venerdì 9 settembre 2011

aLL.NR.74) "AI MAGISTRATI(denunciati) DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI PISTOIA"

"ANCHE AI "TOGATI" DELL'ANNO; COSTANTINI; SELVAROLO; BUZZEGOLI; TREDICI E GARUFI" DEL PALAZZO DI "GIUSTIZIA DI PISTOIA "LEGGETE"

pubblicata da Mauro Masoni il giorno giovedì 8 settembre 2011 alle ore 13.22
    • Angela Piscitelli
    • Anna Germoni
    • Francesco Floris
    • Leonardo Cammarano
    • Mario Colella
    • Marsilio
    • Massimo Martini
    • Paolo Visnoviz
LA RESPONSABILITADEI MAGISTRATI — di Marsilio6 settembre 2011di Marsilio

La magi­stra­tura è una isti­tu­zione (ordine) buro­cra­tica, cioè com­po­sta da impie­gati dello Stato, assunti a seguito di con­corso, salva la nomina, anche elet­tiva, di magi­strati ono­rari, non­ché di con­si­glieri di cas­sa­zione, per meriti insi­gni, di pro­fes­sori uni­ver­si­tari nelle mate­rie giu­ri­di­che e di avvo­cati che abbiano eser­ci­tato la pro­fes­sione per almeno quin­dici anni (art. 106 Cost.). Per que­sta parte la Costi­tu­zione ha avuto scarsa appli­ca­zione: solo nel 1998, con legge n. 303, fu disci­pli­nato l’accesso di giu­dici laici in cas­sa­zione in un numero non supe­riore ad un decimo dell’organico della Corte: la nomina avviene con decreto del pre­si­dente della Repub­blica “su desi­gna­zione del Csm”. Anche qui, che io sap­pia, l’applicazione della legge è nulla. Eppure l’apporto di magi­strati ono­rari in cas­sa­zione ser­vi­rebbe, oltre che a ren­dere cre­di­bile que­sta isti­tu­zione oggi ai minimi ter­mini, a ren­dere più ricca e meno auto­re­fe­rente la cul­tura giudiziaria.
Per­tanto, per la magi­stra­tura com­po­sta in mag­gio­ranza da magi­strati buro­crati, non vi può essere respon­sa­bi­lità poli­tica. In pas­sato si son pro­spet­tate diverse ipo­tesi per cer­care di con­ci­liare l’indipendenza dei magi­strati con la respon­sa­bi­lità degli stessi, allo stato ine­si­stente: alla fine si è detto che è l’opinione pub­blica la via più ido­nea a respon­sa­bi­liz­zare i magi­strati. Ma que­sta opi­nione pub­blica, male infor­mata o addi­rit­tura disin­for­mata, non pare all’altezza di giudicare.
Se non può sus­si­stere la respon­sa­bi­lità poli­tica dei magi­strati buro­crati è ipo­tiz­za­bile, in teo­ria, la respon­sa­bi­lità civile, cioè l’obbligo del risar­ci­mento del danno pro­dotto dal magi­strato, nell’esercizio della sua fun­zione, alle per­sone coin­volte a qual­siasi titolo nell’accertamento giu­di­zia­rio. Si ricor­derà che nel novem­bre 1987 venne cele­brato il refe­ren­dum popo­lare sulla respon­sa­bi­lità civile dei magi­strati che molti — ovvia­mente i magi­strati — rite­ne­vano non fosse pos­si­bile, trat­tan­dosi — dis­sero — di fun­zione sovrana (si rifa­ce­vano all’antica teo­ria, secondo cui il Re non sba­glia mai). Ma con la nuova Carta repub­bli­cana (art. 28) que­sta teo­ria non vale più, tanto che il que­sito refe­ren­da­rio sulla respon­sa­bi­lità dei giu­dici fu rite­nuto ammis­si­bile dalla Corte Costituzionale.
L’esito refe­ren­da­rio fu quasi ple­bi­sci­ta­rio: si disse che il popolo aveva pro­ces­sato la magi­stra­tura rite­nen­dola respon­sa­bile dell’anomalo fun­zio­na­mento della giu­sti­zia, soprat­tutto per i tempi biblici delle pro­ce­dure e per la “libi­dine delle manette”. Seguì una legge — la n. 117/1988 — che sta­bilì bensì il diritto della per­sona al risar­ci­mento del danno subito ad opera del magi­strato che “nell’esercizio delle fun­zioni abbia agito con dolo o colpa grave, ma pose una serie di limi­ta­zioni a tale diritto da ren­derlo quasi nullo. Basti dire, a titolo di esem­pio, che non è ammesso risar­ci­mento in ordine “all’attività di inter­pre­ta­zione della legge ed a quella di valu­ta­zione dei fatti e della prova”, che è quasi tutta l’attività dei magi­strati. Si com­prende, quindi, come sia nel vero l’opinione pub­blica per la quale i magi­strati non pagano mai e quella sulla respon­sa­bi­lità è una legge truffa.
Anche per i danni cagio­nati all’Erario, ben­ché con dolo o colpa grave, il magi­strato è esente da respon­sa­bi­lità patri­mo­niale, salve alcune ecce­zioni, delle quali non mette conto par­lare. Per le azioni teme­ra­rie del pub­blico mini­stero a rimet­terci sarà la col­let­ti­vità su cui, in defi­ni­tiva, grava il carico del pro­cesso quando è a con­clu­sione assolutoria.
L’art. 16 del dise­gno di legge in que­stione pre­vede, però, che i magi­strati siano diret­ta­mente respon­sa­bili degli atti com­piuti in vio­la­zione dei diritti al pari degli altri fun­zio­nari e dipen­denti dello Stato (la regola era già pre­vi­sta all’art. 28 della Costi­tu­zione, come sopra ho detto, ma è spe­ci­fi­cato, con la pre­vi­sione dell’art. 16, che v’è respon­sa­bi­lità diretta dei magi­strati (lad­dove con la legge n. 117/88 la respon­sa­bi­lità è assunta dallo Stato, salvo rivalsa nei con­fronti del magi­strato che ha sba­gliato); e v’è respon­sa­bi­lità, altret­tanto diretta, anche per i casi di ingiu­sta deten­zione e di altra inde­bita libe­ra­zione della libertà personale).
Un pro­blema — che però il dise­gno non pro­spetta, ma che è di enorme rile­vanza — è rap­pre­sen­tato dalla com­pe­tenza ad accer­tare la respon­sa­bi­lità: oggi vige una com­pe­tenza dome­stica, cioè il magi­strato che ha sba­gliato è giu­di­cato da un suo col­lega e tutti sap­piamo il valore del giu­di­zio di que­sto tipo. Sarebbe stato neces­sa­rio il giu­dice terzo, per rispet­tare il valore della giu­ri­sdi­zione, magari con la isti­tu­zione di un tri­bu­nale laico ad hoc.
In pas­sato si era soste­nuto che il magi­strato non dovesse rispon­dere in via civile (risar­ci­mento del danno cau­sato alle per­sone) ma in com­penso dovesse rispon­dere in via disci­pli­nare: secondo una legge del Mini­stro di giu­sti­zia, Orlando (del 1905, se ben ricordo) la magi­stra­tura doveva essere gover­nata “con mano di ferro in guanto di vel­luto”. Ma oggi non è più così. La disci­plina di ferro è sol­tanto un pal­lido ricordo, sia per­ché è stato sman­tel­lato l’apparato buro­cra­tico in forza del quale fun­zio­nava una gerar­chia capace di evi­tare even­tuale arbi­tri dei sin­goli magi­strati, sia per­ché il potere disci­pli­nare è stato sot­tratto alla com­pe­tenza mini­ste­riale ed affi­data al Csm. Per dare l’idea di cosa sia diven­tato il con­trollo sulla magi­stra­tura (che non è più meri­te­vole dell’”Elogio dei giu­dici scritto da un avvo­cato”, di Piero Cala­man­drei) è istrut­tivo il sag­gio di un magi­strato (Caferra), dal titolo “Il magi­strato senza qua­lità”, nel quale sono indi­cati come “ideal­tipi nega­tivi”, il magi­strato buro­crate, il magi­strato nar­ci­si­sta, il magi­strato uomo di potere che pro­sti­tui­sce la sua fun­zione per inte­resse di car­riera o di poli­tica.E, quanto al fun­zio­na­mento della disci­plina, basta leg­gere il ben docu­men­tato sag­gio di un gior­na­li­sta (Ste­fano Livia­dotti, dell’Espresso), dal titolo “Magi­strati, l’ultra casta”, dove si mette a nudo que­sta verità: il magi­strato che sba­glia non paga mai, nem­meno in via disci­pli­nare (in par­ti­co­lare vedasi il capi­tolo “Gli impuniti”).
Ma, al là di quanto appena detto, è da rile­vare che, quand’anche la disci­plina fun­zio­nasse in modo cor­retto — il che sarebbe già un mira­colo -, non potrebbe assi­cu­rare dal rischio dell’esercizio arbi­tra­rio del potere e ciò per il sem­plice motivo che il con­trollo del magi­strato in sede disci­pli­nare non può comun­que esten­dersi fino a cen­su­rare il con­te­nuto dei suoi provvedimenti.
E’ vero, però, che la modi­fica appor­tata all’ordinamento giu­di­zia­rio (decreto legi­sla­tivo, n. 109 del 2006) ha pre­fi­gu­rato come ille­cito disci­pli­nare il “per­se­gui­mento di fini estra­nei ai doveri e alla fun­zione giu­di­zia­ria”, oltre che la “grave vio­la­zione di legge per igno­ranza o negli­genza”, ma è pur vero che sif­fatta pre­vi­sione legi­sla­tiva è restata sulla carta, come le famose “grida” di man­zo­niana memo­ria: la ragione è sem­pre la stessa: la non affi­da­bi­lità della giu­ri­sdi­zione domestica.
In con­clu­sione — ed è depri­mente — i magi­strati sono esenti da qual­siasi respon­sa­bi­lità, e quand’anche abbiano ope­rato con dolo o colpa grave; quasi che il decreto di nomina impri­messe loro il cri­sma della supe­rio­rità e della infal­li­bi­lità. Il già nomi­nato Cala­man­drei affermò nel detto sag­gio: “non è one­sto, quando si parla dei pro­blemi della giu­sti­zia, rifu­giarsi die­tro la comoda frase fatta di chi dice che la magi­stra­tura è supe­riore ad ogni cri­tica e ad ogni sospetto, come se i magi­strati fos­sero crea­ture sovru­mane, non toc­cate dalla mise­ria di que­sta terra. Chi si appaga di que­ste scioc­che adu­la­zioni, offende la serietà della magi­stra­tura: la quale si onora non coll’adularla, ma coll’aiutarla sin­ce­ra­mente ad essere all’altezza della sua missione”.
Oggi, a più di mezzo secolo, con una magi­stra­tura tesa a man­te­nere il suo abnorme potere, que­ste parole suo­nano false e comun­que inu­tili.Ma l’opinione pub­blica deve destarsi dal sonno pro­fondo (che genera mostri) e pren­dere parte alla cono­scenza dei pro­blemi della giu­sti­zia per evi­tare che la nostra demo­cra­zia scada, da sistema libe­rale a demo­cra­zia giu­di­zia­ria, cioè diventi la Repub­blica delle toghe.
Mar­si­lio, 6 set­tem­bre 2011Zona di fron­tiera (Face­book) — zonadifrontiera.org (Sito Web)
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  1. I BARBARI SIAMO NOI - di Angela PiscitelliBy Walter Ocule 25/08/2011 23:24 Bel­lis­simo arti­colo, parole toc­canti, non avei saputo espri­mere meglio il mio pen­siero e i miei sentimenti
  2. €CONOMIA POLITICA - di Leonardo CammaranoBy Giuseppe Corona 09/08/2011 21:19 Posso ten­tare un’altra inter­pre­ta­zione? Dagli stessi passi che tu citi. In par­ti­co­lare: “…, ma hanno piut­to­sto le loro radici nei rap­porti mate­riali dell’esistenza”. Qui non si parla nè dell’economia, cer­ta­mente non nel senso in cui la inten­diamo, oggi, noi, dopo Key­nes, come poli­tica eco­no­mica e non come eco­no­mia poli­tica. Si parla di “radici”, non di fon­da­menta, ed io, fran­ca­mente, non penso che altre “radici” qual­siasi costrutto teo­rico possa avere se non nell’esistenza con­creta dell’uomo, nei suoi biso­gni cor­po­rali che lo costrin­gono a una ele­va­zione spi­ri­tuale in grado di dar loro sod­di­sfa­zione. Credo che un’autentica, vera, let­tura del capi­tolo, era un capi­tolo?, del Capi­tale sulla merce come fetic­cio con con­se­guente alie­na­zione dell’uomo nella cosa, ossia nel vitello d’oro, é di natura total­mente biblica, mosaica. Io ho sem­pre pen­sato a Engels come un super­fi­ciale, quando riduce “i rap­porti mate­riali di esi­stenza” a eco­no­mia e inte­ressi eco­no­mici. Anche tutto il discorso di Marx su Stato e poli­tica, biso­gna vederlo facendo atten­ta­mente atten­zione al rap­porto che si instaura tra Stato, strut­tura moderna, e poli­tica. A me pare che Marx parli della vine della poli­tica in que­sto senso, come crollo della poli­tica insieme con la sua costru­zione sta­tuale. Marx, se que­sto è il suo pen­siero di fondo, è anti­sta­ta­li­sta! La sua ver­sione della demo­cra­zia si muove tutta all’interno della polis greca, di una visione comu­ni­ta­ria dove una visione eco­no­mi­ci­stica è del tutto inter­detta. Sono solo prime osser­va­zioni, Marx ne ha dette tante, non tutte felici, come capita a tutti i pen­sa­tori, mai sepa­re­rei il grano dal loglio, in ogni caso non sce­glie­rei Hegel!
  3. CRISTIANESIMO O CRISTIANISMO?By FUFFA NORVEGESE | visnoviz.org 26/07/2011 18:07 […] se Anders Brei­vik sia cri­stiano, cri­stia­ni­sta oppure mas­sone, mi scu­serà Mario Colella, ma è fatica spre­cata. Non ritengo sia nulla di tutto ciò, ovvia­mente. Può defi­nirsi o […]
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  5. UN PAESE COL CAPPIO AL COLLOBy Giuseppe Corona 13/07/2011 17:08 Spe­cu­lare è un atteg­gia­mento rifles­sivo che è alla base del pen­sare, è un altro modo di dire “con­tem­plare”, il ten­tare di avere una visione pre­veg­gente e pre­vi­dente. Lo spe­cu­la­tore que­sto fà, ossia si muove in base a valu­ta­zioni che anti­ci­pano il futuro non pre­tende di “pre­ve­dere il pas­sato”, come si fa da noi. Evi­tare d farsi acce­care da que­sta “cac­cia agli untori”, è roba della Spa­gna di Igna­zio de Loyola, padre dell’Inquisizione, rea­zione che ha por­tato il cat­to­lico all’inessenzialità quando, nella retta acce­zione, al cat­to­lico tocca il Pri­mato. Prima i Papa anda­vano a cavallo lan­cia in resta, figlia­vano e lan­cia­vano i loro Valen­tino alla con­qui­sta dell’Italia, furono ari­sto­cra­tici grandi, senza i quali il Rina­sci­mento sarebbe incom­pren­si­bile! Ci si informi, Grandi Pec­ca­tori! La Cap­pella Sistina, il Divino!
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