lunedì 12 agosto 2013

All.nr.167) CON LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA UNIPOL LE TOGHE ESCONO ALLO SCOPERTO "LA SINISTRA NON SI TOCCA"

Quanto fosse anomala la condanna in primo grado accordata a Silvio Berlusconi per la pubblicazione delle intercettazioni Fassino-Consorte, quelle della scalata Unipol e della celebre frase “Abbiamo una banca” esclamata dall’attuale sindaco di Torino, all’epoca segratario dei Ds, l’abbiamo già sottolineato più volte. Tanto da esserci sentiti in dovere di pubblicare un post in cui sono state riportate tutti i testi delle intercettazioni delle telefonate intercorse tra Fassino e il faccendiere Consorte, e pure tra quest’ultimo e Massimo D’Alema. L’articolo in questione risale allo scorso 7 marzo, immediatamente dopo la condanna a un anno di reclusione a Berlusconi per “concorso in rivelazione di segreti d’ufficio”, cui si aggiungono i due anni e due mesi comminati al fratello Paolo.

Mentre intercettazioni, sms e quant’altro, anche se ancora coperti da segreto d’ufficio, vengono pubblicati sulle prime pagine di Repubblica, Fatto Quotidiano e Unità, purché riguardino i festini di Berlusconi o altri scandaletti tipo “Vallettopoli”, guai a spiattellare ciò che riguarda la sinistra.
Ad ammetterlo, ora lo sappiamo, sono le stesse motivazioni della sentenza di condanna in primo grado a Berlusconi rese pubbliche proprio oggi.
Vale la pena riportarne uno stralcio particolarmente significativo
Tale considerazione conduce alla peculiare suggestività dell’intercettazione pubblicata, capace di dispiegare quegli effetti sull’opinione pubblica dei quali hanno riferito vari testi. Costui ha avuto anche la capacità, o la fortuna, di individuare questa conversazione, certamente carica di portata evocativa nella frase che è stata divulgata sui mass media, significativa della capacità della sinistra di ‘fare affari’ mettersi a tavolino con i poteri forti, in aperto contrasto con la tradizione storica se non di quel partito, quantomeno, dell’orientamento del suo elettorato
L’estensore della sentenza, in pratica, sostiene che se un’intercettazione si rivela particolarmente significativa a dimostrare la propensione a “fare affari” da parte della sinistra, non è “corretto” pubblicarla.
Come chiarito dalle motivazioni e dal brano che abbiamo riportato, i partiti di sinistra hanno una tradizione storica che va rispettata. L’elettorato crede in questa tradizione, guai a “traumatizzarlo” distruggendo il sogno-illusione.
Grazie, magistratura italiana, per averlo ammesso: non si può aprire gli occhi agli elettori di sinistra. E’ sconveniente, perlomeno per le toghe della Procura di Milano e non solo.
di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi

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