meno di 3) per lussuosi viaggi e acquisti a spese dello Stato con il cancelliere, Ormanni avrebbe partecipato all’allegra gestione di 30 miliardi di lire, in teoria destinati alla maxi indagini campane.
Il Consiglio superiore della magistratura ha invece radiato Paolo Remer, pm a Rossano Calabro: sospeso per tre anni, era stato condannato per avere scaricato materiale pedopornografico sul suocomputer. La Cassazione aveva annullato ogni condanna ma soltanto per sopravvenuta prescrizione.
Subito dopo è toccato a Donato Ceglie, sostituto procuratore generale,  su di lui pende una richiesta di processo per concussione e violenza sessuale: avrebbe indotto la moglie di un suo indagato “a instaurare e proseguire una relazione sentimentale”, così si legge nell’atto “che gli procurava indebitamente rapporti sessuali”.
Il 24 gennaio è stato iscritto nel registro degli indagati Francesco Mollace, sostituto procuratore generale  a Reggio Calabria, passato alla Corte d’Appello di Roma: indagato per corruzione in atti giudiziari è accusato di aver favorito la ‘ndrangheta.
Per finire la magistratura amministrativa. Adriano Leo, finito nei guai per aver depositato una sentenza sui presunti aiuti di Stato riguardanti la Sea (aeroporti lombardi) opposta a quella che aveva stabilito insieme a due colleghi della corte: sulla faccenda ora indaga la procura.
La giudice Brunella Bruno indagata per rivelazione di segreto d’ufficio e calunnia: avrebbe ottenuto informazioni riservate per consentire al generale della Finanza Walter Cretella Lombardo di diventare generale di corpo d’armata.
La statistica è notevole: un caso al giorno nel quasi disinteresse delle cronache. (Maurizio Tortorella Panorama)ostante sapessero di essere già condannati a morte, hanno perseverato nella loro lotta di contrasto alle varie Cosche pur essenso stati "Abbandonati" dallo "Stato".

" Peculato, n’drangheta e pedofilia ? Sotto accusa i p.m. 
Nessuno ha scritto che in neanche una settimana 6 magistrati sono stati indagati, condannati o espulsi dall’ordine giudiziario. Una settimana di fuoco per i magistrati italiani, non per le fatiche dell’inaugurazione del’anno giudiziario ma per le inchieste che li hanno coinvolti.
Alfredo Ormanni, ex procuratore capo di Torre Annunziata, condannato in primo grado a 6 anni di galera (e il pm ne aveva chiesti meno di 3) per lussuosi viaggi e acquisti a spese dello Stato con il cancelliere, Ormanni avrebbe partecipato all’allegra gestione di 30 miliardi di lire, in teoria destinati alla maxi indagini campane.
Il Consiglio superiore della magistratura ha invece radiato Paolo Remer, pm a Rossano Calabro: sospeso per tre anni, era stato condannato per avere scaricato materiale pedopornografico sul suocomputer. La Cassazione aveva annullato ogni condanna ma soltanto per sopravvenuta prescrizione.
Subito dopo è toccato a Donato Ceglie, sostituto procuratore generale,  su di lui pende una richiesta di processo per concussione e violenza sessuale: avrebbe indotto la moglie di un suo indagato “a instaurare e proseguire una relazione sentimentale”, così si legge nell’atto “che gli procurava indebitamente rapporti sessuali”.
Il 24 gennaio è stato iscritto nel registro degli indagati Francesco Mollace, sostituto procuratore generale  a Reggio Calabria, passato alla Corte d’Appello di Roma: indagato per corruzione in atti giudiziari è accusato di aver favorito la ‘ndrangheta.
Per finire la magistratura amministrativa. Adriano Leo, finito nei guai per aver depositato una sentenza sui presunti aiuti di Stato riguardanti la Sea (aeroporti lombardi) opposta a quella che aveva stabilito insieme a due colleghi della corte: sulla faccenda ora indaga la procura.
La giudice Brunella Bruno indagata per rivelazione di segreto d’ufficio e calunnia: avrebbe ottenuto informazioni riservate per consentire al generale della Finanza Walter Cretella Lombardo di diventare generale di corpo d’armata.
La statistica è notevole: un caso al giorno nel quasi disinteresse delle cronache. (Maurizio Tortorella Panorama)"