giovedì 20 agosto 2015

All.nr.288) E' RARO MA, OGNI TANTO C'E' UN GIUDICE CHE DICE LA VERITA' (adesso nel merito si parla di "iNVASIONE).


EBBENE SI, IL PENSIERO COMUNE DI TUTTI I CITTADINI IN BUONAFEDE, ADESSO, (NEL CASO CE NE FOSSE BISOGNO), E' CONFERMATO DA UN GIUDICE CHE PARLA CHIARO.
CON QUESTO GOVERNO E CON QUESTA MAGISTRATURA GLI "INVASORI" SONO CERTISSIMI CHE L'ITALIA E' UN PAESE DI "PAGLIACCI" E DI CONSEGUENZA DA NOI SI SENTONO LIBERI DI "DELINQUERE" A LORO PIACIMENTO.
ALE' !

LO SFOGO DI UN GIUDICE PER BENE: “I CLANDESTINI DELINQUONO PERCHE’ SANNO DI ESSERE IMPUNITI – IN ITALIA? CI VENGONO APPOSTA! (GRANDECOCOMERO.COM)




E il giudice ammette: “Per gli stranieri siamo il Paese dell’impunità”
Gli stranieri vengono in Italia a delinquere. Il giudice: “Sanno bene che qui da noi male che vada patteggi e torni libero”
Gli stranieri? Vengono in Italia a delinquere perché certi dell’impunità. «Sanno bene che qui da noi male che vada patteggi e torni libero».
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Lo dice un giudice. Meglio: lo scrive, nero su bianco, in un’ordinanza di custodia cautelare. Razzismo? Improbabile. Francesco Florit, Gip in forza al Tribunale di Udine, parte della sua carriera l’ha costruita all’estero, in una terra difficile come il Kosovo, dove per anni ha guidato la task force inviata dall’Ue ad affiancare la magistratura locale nella ricostruzione del diritto nazionale e dell’amministrazione della giustizia. Rientrato in Friuli, s’è ritrovato a far di conto con criminali di ogni risma. Molti stranieri. Come il quintetto moldavo arrivato in trasferta a Lignano il 9 settembre: preso in affitto un appartamento, i cinque hanno rubato 3 Bmw e in meno d’una settimana tra Udine, Tavagnacco, Monfalcone e Mogliano Veneto hanno svuotato due profumerie ed altrettanti negozi di elettronica, arraffando merce per 200.000 euro. Carabinieri e Polizia li hanno arrestati lunedì, eseguendo il provvedimento emesso da Florit. Un atto da cui trasudano sconforto e senso d’impotenza, con la bandiera bianca che si alza sulle macerie del sistema giudiziario italiano. «L’indagine – sottolinea il Gip – è stata condotta con straordinaria efficienza e coordinazione dalle forze dell’ordine. La mole documentale raccolta è impressionante e incontrovertibile». Eppure non basterà. «Perché alcuni stranieri si fanno migliaia di chilometri per compiere ruberie e altri reati nel nostro Paese?», si domanda Florit. La risposta è al rigo successivo: «Sono convinti che qui da noi se mai ti beccano fai un patteggiamento e ti rimettono in libertà. Sanno che la giustizia non è efficiente e il sistema è tale che, dopo poco, si è rimessi in libertà e si può ricominciare come prima». Suggerimento: «Rispetto a tali condotte, di cui si legge nella cronaca locale con frequenza allarmante, è necessario adottare la giusta severità». Quella che fin qui è mancata, facendo dell’Italia il paradiso dei delinquenti da importazione.
Lo attesta l’Istat: «Il peso della componente straniera tra gli autori dei reati è andato aumentando a partire dagli anni Novanta, mentre prima di allora il fenomeno era trascurabile.
Se nel 1990 gli stranieri erano pari al 2,5% degli imputati, nel 2009 essi rappresentavano il 24% del totale degli imputati». E nel 2012 i delinquenti stranieri costituivano già «il 32,6% dei condannati, il 36,7% dei detenuti presenti nelle carceri e il 45% degli entrati in carcere», con una predominanza, tra essi, di romeni, marocchini e albanesi. Ognuno di loro, quando diventa ospite delle patrie galere, costa al contribuente italiano (fonte: ministero della Giustizia) 123,78 euro al giorno. Ma nessuno ci fa caso: spesso la permanenza dietro le sbarre è limitata.
Esempi? A iosa. A giugno a Ravenna un bulgaro uccide un bambino investendolo sulle strisce. Scappa. Arrestato, patteggia e torna a casa. Passano un paio di settimane: a Nogara un tunisino serra la catena di una mountain bike e la porta via. Bloccato dal proprietario, reagisce massacrandolo. Tratto in arresto, l’indomani è già a spasso per il Paese, mentre la vittima è immobilizzata in ospedale, con 30 giorni di prognosi. Ancora: a luglio un marocchino viene sorpreso con 130 grammi di droga nel parco dei bambini, ad Avezzano: era destinatario di un provvedimento di espulsione mai eseguito. Nel frattempo ha continuato a spacciare tranquillamente. E nel giro di 24 ore riguadagna la libertà patteggiando. Ad agosto è un nordafricano a finire in manette a Parma per lo stesso motivo. Il copione non cambia: patteggiamento, scarcerazione.
È la conferma: per delinquere in santa pace, si può venire in Italia: male che vada, patteggi e torni libero.
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fonte:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/e-giudice-ammette-stranieri-siamo-paese-dellimpunit-1054183.html

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domenica 16 agosto 2015

All.nr.287) "DETTAGLI", COSI', PER PASSARE IL TEMPO !

domenica 7 aprile 2013

CHI E' VERAMENTE LA BOLDRINI SCONCIA PRESIDENTE DELLA CAMERA

E' stata eletta indegnamente con soli 327 su 615. Non ha ottenuto nemmeno i 340 della sua coalizione ottenuti con la legge TRUFFA del premio di maggioranza che assegna alla coalizione avente alle elezioni un numero maggiore di voti rispetto ad altri partiti il 55% delle poltrone della Camera). Un numero risultato maggiore nella misura del solo 0,4% rispetto al numero di voti del PDL e di poco superiore rispetto a quello di 5 Stelle. Rappresenta dunque solo il 29% per cento degli elettori. Se avesse avuto dignità questa sporca figura di donna non avebbe accettato la carica. Ma è una poltrona che ha spazzato via i suoi predecessori: Bertinotti, Casini, Fini. Dovrà sparire anche questa lurida figura di donna. Riporto da altro sito la verità su di essa.

Se non fossimo già ampiamente a conoscenza del personaggio, del suo peloso buonismo a buon mercato e del suo disgustoso terzomondismo d’accatto, penseremmo che Laura Boldrini ci stia prendendo per il culo. 

Succede che una intera famiglia, stanca di vivere di miseria e di stenti con 500 euro al mese, si suicida. Marito e moglie, stanchi di vivere nell’indigenza e nella totale indifferenza dello Stato, si uccidono; il fratello di lei, rimanendo sconvolto e sentendosi abbandonato, segue a ruota, gettandosi in mare. La Boldrini si presenta ai funerali e, poiché la virtù del tacere, almeno ai funerali, è una virtù sempre più rara, così sentenzia: “Non avrei mai immaginato che in Italia ci fosse tanta povertà”.

Potremmo tranquillamente mandarla affanculo, e non sbaglieremmo di sicuro. Personaggi del genere non meritano altro.
La Boldrini in particolare. Così come a suo tempo il nonno Boldrini, quel famigerato Bulow che si rese complice del massacro di Codevigo - una giostra dell’orrore fatta di 300 cadaveri, di cui una piccola parte ritrovata solo negli anni ’60, con donne violentate e uccise, uomini a cui vennero tagliati i testicoli, amputati gli arti, in cui vennero sgozzati i bambini, spesso nelle braccia delle loro mamme morte - e che favoriva con le sue azioni criminali la guerriglia di fanatici partigiani cosiddetti liberatori. Allo stesso modo la nipote, degna candidata di Sinistra Ecologia e Libertà con lo 0,98% di voti alle ultime elezioni, favorisce l’invasione del nostro Paese (nel frattempo diventato ben altra cosa da una Patria degna di questo nome) da parte di immigrati, criminali di ogni risma e delinquenza straniera varia. 

Ce la ricordiamo bene quando qualche anno fa rimbrottava, dalla poltrona del Commissariato ONU per i Rifugiati, il governo Berlusconi che cercava solo di portare un minimo di ordine sulle coste italiane, continuamente assaltate da criminali di varia etnie e nazionalità che speravano di fare grandi affari nella tollerante e buonista Italia. E, da quando questa “signora” è stata eletta (sic!) Presidente della Camera (è destino che negli ultimi governi questo posto sia occupato da personaggi che gareggiano tra loro in quanto a squallore e disgusto), noi non riusciamo a trovare un solo suo discorso che non contempli gli immigrati, la necessità di integrarli nel tessuto nazionale (come se, da buoni parassiti, non fossero integrati fin troppo!), il multiculturalismo, la società multirazziale, e via sentenziando… 

Non c’è da stupirsi, pertanto, che dell’Italia la Boldrini non sappia pressoché nulla. Forse si aspettava un Paese ricchissimo, senza disoccupazione, senza alcun conflitto sociale, con torme di italiani pronte ad accogliere a braccia aperte gli immigrati e ad offrire loro un po’ di lavoro e di benessere in eccesso. Capiamo bene che tra il palazzo di vetro dell’ONU e i comizi con Nichi Vendola ci sia ben poco spazio per la realtà sociale ed economica di questa disgraziata penisola.

Boldrini! Quanti crimini degli extracomunitari dobbiamo ancora sopportare, e quanti devono ancora suicidarsi, perché lei possa pensare un po’ anche a noi italiani?



Aggiungo quanto ho già detto in altro articolo. Questa pazza non è capace di rendersi conto delle gravi conseguenze del dare il diritto di cittadinanza a chiunque sia nato in Italia da genitori stranieri. Avremmo un'invasione di donne incinte o pronte a farsi mettere incinte per ottenere anch'esse la cittadinanza insieme con il padre straniero del neonato, non potendosi separare il neonato dai genitori, se pur arrivati come clandestini. Aumenterebbe a dismisura la popolazione in un territorio già sovraffollato e conseguentemente la disoccupazione a causa di una maggiore concorrenza anche per i lavori socialmente qualificati, facendo sparire la bufala che gli immigrati fanno lavori che gli italiani non vogliono fare. Non li fanno perché subiscono la concorrenza di questi invasori dall'Afrca e dall'Asia, disposti a fare lavori in nero sottopagati. E con la concessione della cittadinanza a chiunque sia nato in Italia, sostituendo da pazzi l'jus sanguinis con l'jus soli, aumenterà la disoccupazione perché aumenterà la concorrenza anche per i lavori qualificati. Con il risultato che aumenterà quello che MARX (che la falsa sinistra ha tradito) chiamava "esercito di riserva" dei disoccupati, che serve  alle imprese per mantenere bassi i salari a vantaggio di un maggiore profitto prodotto dallo sfruttamento del lavoro. Tutto questo non vogliono intendere, o non sono capaci di intendere, individui come la BOLDRINI e tutti gli individui della stessa risma (Bersani, Vendola e altri). Nel primo caso sono dei disonesti e nel secondo caso sono dei pazzi. Di questa gentaglia bisogna liberarsi. Ad essa nulla importa una notizia come questa.

 

2012, la fuga dall'Italia (+30%)
quasi ottantamila sono emigrati
la metà ha meno di 40 anni

2012, la fuga dall'Italia (+30%) quasi ottantamila sono emigrati  la metà ha meno di 40 anniDagli ultimi dati dell'Aire il boom degli espatri, legati principalmente alla ricerca di un lavoro. I più numerosi sono gli uomini (56%), soprattutto lombardi, veneti e siciliani. Sei su dieci hanno scelto l'Europa, mete principali Germania, Svizzera e Gb

 

 

 

venerdì 14 agosto 2015

All.nr.286) "PARTIGIANI TITINI" !; IN ITALIA GLI STRAGISTI VENGONO FESTEGGIATI OGNI ANNO DOPO AVERLI SEMPRE MANTENUTI SUI MAGGIORI SCRANNI (ma che strano paese !).

STORIA
13/08/2014 12:15

Sant'Anna di Stazzema e i partigiani assassini/1

Dopo settant'anni diventa necessario riflettere sulle vicende che insanguinarono lo Stivale in quell'epoca di odio cieco

Sant'Anna di Stazzema e i partigiani assassini/1
"Una delle pagine più infami della 'guerra privata' scritta dai comunisti, col sangue di centinaia di innocenti"
"Una delle pagine più infami della 'guerra privata' scritta dai comunisti durante la guerra civile. È una pagina scritta col sangue di centinaia di innocenti. Una pagina veramente incredibile nella sua agghiacciante assurdità": così Giorgio Pisanò definisce la strage di Sant'Anna di Stazzema del 12 agosto 1944. "I partigiani rossi - scrive ancora - provocarono coscientemente la rappresaglia tedesca, lasciarono quindi che le SS massacrassero centinaia di civili e tornarono, quindi, a strage ultimata, per rapinare i cadaveri delle vittime".
Una pagina buia della nostra storia, buia e triste, tra le più brutte che l'Italia ricordi. Che ricorda, però, raccontandone troppo spesso solo un pezzo. La vicenda di Sant'Anna di Stazzema, in realtà, è ben più tragica, se possibile, di quanto riportato sui libri di storia. Più buia, e più triste, perché a causare il massacro di tutti quei civili furono altri italiani, partigiani rossi, avvezzi nell'epoca della guerra civile a provocare spargimento di sangue al fine di ergersi ad eroi della Patria e a far ricadere sull'altra parte l'anatema dei decenni a venire. Lo abbiamo visto spesso, e il lettore attento lo ricorderà: abbiamo parlato degli assassinii di Ghisellini, di Resega, di Facchini, di Capanni, tutti orditi al solo fine di seminare odio, spargere sangue, suscitare rappresaglie, negare ogni ipotesi di pacificazione e di fine dell'orrore. Accadde molto spesso, accadde per esempio a Via Rasella, che provocò lo scempio delle Ardeatine, scientemente e consapevolmente. Accadde a Bettola, sull'Appennino reggiano, a Marzabotto, nel biellese, e sono solo alcuni esempi. Accadde anche a Sant'Anna di Stazzema, alla cui vicenda è dedicato il piccolo approfondimento di oggi, in concomitanza con il triste anniversario di quella orrenda strage.
La vicenda di Sant'Anna di Stazzema comincia nella primavera del 1944: a raccontare a Giorgio Pisanò com'era la situazione in quello che fino ad allora era stato un angolo di paradiso è Duilio Pieri, che nella strage perse il padre, la moglie, due fratelli, le cognate e quattro nipotini e che nel 1945 era divenuto presidente del Comitato vittime civili di guerra della zona: "Giunse la primavera del 1944 - dice Pieri - E, con la primavera, cominciarono a farsi vivi i primi partigiani". Pisanò è abituato a raccontare i fatti portando le prove di quello che dice, dunque ascoltò anche Amos Moriconi, che nella strage aveva perso la moglie, la figlia di due anni, la madre, due sorelle, un fratello e il suocero. "Li vedemmo apparire a Sant'Anna verso la fine di marzo - racconta - e li accogliemmo così come avevamo accolto gli sfollati, fraternamente, pronti ad aiutarli. Nessuno di noi sollevò questioni di natura politica. Ma ci accorgemmo ben presto che la nostra umanità non era molto apprezzata. Gli sbandati, infatti, si accamparono sul crinale delle montagne che sovrastano a semicerchio il paese e pretesero che noi li rifornissimo di viveri. Non ci restò che piegarci alla imposizione. Ma, nonostante ciò, questi individui cominciarono a perquisire le abitazioni, portando via tutti i viveri che trovavano. Il malumore serpeggiò ben presto tra la popolazione, ma ogni tentativo di ribellione venne soffocato con la minaccia delle armi spianate". È facile e comodo presentarsi in un paesino di agricoltori, allevatori ed artigiani, gente povera e semplice, che non dispone di armi, e pretendere qualsiasi cosa. Ed è facile organizzare un gruppo di sbandati in un manipolo di guerrafondai. Cosa che avviene presto, infatti: nasce così la Brigata 10 bis Garibaldi. "Molti fascisti furono uccisi nelle loro abitazioni - racconta ancora Pisanò - spesso sotto gli occhi dei familiari. Altri invece vennero condotto prigionieri  tra le montagne, e lì trucidati senza alcuna parvenza di processo. Ma queste azioni provocarono solo raramente la rappresaglia dei fascisti. Nella zona di Sant'Anna anzi le camicie nere non effettuarono mai rastrellamenti. Né i tedeschi si scaldavano eccessivamente per questi episodi di guerra civile tra italiani. Quando però i partigiani comunisti accentuarono  la loro attività nei confronti delle truppe germaniche, fu subito chiaro che le ritorsioni non si sarebbero fatte attendere".
Nessuna rappresaglia è giustificabile, di nessun genere - sebbene sia una pratica consolidata ed ammessa, con determinate regole ed entro certi limiti, dalle leggi di guerra - e non c'è alibi che tenga per un massacro di civili, questo è evidente. Ma assegnare a ciascuno le proprie responsabilità deve essere un dovere: verso se stessi, verso chi legge e verso la nostra storia. È per questa ragione che la vicenda di Sant'Anna, come le tante dello stesso genere, va raccontata tutta. L'epilogo di questa orribile storia di sangue è l'argomento della seconda parte di questo piccolo speciale, on line domani sul Giornale d'Italia. (... continua ...)
Emma Moriconi
emoriconi@ilgiornaleditalia.org
Emma Moriconi

COMMENTI 
orrende verità
14/08/2014 12:30
Postato da centrillo
Siamo costantemente bombadati da una propaganda di sinistra che non ammette controrepliche, le stragi sono solo nazi fasciste e se ci sono controdeduzioni sono bollate come false e antiitaliane. Ciononostante bisogna far emergere le orrende verità di una lotta fratricida che vide bande comuniste compiere stragi private ammantate di lotta per la libertà
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mercoledì 12 agosto 2015

All.nr.285) PERCHE' IL 25 APRILE E' UNA FESTA IPOCRITA CHE NON FESTEGGEREMO ///////


PERCHE' IL 25 APRILE E' UNA FESTA IPOCRITA CHE NON FESTEGGEREMO

http://www.gianfrancostella.it/

Prendendo immediatamente spunto, da un post dell'Amico Danilo Bonelli (come al solito eccellente sia nella disamina che nelle conclusioni) e che ho condiviso e quì di seguito inserito, mi permetto di porre a suffragio di quanto asserito, alcuni filmati e documenti di altri Signori che, per certo, non hanno bisogno di presentazione.

Che l'attuale "Immigrazione" sia una autentica "Farsa" è oramai cosa scontata ed il popolo italiano si ritrova inerme di fronte ad una "Invasione" che, di fatto, è programmata dai cari "Governanti" i quali, per loro interesse, ne sono palesemente complici.

La cosa che va oltre il "Ridicolo" è che, come ha evidenziato l'amico Bonelli, il Sindaco di Firenze abbia voluto paragonare la attuale e citata "Invasione", con la ben nota "Liberazione".
Che la "Libertà" sia un bene preziosissimo è fuori discussione ma questo "Sacro Principio" non deve mai far perdere di vista alcuni particolari ossia, per cercare di confondere le acque e le idee, si deve avere nelle proprie vene quanto Danilo ha esposto e cioè: Si deve essere Professionisti nell'Imbroglio, Maghi della Mistificazione e Profeti della Truffa.

Approfittando della nota "Liberazione", ossia della occupazione straniera, risultano innumerevoli le Compagnie di Partigiani "Titini" i  cui componenti erano e si comportarono, contro la popolazione, come le peggiori orde di invasori, ladri ed assassini.
Il tutto per trarre profitto personale e non avendo nessuna remora a lasciarsi alle spalle stragi e devastazioni indicibili.

Il termine "Liberazione" appare ed è ovviamente "Positivo" ma, se viene preso "Giustamente" atto di tutte le modalità poste in essere nonchè chi fossero effettivamente moltissimi dei "Famigerati Partigiani" e dei delitti che si lasciarono alle spalle si deve gingere ad una sola conclusione.

La "Liberazione" (dallo straniero) fu una cosa Sacrosanta e comunque eseguita dalle forze Alleate; Nelle more della "Liberazione" l'Italia fu teatro di tutto quanto di più infame, potesse essere commesso dalle Bande Armate definite "Partigiani" (i Titini tutti).
Inoltre, dall'epoca ed annualmente la nota A.N.P.I. festeggia il tutto ma, non possiamo dimenticare che quei soggetti, con una indescrivibile "Disinvoltura", si tramutarono da "Banditi" della peggior risma, in "Salvatori" della patria occupando così (e per generazioni), moltissime poltrone sia politiche che amministrative e locali.

Ok, tornando al caro Sindaco di Firenze, appare d'obbligo ricordare alla sua Signoria Ill.ma che, niente è più azzeccato del paragone da lui posto in essere tra le due ricerche di "Libertà".
La prima in quanto è stata presa come "Infame Movente" per rapinare e d uccidere una infinità di cittadini inermi e la seconda perchè trattasi di "Farsa" artatamente organizzata da coloro che attualmente detengono il potere decisionale.
Caro Nardella si, IL "Falso" che accomuna queste due realtà è "Indissolubile" !

E per finire riprendo un altro passo dell'amico Danilo ove parla di Firenze definendola, mi sembra, "Tutto il bene e tutto il male esistente" !
Beh, il riferimento che  mi sorge spontaneo è al Vate Dante Alighieri il quale scrisse quei due versetti conosciuti come "Divina Commedia" ed infatti partì dall'Inferno per giungere al Paradiso passando per il Purgatorio.
Non è escluso che la primaria ispirazione sia scaturita in quella mente eccelsa, proprio dalla sua amata città dalla quale, non dimentichiamo che era esiliato.

E dai e dai....alla fine ci sono arrivati.
Erano anni che stavano studiando come indolcire la pillola dell'immigrazione per farcela ingoiare e pensa e ripensa....ecco il colpo di genio....ci sono arrivati.
Ieri ricorrevano i 71 anni della liberazione di Firenze e sentite che cosa si è inventato il Sindaco, il fido renziano Dario Nardella :
"La ricerca disperata di libertà di chi attraversa il mar Mediterraneo non è meno degna della ricerca di libertà che i nostri partigiani hanno portato avanti con la guerra di resistenza e di liberazione".
Eccola dunque la trilogia che apre tutte le porte, ecco sfornato il collegamento resistenza-liberazione-immigrazione....e zac...la combinazione è fatta e la cassaforte del conformismo italiota si apre come per incanto.
Certo che mettere assieme un concetto di liberazione con uno di invasione è davvero il massimo dell'impudenza ma ormai ci siamo abituati, questi sono autentici professionisti dell'imbroglio, maghi della mistificazione, profeti della truffa.
Ovviamente a queste parole la platea si è sciolta in un dirompente applauso, anche se occorre rilevare come fosse costituita da esponenti dell'ANPI e da rappresentanti delle istituzioni collusi e compromessi con questa maggioranza di governo.
Tra loro anche il baby sottosegretario Luca Lotti che per l'occasione ha indossato addirittura i pantaloni lunghi, tra l'altro molto più comodi per nascondere il pannolone.
E pensare che Berlusconi sta dialogando con questa gente....mah !"


Raffaella Gambogi Grazie,Mauro Masoni, non trovo altre parole per esprimere la mia
 
unione a ciò che hai scritto. Io non ne sarei stata, indubbiamente, capace. Tu hai detto tutto,

tutto ciò che è verità assoluta.. tutto ciò che i "giovani" di oggi dovrebbero conoscere, ma

 che non sapranno mai perché ancora si tende a nascondere la verità )nell'intento di tenerli

 all'oscuro del vero, della realtà, di ciò che ci ha portato a questo "non vivere" Condivido

 ogni tua parole, ogni riferimento, ogni cosa riportata con tanta chiarezza, indiscutibile

documentazione, ogni atrocità commessa da coloro che, ancora oggi, viene celata,

inquinata, mascherata... Condivido questo tuo Post, augurandomi che qualcuno lo legga

fino in fondo e cominci a cercare, da vero uomo, la verità! Sei grande..... e ti stimo

moltissimo!


http://www.gianfrancostella.it/


logo25apr21Ogni anno, da 70 anni a questa parte, ci ripetono sempre le stessa cose: che il 25 aprile del 1945 siamo stati liberati da una dittatura feroce, che ci è stata restituita la democrazia, che il sacrificio di molti partigiani non è stato vano. E via con le solite celebrazioni, le solite frasi fatte, i soliti tentativi di riscrivere una storia che nella realtà dei fatti racconta tutta un’altra trama.
Ha creato un misto tra rabbia e stupore la scena della scorsa settimana nella quale il presidente della Camera, Laura Boldrini, innalzava i partigiani a eroi assoluti della patria, invitandoli dapprima a sentirsi «padroni di casa» all’interno dell’aula di Montecitorio e incoraggiandoli a cantare ‘Bella Ciao’.
Stupore perché la Boldrini dovrebbe rappresentare tutti gli italiani, compresi quelli che non la pensano come lei, che non ritengono i partigiani così eroi da concedere loro addirittura l’appellativo di «padroni di casa». Rabbia perché abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di propaganda pseudo-comunista, che si pone come obiettivo quello di uniformare i nostri pensieri, di standardizzare la nostro opinione su un tema delicato come quello della Liberazione.Su Qelsi in questi anni ne abbiamo raccontate tante sui partigiani rossi. Vi abbiamo mostrato come anche loro si siano macchiati di crimini efferati, compresi stupri e omicidi politici. E non lo abbiamo fatto attraverso strumentali opinioni politiche, ma mettendo nero su bianco fatti, verificati come qualsiasi testata giornalistica dovrebbe. Le guerre raramente partoriscono eroi, le guerre semmai moltiplicano crimini e criminali, morti e distruzione.
Ma non è questo l’aspetto su cui dobbiamo riflettere oggi. Piuttosto dobbiamo pensare cosa c’è da festeggiare nell’essere stati liberati da un dittatura vera, autoproclamatasi come tale, ed essere entrati in una democrazia finta, nata grazie all’azione diretta di molti sostenitori del Fascismo. In ‘Questa è la sinistra Italiana’, uscito da qualche settimana in libreria, con Riccardo Ghezzi e Silvia Cirocchi abbiamo dedicato un capitolo al salto della quaglia compiuto da molti di coloro che per anni si sono definiti difensori della democrazia, sputando sulla figura di Mussolini.Tutte persone che l’8 settembre del 1943, subito dopo la firma dell’armistizio da parte del generale Badoglio, buttarono la tessera del Pnf nei vespasiani di tutta Italia per rifarsi una verginità politica. E’ così che è nata la Repubblica Italiana. Un paese che non si è mai liberato dall’ipocrisia dei suoi voltagabbana. Ecco perché domani non c’è proprio nulla da festeggiare.

Pansa: tutte le falsità sulla Resistenza

Giampaolo Pansa
Giampaolo Pansa
Gli anniversari dovrebbero essere aboliti. Soprattutto quando celebrano un evento politico che si presta a una giostra di opinioni non condivise. Accade così per il settantesimo del 25 aprile 1945, la festa della Liberazione. Una cerimonia che suscita ancora contrasti, giudizi incattiviti e tanta retorica. A volte un mare di retorica, uno tsunami strapieno anche di bugie e di omissioni dettate dall' opportunismo politico. Per rendersene conto basta sfogliare i quotidiani e i settimanali di questa fine di aprile. È da decenni che studio e scrivo della nostra guerra civile. Ma non avevo mai visto il serraglio di oggi. Una fiera dove tutto si confonde. Dove imperano le menzogne, le reticenze, le pagliacciate, le caricature. È vero che siamo una nazione in declino e che ha perso la dignità di se stessa. Però il troppo è troppo.
Per non essere soffocato dalla cianfrusaglia, adesso proverò a rammentare qualche verità impossibile da scordare. La prima è che la guerra civile conclusa nel 1945, ma con molte code sanguinose sino al 1948, fu un conflitto fra due minoranze. Erano pochi i giovani che scelsero di fare i partigiani e i giovani che decisero di combattere l' ultima battaglia di Mussolini. Il «popolo in lotta» tanto vantato da Luigi Longo, leader delle Garibaldi, non è mai esistito. A perdere furono i ragazzi di Salò, i figli dell' Aquila repubblicana. Ma a vincere non furono quelli che avevano preso la strada opposta. L' Italia non venne liberata da loro. Se il fascismo fu sconfitto lo dobbiamo ad altri giovani che non sapevano quasi nulla di un Paese che dal 1922 aveva obbedito al Duce e l' aveva seguito in una guerra sbagliata, combattuta su troppi fronti. La vittoria e la libertà ci vennero donate dalle migliaia di ragazzi americani, inglesi, francesi, canadesi, australiani, brasiliani, neozelandesi, persino indiani, caduti sul fronte italiano. E dai militari della Brigata Ebraica, che oggi una sinistra ottusa vorrebbe escludere dalla festa del 25 aprile.
Gli stranieri e gli italiani si trovarono alle prese con una guerra civile segnata da una ferocia senza limiti. Qualcuno ha scritto che la guerra civile è una malattia mentale che obbliga a combattere contro se stessi. E svela l' animo bestiale degli esseri umani. Tutti gli attori di quella tragedia potevano cadere in un abisso infernale. Molti lo hanno evitato. Molti no. Eccidi, torture, violenze indicibili non sono stati compiuti soltanto dai nazisti e dai fascisti. Anche i partigiani si sono rivelati diavoli in terra.
In un libro di memorie scritto da un comandante garibaldino e pubblicato dall' Istituto per la storia della Resistenza di Vercelli, ho trovato la descrizione di un delitto da film horror. Una banda comunista, stanziata in Valsesia, aveva catturato due ragazze fasciste, forse ausiliarie. E le giustiziò infilando nella loro vagina due bombe a mano, poi fatte esplodere.
La ferocia insita nell' animo umano era accentuata dalla faziosità ideologica. La grande maggioranza delle bande partigiane apparteneva alle Garibaldi, la struttura creata dal Pci e comandata da Longo e da Pietro Secchia. È una verità consolidata che tra le opzioni del partito di Palmiro Togliatti ci fosse anche quella della svolta rivoluzionaria. Dopo la Liberazione sarebbe iniziata un' altra guerra. Con l' obiettivo di fare dell' Italia l' Ungheria del Mediterraneo, un Paese satellite dell' Unione Sovietica.
I comunisti potevano essere più carogne dei fascisti e dei nazisti? No, perché chi imbraccia un' arma per affermare un progetto totalitario, nero o rosso che sia, è sempre pronto a tutto. Ma esiste un fatto difficile da smentire: le stragi interne alla Resistenza, partigiani che uccidono altri partigiani, sono tutte opera di mandanti ed esecutori legati al Pci.
La strage più nota è quella di Porzûs, sul confine orientale, a 18 chilometri da Udine. Nel pomeriggio del 7 febbraio 1945, un centinaio di garibaldini assalgono il comando della Osoppo, una formazione di militari, cattolici, monarchici, uomini legati al Partito d' Azione e ragazzi apolitici. Quattro partigiani e una ragazza vengono soppressi subito. Altri sedici sono catturati e tutti, tranne due che passano con la Garibaldi, saranno ammazzati dall' 8 al 14 febbraio. Un assassinio al rallentatore che diventa una forma di tortura.
In totale, 19 vittime.
La strage ha un responsabile: Mario Toffanin, detto "Giacca", 32 anni, già operaio nei cantieri navali di Monfalcone, un guerrigliero brutale e un comunista di marmo. Ha due idoli: Stalin e il maresciallo Tito. Considera la guerriglia spietata il primo passo della rivoluzione proletaria. Ma l' assalto e la strage gli erano stati suggeriti da un dirigente della Federazione del Pci di Udine. Di lui si conosce il nome e l' estremismo da ultrà che gioca con le vite degli altri.
È quasi inutile rievocare le imprese di Franco Moranino, "Gemisto", il ras comunista del Biellese. Un sanguinario che arrivò a uccidere i membri di una missione alleata. E poi fece sopprimere le mogli di due di loro, poiché sospettavano che i mariti non fossero mai giunti in Svizzera, come sosteneva "Gemisto". Il Pci di Togliatti difese sempre Moranino e lo portò per due volte a Montecitorio e una al Senato. Anche lui come "Giacca" morì nel suo letto.
Tra le imprese criminali dei partigiani rossi è famoso il campo di concentramento di Bogli, una frazione di Ottone, in provincia di Piacenza, a mille metri di altezza sull' Appennino. Dipendeva dal comando della Sesta Zona ligure ed era stato affidato a un garibaldino che oggi definiremmo un serial killer. Tra l' estate e l' autunno del 1944 qui vennero torturati e uccisi molti prigionieri fascisti. Le donne venivano stuprate e poi ammazzate. Soltanto qualcuno sfuggì alla morte e dopo la fine della guerra raccontò i sadismi sofferti.
A volte erano dirigenti rossi di prima fila a decidere delitti eccellenti. Le vittime avevano comandato formazioni garibaldine, ma si rifiutavano di obbedire ai commissari politici comunisti. Di solito questi crimini venivano mascherati da eventi banali o da episodi di guerriglia.
Uno di questi comandanti, Franco Anselmi, "Marco", il pioniere della Resistenza sull' Appennino tortonese, dopo una serie di traversie dovute ai contrasti con esponenti del Pci, fu costretto ad andarsene nell' Oltrepò pavese.
Morì l' ultimo giorno di guerra, il 26 aprile 1945, a Casteggio per una raffica sparata non si seppe mai da chi.
Negli anni Sessanta, andai a lavorare al Giorno, diretto da Italo Pietra che era stato il comandante partigiano dell' Oltrepò. Sapeva tutto del Pci combattente, della sua doppiezza, dei suoi misteri.
Quando gli chiesi della fine di Anselmi, mi regalò un' occhiata ironica. E disse: «Vuoi un consiglio? Non domandarti nulla. Anselmi è morto da vent' anni. Lasciamolo riposare in pace».
Un' altra fine carica di mistero fu quella di Aldo Gastaldi, "Bisagno", il numero uno dei partigiani in Liguria. Era stato uno dei primi a darsi alla macchia nell' ottobre 1943, a 22 anni. Cattolico, sembrava un ragazzo dell' oratorio con il mitragliatore a tracolla, coraggioso e altruista. Divenne il comandante della III Divisione Garibaldi Cichero, la più forte nella regione. Era sempre guardato a vista dalla rete dei commissari comunisti della sua zona.
Nel febbraio 1945, il Pci cercò di togliergli il comando della Cichero, ma non ci riuscì. Alla fine di marzo Bisagno chiese al comando generale del Corpo volontari della libertà di abolire la figura del commissario politico. E quando Genova venne liberata, cercò di opporsi alle mattanze indiscriminate dei fascisti.
Non trascorse neppure un mese e il 21 maggio 1945 Bisagno morì in un incidente stradale dai tanti lati oscuri. In settembre avrebbe compiuto 24 anni. Ancora oggi a Genova molti ritengono che sia stato vittima di un delitto. Sulla sua fine esiste una sola certezza.
Con lui spariva l' unico comandante partigiano in grado di fermare in Liguria un' insurrezione comunista diretta a conquistare il potere. Scommetto mille euro che nessuno dei due verrà ricordato nelle cerimonie previste un po' dovunque. Al loro posto si farà un gran parlare delle cosiddette Repubbliche partigiane. Erano territori conquistati per un tempo breve dai partigiani e presto perduti sotto l' offensiva dei tedeschi. Le più note sono quelle di Montefiorino, dell' Ossola e di Alba.
Nel 1944, Montefiorino, in provincia di Modena, contava novemila abitanti. Con i quattro comuni confinanti si arrivava a trentamila persone. L' area venne abbandonata dai tedeschi e i partigiani delle Garibaldi vi entrarono il 17 giugno. La repubblica durò sino al 31 luglio, appena 45 giorni. Fu un trionfo di bandiere rosse, con decine di scritte murali che inneggiavano a Stalin e all' Unione Sovietica.
Vi dominava l' indisciplina più totale. Al vertice c' era il Commissariato politico, composto soltanto da comunisti. Il caos ebbe anche un lato oscuro: le carceri per i fascisti, le torture, le esecuzioni di militari repubblicani e di civili.
Ma nessuno si preoccupava di difendere la repubblica. Infatti i tedeschi la riconquistarono con facilità.
La repubblica dell' Ossola nacque e morì nel giro di 33 giorni, fra il settembre e l' ottobre del 1944. Era una zona bianca, presidiata da partigiani autonomi o cattolici. E incontrò subito l' ostilità delle formazioni rosse. Cino Moscatelli, il più famoso dei comandanti comunisti, scrisse beffardo: «A Domodossola c' è un sacco di brava gente appena arrivata dalla Svizzera che ora vuole creare per forza un governino pur di essere loro stessi dei ministrini».
La repubblica di Alba venne descritta così dal grande Beppe Fenoglio, partigiano autonomo: «Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre 1944». Durata dell' esperimento: 23 giorni, conclusi da una fuga generale. Sentiamo ancora Fenoglio: «Fu la più selvaggia parata della storia moderna: soltanto di divise ce n' era per cento carnevali. Fece impressione quel partigiano semplice che passò rivestito dell' uniforme di gala di colonnello d' artiglieria, con intorno alla vita il cinturone rossonero dei pompieri...».
In realtà la guerra civile fu di sangue e di fuoco. Con migliaia di morti da una parte e dall' altra. Dopo il 25 aprile ebbe inizio un' altra epoca altrettanto feroce. L' ho descritta nel libro che mi rende più orgoglioso fra i tanti che ho pubblicato: Il sangue dei vinti. Stampato da un editore senza paura: la Sperling e Kupfer di Tiziano Barbieri. Un buon lavoro professionale. Dal 2003 a oggi, nessuna smentita, nessuna querela, ventimila lettere di consenso, una diffusione record. Ma le tante sinistre andarono in tilt. E diedero fuori di matto.
Più lettori conquistavo, più venivo linciato sulla carta stampata, alla radio, in tivù. Mi piace ricordare l' accusa più ridicola: l' aver scritto quel libro per compiacere Silvio Berlusconi e ottenere dal Cavaliere la direzione del Corriere della Sera. Potrei mettere insieme un altro libro per raccontare quello che mi successe. Qui preferisco ricordare i più accaniti tra i miei detrattori: Giorgio Bocca, Sandro Curzi, Angelo d' Orsi, Sergio Luzzatto, Giovanni De Luna, Furio Colombo, qualche firma dell' Unità, varie eccellenze dell' Anpi, del Pci e di Rifondazione comunista.
Tutti erano mossi dalle ragioni più diverse. Se ci ripenso sorrido.
La meno grottesca riguarda l' ambiente legato al vecchio Pci. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la svolta di Achille Occhetto nel 1989, gli restava poco da mordere.
Si sono aggrappati alla Resistenza.
E hanno inventato uno slogan. Dice: la Resistenza è stata comunista, dunque chi offende il Pci offende la Resistenza. Oppure: chi offende la Resistenza offende il Pci e gli eredi delle Botteghe oscure.
Ecco un' altra delle menzogne spacciate ogni 25 aprile. Insieme alla bugia delle bugie, quella che dice: le grandi città dell' Italia del nord insorsero contro i tedeschi e li sconfissero anche nell' ultima battaglia. Non è vero. La Wehrmacht se ne andò da sola, tentando di arrivare in Germania. In casa nostra non ci fu nessuna Varsavia, la capitale polacca che si ribellò a Hitler tra l' agosto e il settembre 1944. E divenne un cumulo di macerie. In Italia le uniche macerie furono quelle causate dai bombardamenti degli aerei alleati.
Che cosa resta di tutto questo?
Di certo il rispetto per i caduti su entrambe le parti. Ma anche qualcos' altro. Quando viaggio in auto per l' Italia, rimango sempre stupito dalla solitaria immensità del paesaggio. Anche nel 2015 presenta grandi spazi vuoti, territori intatti, mai violati dal cemento.
È allora che ripenso ai pochi partigiani veri e ai figli dell' Aquila fascista. E mi domando se avrei avuto il loro stesso coraggio se fossi stato un giovane di vent' anni e non un bambino. Si gettavano alle spalle tutto, la famiglia, gli studi, l' amore di una ragazza, per entrare in un mondo alieno, feroce e sconosciuto. Erano formiche senza paura e pronte a morire. L' Italia di oggi merita ancora quei figli, rossi, neri, bianchi? Ritengo di no.

di Giampaolo Pansa