martedì 27 agosto 2013

All.nr.174) "ITALIA AAA.GIUSTIZIA CERCASI" /

27 agosto 2013 alle ore 18.51

Si, è cosa certa, in Italia non vi è la certezza della Pena ma è incontrovertibile un'altra certezza ossia, come riportato inseguito sia dal Dr. Rossi, Proc. Agg. di Roma e dal Giudice Morcavallo del Trib. dei Minori di Bologna, vi assoluta "Certezza" che il "Processo " in Italia è un istituto "Criminogeno ed altra certezza è che i vari palazzi delle "Giustizia" (in Italia), sono formati da vere e proprie "Associazioni a Delinquere di Stampo Mafioso".
Infatti la "Casta" dei togati è (fatte salve la rarissime eccezioni), accomunata in un "Vincolo Associativo" che impone ai "Confratelli" o "Affiliati" che dir si voglia, di "NON" procedere mai mei confronti di un appartenente alla citata casta.

Ribadisco inoltre che il famigerato "C.S.M." non è affatto l'organo di autogoverno della "Magistratura" ma bensì l'organo di "Autotutela" della medesima.
Infatti, come sappiamo, sono migliaia le denunce a carico di Togati i quali quotidianamente si rendono responsabili di gravissimi delitti per trarne sempre un "Prezzo od un Profitto" da loro individuato. 


ALTRO MAGISTRATO CONDANNATO

IL CASO

"Era sul libro paga della 'ndrangheta"
Condannato a 4 anni l'ex gip di Palmi

A Milano la sentenza nei confronti di Giancarlo Giusti: l'accusa era di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. I boss gli offrivano "affari" e appagavano la sua "ossessione per il sesso"


L'ex gip del tribunale di Palmi (Reggio Calabria), Giancarlo Giusti, è stato condannato a quattro anni di reclusione con l'accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Secondo l'accusa il giudice, sospeso dal Csm dopo l'arresto nel marzo scorso, sarebbe stato corrotto dalla cosca dei Lampada con escort e soggiorni di lusso. La sentenza è stata emessa dal gup milanese Alessandra Simion, che ha condannato altre tre persone, tra cui l'avvocato Vincenzo Minasi, a quattro anni e quattro mesi.

Per il magistrato, così come per l'avvocato Minasi, il giudice - che ha in sostanza accolto le richieste del pm della Dda milanese Paolo Storari - ha stabilito anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Condannati anche il direttore dell'hotel Brun di Milano, Vincenzo Moretti (due anni con la sospensione condizionale della pena), e Domenico Gattuso, presunto fiancheggiatore della cosca, a sei anni. Stando alle indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Storari e Alessandra Dolci, l'avvocato Minasi era uno dei rappresentanti della cosiddetta 'zona grigia' della 'ndrangheta.

Giusti - 45 anni, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria, dal 2010 gip a Palmi e poi sospeso dal Csm con l'arresto - sarebbe stato invece, stando alle indagini, a libro paga della 'ndrangheta. La mafia calabrese dei Lampada, secondo l'accusa, oltre a offrirgli "affari", avrebbe appagato quella che nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Giuseppe Gennari era stata definita una vera e propria "ossessione per il sesso", facendogli trovare "prostitute" in alberghi di lusso milanesi, con le spese di soggiorno e di viaggio comprese nel prezzo della corruzione.

Il giudice venne arrestato lo scorso marzo per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa in uno dei filoni dell'inchiesta sulla cosca dei Valle-Lampada. Il direttore dell'hotel milanese Brun - uno degli alberghifrequentati da Giusti - era invece accusato di favoreggiamento personale. Il magistrato si sarebbe poi messo a disposizione in particolare di Giulio Lampada (a processo con rito ordinario assieme ad altri). Con Lampada sarebbe stato socio occulto di un società off-shore "amministrata" dall'avvocato Minasi (le cui dichiarazioni ai pm hanno fornito riscontri) e che si aggiudicò "cinque lotti immobiliari" all'asta, nel marzo 2009,

                                                              /////////////////////////////

All. nr.163) "GLI INTOCCABILI RESTANO TALI" (Parliamo del noto "Vendola").

DUNQUE, ALLA LUCE DEGLI ULTIMI EVENTI CHE (NEL CASO CE NE FOSSE ANCORA BISOGNO), HANNO ULTERIORMENTE POSTO IN EVIDENZA LO STATO "DITTATORIALE" POSTO IN ESSERE DA TANTISSIMI (TROPPI) "MAGISTRATI" ACCADE ANCHE CHE, UN MAGISTRATO IL QUALE HA LA GIUSTA E CORRETTA INTENZIONE DI PROCEDERE A 360° NEI CONFRONTI DI CHIUNQUE VIOLI LA LEGGE PENALE, SVOLGENDO PER ALTRO IL SUO DOVERE, VENGA IMMEDIATAMENTE PRESO DI MIRA DALL'ORAMAI NOTO "C.S.M." IL QUALE ORGANO, CONSIDERATA UNA INCOMPATIBILITÀ AMBIENTALE VENUTASI A CREARE ALLA PROCURA DI BARI, INGIUNGE ALLA SIGNORA DIGERONIMO, DR.SSA DESIREE, SOST. PROC. IN QUELLA SEDE, DI LASCIARE IMMEDIATAMENTE IL CAPOLUOGO PUGLIESE E SCEGLIERE UN'ALTRA SEDE.

COME SI VEDRÀ, LA CITATA DR.SSA NON AVEVA ALTRA ALTERNATIVA E QUINDI PRENDERÀ SERVIZIO ALLA PROCURA DI ROMA, SEDE DA LEI SCELTA.

MA COSA ERA SUCCESSO ?

DI  CHE COSA SI È RESA RESPONSABILE LA DR.SSA DIGERONIMO PER GIUSTIFICARE L'IMMEDIATO INTERVENTO DEL C.S.M. IL QUALE PLENUM HA DECISO PER IL SUO ALLONTANAMENTO DALLA SEDE BARESE ?

RISPOSTA: "QUEL P.M. STAVA ESCLUSIVAMENTE ADEMPIENDO AI SUOI DOVERI" !

Ossia stava conducendo un'attività di indagine e fin quì, per un P.M. è prassi normale.Ne consegue che evidentemente ha sbagliato l'obiettivo avverso il quale stava indagando.Chi sarà mai il soggetto ?"Nichi Vendola", il presidente della regione Puglia il quale nel recente passato è stato assolto dal "Giudice" Susanna De Felice, (amica della sorella del citato presidente Vendola).Di seguito, la Dr.ssa Digeronimo presentò, ai suoi superiori, un esposto nel quale rappresentava tutta una serie di falsità, inesattezze ed incongruenze da lei riscontrate nel corso della citata indagine fornendo prova documentale di quanto da lei asserito nel citato esposto.Di seguito l'intervento del citato C.S.M. ed il trasferimento della citata P.M.
Conclusione: La Dr.ssa Digeronimo Sost., si è permessa di indagare un soggetto evidentemente "Intoccabile" e la "Casta", sempre molto attenta ad "Insabbiare" le centinaia di denunce sporte da cittadini a carico di "Togati", ha dato ulteriore prova di essere molto attenta a bloccare e colpire immediatamente i Magistrati (ovviamente non appartenenti al "Vincolo Associativo" che ne accomuna la maggioranza) i quali, contravvenendo alle direttive superiori,  si sono permessi di "Molestare" un "Intoccabile".
No, non occorreva e non occorreranno ulteriori prove, la "Casta" della "Magistratura", capace di partorire solo "Processi Criminogeni" (parole del Dr. Rossi Nello Procuratore aggiunto di Roma), ha dimostrato costantemente di essere in grado di "Inventarsi impianti accusatori totalmente falsi così come ha dimostrato di poter "Insabbiare" tutti gli elementi di prova emersi e raccolti in una indagine.
Il risultato non può essere che quello che vede (suo malgrado), protagonista la sopracitata Dr.ssa Digironimo ossia: "il Magistrato che, pur rimanendo nell'esercizio delle sue funzioni adempie ai propri doveri indagando "Chiunque", non è gradito alla "Casta" dei Togati la quale casta, come si vede, procede immediatamente nei suoi confronti con il palese intento di isolare quanto più possibile il soggetto in questione.
In Italia, se vi è sommo studio da parte di chi ha il potere, si procede nei confronti di chiunque anche "Inventando" il falso più palese e di conseguenza vengono "Insabbiate" con la massima disinvoltura le indagini nei confronti di coloro i quali, per il bene della società, dovrebbero risiedere nelle patrie galere.

Quì di seguito è riportato tutto quanto scritto e pubblicato dalla Dr.ssa Digironimo 


  

BASTA CASTA

rassegna stampa indipendente


CHI TOCCA VENDOLA MUORE- TRASFERITA LA PM CHE LO ACCUSAVA, RIMANE AL SUO POSTO LA GIUDICE “COMPAGNA DI MERENDE” CHE LO HA ASSOLTO

Posted on luglio 26, 2013
 

AL CSM TIRA UN BUON VENDOLA – LA DIGERONIMO, TITOLARE DELL’INCHIESTA SU NICHI, SPOSTATA DA BARI A ROMA – SU FACEBOOK SBOTTA: “VENDOLA E SUA SORELLA HANNO MENTITO” -

IL PLENUM DEL CSM HA TRASFERITO IL MAGISTRATO PER INCOMPATIBILITÀ AMBIENTALE, ALLA LUCE DELLA CONFLITTUALITÀ CON COLLEGHI E AVVOCATI – LA DIGERONIMO FECE L’ESPOSTO IN CUI SI PARLAVA DELL’AMICIZIA DELLA SORELLA DI VENDOLA CON IL GIUDICE SUSANNA DE FELICE, CHE NEL 2012 HA ASSOLTO NICHI.

Sil.Bar. per “il Messaggero
Lascia la Procura di Bari per andare in quella di Roma Desirée Digeronimo, fino a qualche mese fa titolare delle indagini sul presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e sull’ex assessore pugliese alla Salute ed ex senatore del Pd Alberto Tedesco. Lo ha deciso il Plenum del Csm che ha trasferito il magistrato sul quale pendeva un procedimento per incompatibilità ambientale.



E’ stata la stessa Digeronimo a indicare Roma quale nuova sede, ottenendo in cambio l’archiviazione della pratica disciplinare. «A breve, in una lettera aperta che invierò alla stampa, per la prima volta in tutti questi anni sarò io a parlare», ha scritto il magistrato su Facebook annunciando ai suoi amici il trasferimento.
Le accuse del Csm a Digeronimo erano basate sulle presunte conflittualità del pm con i suoi colleghi e con alcuni avvocati, e sul rischio di non imparzialità per via dei rapporti personali del magistrato con l’ex direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino, e con la sua amica Paola D’Aprile (intercettata durante le inchieste baresi sulla Sanità).
La pratica sul magistrato barese era stata aperta su richiesta dei consiglieri di Area dopo che 26 pm della Procura di Bari avevano sollecitato un intervento ritenendo irrituale l’esposto che Digeronimo, assieme al collega Francesco Bretone, aveva inviato al Procuratore Generale, al Procuratore e a uno degli aggiunti di Bari contro il giudice barese Susanna De Felice, che nell’ottobre 2012 aveva assolto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dall’accusa di abuso di ufficio. Nell’esposto i due pm parlavano della presunta amicizia tra il giudice De Felice e la sorella di Vendola, Patrizia.
IL GIUDICE SUSANNA DE FELICE
2 – DAL PROFILO FACEBOOK DI DESIRÈE DIGERONIMO
Lettera aperta ai cittadini baresi

Ho chiesto il trasferimento alla Procura di Roma ritenendo non più “tollerabile” la mia permanenza in servizio presso la Procura di Bari a seguito delle accuse totalmente infondate di alcuni colleghi sostituti auditi al CSM nel corso della pratica che mi ha riguardata.
Preciso che tale procedura per incompatibilità non attiene in alcun modo a profili disciplinari né tantomeno a pretese irritualità riferibili all’invio di una nota, riservata personale, diretta ai miei superiori gerarchici e avente ad oggetto accadimenti inerenti il processo a carico del Presidente di Regione, Niki Vendola.
DESIREE DIGERONIMO
La richiesta di trasferimento è stata motivata dal profondo rispetto dovuto all’istituzione della Procura della Repubblica di Bari e dalla mia personale indisponibilità a proseguire una collaborazione con alcuni colleghi in servizio in tale ufficio; infatti, dopo la pubblicazione sulla stampa del contenuto delle contestazioni formulate dal CSM, ancor prima che, in un legittimo contraddittorio, potessi dimostrarne la pretestuosità e falsità, come in ogni caso ho fatto depositando una memoria ampiamente supportata da riscontri documentali, ho ritenuto doveroso tutelare, da tali false accuse, la mia onorabilità e dignità professionale depositando un esposto alla competente Procura di Lecce.
Nel corso di questi anni e soprattutto di questi ultimi mesi, attraverso un’ ossessiva sovraesposizione mediatica, ovviamente mai da me voluta o ispirata, sono state riportate notizie non corrispondenti alla verità dei fatti, che oggi ritengo opportuno precisare e smentire.
La riservata da me sottoscritta unitamente al collega Bretone sulla vicenda De Felice – Vendola costituiva, nell’esercizio delle mie funzioni di Pubblico Ministero titolare di quel processo, una doverosa comunicazione di ufficio con riferimento a fatti e circostanze che necessitavano di superiore valutazione da parte dei soggetti istituzionali a ciò preposti.
Tale atto, e non esposto, lungi dall’essere stato compiuto in violazione di legge e/o regole processuali era corrispondente a precisi doveri del mio ufficio.
DESIREE DIGERONIMO
Illegittima e in violazione del dovere di riservatezza risulta la pubblicazione di tale nota riservata, circostanza in merito alla quale ho provveduto a formalizzare denuncia presso le sedi competenti. Tralasciando aspetti suscettibili di altre e ben più gravi valutazioni, una irrituale interferenza nell’esercizio delle funzioni a me assegnate dallo Stato potrebbero considerarsi i successivi documenti diramati alla stampa da parte dei rappresentanti di associazioni di categoria e/o di singoli uffici, con i quali, senza cognizione di causa e frettolosamente, veniva stigmatizzata a mio carico l’ inesistente violazione di regole processuali.
In merito ad una serie di false affermazioni riferite da alcuni protagonisti di tale vicenda e riportate dalla stampa , ho sporto denuncia presso la Procura di Lecce, in particolare:
al contrario di quanto riferito dal Presidente Vendola nel corso di numerose trasmissioni televisive non sono mai stata amica, nel senso pieno del termine, della collega De Felice né mai ho presentato quest’ultima alla sorella del Presidente, Patrizia; del resto nella ormai nota fotografia del settimanale “Panorama” non sono certo io ad essere ritratta tra tali intimi protagonisti del pranzo di compleanno della cugina del Presidente;
al contrario di quanto riferito da Patrizia Vendola non ho mai chiesto favori a lei o al fratello né mai ho avuto motivi di astio o inimicizia nei confronti di costoro;
al contrario di quanto riferito dalla dott.ssa Pirrelli, moglie del ex senatore PD e magistrato Gianrico Carofiglio, non ho mai avuto rapporti conflittuali con giudici o avvocati del distretto, né con la maggior parte dei colleghi sostituti di Bari, mai ho intrattenuto rapporti di amicizia o colloqui telefonici con la dott.ssa Lea Cosentino, come risulta peraltro inconfutabilmente dimostrato dalla trascrizione di una intercettazione telefonica tra me e la dott.ssa Paola D’Aprile avvenuta ad opera del collega Scelsi nell’agosto del 2009, collega oggi imputato a Lecce per tali condotte in un processo che mi vede persona offesa.
La verità di ciò che è accaduto in questi lunghi anni è tutta da un’altra parte.
Prima di indagare sugli illeciti nella gestione della sanità regionale pugliese anche per chi oggi mi accusa ero magistrato competente e attento e del resto i risultati prodotti in 15 anni di lavoro appassionato e serio presso la Procura di Bari sono sotto gli occhi di tutti.
La mia incompatibilità ambientale nasce dall’ “incolpevole” circostanza di essermi imbattuta in un’indagine che avevo il dovere, in ossequio al servizio che svolgevo per i cittadini di Bari, di approfondire e concludere; doveri che mi imponevano di non voltare la testa, di non tenere le carte nei cassetti.
DESIRE DIGERONIMO
“Incolpevolemente” ho pensato che indossare la toga significasse osservare fino in fondo il principio che “la legge è uguale per tutti” e pur provocata e aggredita , “incolpevolemente” ho pensato che per un giudice il primo dovere fosse proseguire il suo lavoro nel silenzio e nella riservatezza, facendo parlare esclusivamente i propri provvedimenti.
Ed in effetti i provvedimenti della Corte di Cassazione che hanno confermato la bontà dell’impianto accusatorio dell’indagine sulla sanità che sino al novembre 2009 ho personalmente seguito e poi condiviso con altri colleghi non possono che parlare per me.
Oggi sono fiera di essere riuscita a indossare con onore una toga, pervenendo a tali importanti risultati , mentre un “potente” , come Lui stesso si è definito in recenti interviste, Presidente di Regione, nell’agosto 2009 in una lettera aperta pubblicata su tutte le testate nazionali, pur dichiarando di agire “per amore della verità” chiedeva a gran voce la mia astensione dall’indagine, mi tacciava di incompetenza, accusandomi genericamente di intrattenere rapporti di parentela e amicizia incompatibili con il ruolo.
Sono fiera di aver saputo onorare con il silenzio l’istituzione che rappresento a fronte di tale comportamento del Presidente della Regione Puglia, che omettendo di rappresentare le sue doglianze presso le sedi competenti, così privandomi di ogni legittima difesa e contraddittorio, compiva una grave interferenza nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali di un magistrato della Repubblica Italiana.
Sono fiera di aver resistito nell’adempimento del dovere nonostante la solitudine e la mancanza di solidarietà di chi avrebbe dovuto proteggere non me ma la mia funzione. E così la sezione locale dell’ANM che liquidava la questione della lettera di Vendola come un “fatto personale” tra me e il Presidente o il CSM dell’epoca che, contrariamente a quanto fatto per identici casi che riguardavano altri colleghi e altri personaggi pubblici, mi negava tutela posso dire oggi, con assoluta convinzione, che mancavano di salvaguardare non un singolo magistrato ma il prestigio e la credibilità delle funzioni giudiziarie.
Vado via dalla mia città lasciando processi delicati e indagini in corso, forse a qualcuno ciò piacerà, ma a loro dispetto Bari sarà sempre il centro dei miei affetti e dei miei pensieri, e, se si creeranno le condizioni, sarò felice di continuare a servire in altro ruolo i miei concittadini, con lo stesso impegno e determinazione, ma soprattutto con lo stesso Amore, quello che in questi anni ha fatto la differenza.
Tanto esprimo ai cittadini di Bari che non mi hanno fatto mancare l’affetto e la solidarietà ma anche a chi oggi gioisce per una vittoria di “Pirro”. Un grazie speciale e con il cuore alle donne e agli uomini con cui ho condiviso quotidianamente le fatiche e le gioie del mio lavoro, ho apprezzato in voi onestà e coraggio, abnegazione assoluta a uno Stato spesso avaro con i suoi uomini..
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FONTE:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/al-csm-tira-un-buon-vendola-la-digeronimo-titolare-dellinchiesta-su-nichi-spostata-da-60233.htm
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3 PENSIERI SU “CHI TOCCA VENDOLA MUORE- TRASFERITA LA PM CHE LO ACCUSAVA, RIMANE AL SUO POSTO LA GIUDICE “COMPAGNA DI MERENDE” CHE LO HA ASSOLTO”

  1. adelaide simone il luglio 27, 2013 alle 1:01 pm scrive:
    GRANDE DONNA E CORRETTO PM.
    mi dispiace che abbia dovuto subire tutto ciò ma sicuramente, essendo dell’ambiente, adesso saprà come agire per portare alla luce la verità e riprendersi ciò che le è stato tolto. mi riferisco alla dignità, in primis.
  2. Antonino il luglio 28, 2013 alle 8:55 pm scrive:
    Brava continua così fatti valere ……..
  3. VERGOGNOSO QUESTA è LA GIUSTIZIA ITALIANA TUTTA DI SINISTRA, NON CI SONO DUBBI.
del valore di circa 300mila euro.
(27 settembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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All.nr.166) "INDAGATO UN P.M. DI SIENA", "STRANAMENTE" INTERCETTATO MENTRE SUGGERIVA AD UN AVV.COME DIFENDERE M.P.S."

7 agosto 2013 alle ore 21.14
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Non c'è assolutamente bisogno di ulteriori prove affinchè la "Magistratura" italiana (fatte salve le RARISSIME eccezioni) sia classificata chiaramente come una "Accozzaglia" di "Associazioni a Delinquere finalizzate in primis alla "Corruzione", alla "Concussione", al costante "Falso Ideologico", al costante "Occultamento di atti veri", alla "Violazione del segreto d'Ufficio" ed alla "Rivelazione del segreto istruttorio".

Oltre ai "CINQUE" "magistrati" arrestati negli ultimi due anni (circa), quotidianamente accade un fatto che, in modo "Incontrovertibile", conferma (e viste le fonti non ve ne era assolutamente bisogno) in toto le dichiarazioni chiare e dettagliate fino ai minimi particolari, rese sia dal Giudice Morcavallo del Tribunale dei Minori di Bologna nonchè dal Dr. Rossi Nello Proc. Agg. di Roma.

Poi vi sono i casi come quello del "Giudice" Esposito ove è manifesto il pregiudizio della corte ed anche il caso riguardante  la Dr.ssa Di Geronimo, P.M. la quale "Era" in forza alla Procura di Bari ma, con un tempismo da record è stata allontanata da quella sede (attualmente è a Roma) perchè quel P.M. giunse ad "Osare" di promuovere una attività di indagine nei confronti di tale "Nichi Vendola" il quale evidentemente è "Intoccabile".
Come si può ben comprendere, anche se irrituale, quando si passano i limiti una persona in qualche modo reagisce e la Dr.ssa Di Geronimo lo ha fatto sia rilasciando una lettera aperta alla stampa che pubblicando tutto quanto avvenuto (assurdo), sulla sua pagina di fb.-
Continuerò a ripeterlo: "In Italia non esiste il "Problema Giustizia", esiste solo il "Problema" in quanto la "Giustizia" è latitante e, nel caso qualcuno di buona volontà dovesse iniziare l'iter di "Riforma" già sbaglierebbe in perchè tale amministrazione "Deve" essere completamente ristrutturata in tutta la sua architettura.
In ultimo deve essere chiaro che, considerata questa "Assurda" realtà, è il caso di cessare di pronunciare (chiunque sia) frasi fatte come quella che: "Le Sentenze vanno rispettate".
Non ve ne era bisogno ma, dopo le citate ( e chiare) dichiarazioni dei due Signori Magistrati di cui sopra ci si chiede per quale ridicolo motivo si "Devono" rispettare delle pronunce che, a quanto risulta, nel 99% rappresentano dei palesi "Falsi" o comunque sono chiaramente omissive in parti la cui acquisizione non avrebbe permesso tale pronuncia che, come risulta è sempre finalizzata all'incasso di un prezzo o al vantaggio di un chiaro profitto.
No, ai cittadini non può essere chiesto di "Rispettare" chi "Delinque" in modo "Abitudinale" e "Professionale" e tiene tali condotte in quanto anche "Per Tendenza" è portato a delinquere.


                                                  

Monte Paschi: indagato il pm Natalini, spiegava al telefono come difendere il PD

Pubblicato da ImolaOggiCRONACANEWSago 7, 2013
7 ago – Le gravi confidenze con l’amico avvocato Samuele De Santis (arrestato per uno scandalo nella Tuscia) su come procedessero le indagini sulla Banca senese. L’avviso di garanzia sarebbe stato consegnatogli dal procuratore di Viterbo Massimiliano Siddi davanti all’allibito omologo di Siena, Tito Salerno. Il tutto è stato tenuto, ovviamente, sotto silenzio
Quando Marcello Veneziani, su “il Giornale” di lunedì scriveva “chi tocca la sinistra muore” (parlando in quel caso della condanna a Silvio Berlusconi) certamente lo affermava con cognizione di causa, ma senza sapere che aveva davvero ragione da vendere.
C’è uno scandalo giudiziario che sta scuotendo una tranquilla cittadina del centro Italia. Quello riguardante la più antica banca del Paese, il Monte dei Paschi di Siena. La vicenda si ingigantisce un po’ di più ogni giorno. E la cosa è di per sé inevitabile. Ma, siccome riguarda il più “rosso” degli istituti di credito, si racconta forse solo un terzo di quanto si dovrebbe.
Esiste, anzi esisterebbe, infatti uno scandalo nello scandalo che alberga nella Procura della Repubblica di Siena, coinvolgendo uno dei pm titolari delle indagini su Mps  e che si chiama Aldo Natalini. Bene, pare che il magistrato sia stato raggiunto da un avviso di garanzia, per violazione del segreto istruttorio, perché avrebbe serenamente chiacchierato al telefono dell’inchiesta che coinvolge i vertici dell’Istituto di credito senese, oltre che quelli del Pd. Ma andiamo con ordine.
“Genio e sregolatezza” Più di un anno fa, nell’inverno del 2012, un’inchiesta giudiziaria della Procura di Viterbo fa emergere un sistema di appalti truccati nel capoluogo laziale. L’indagine viene chiamata “genio e sregolatezza”. Lo scorso maggio viene arrestato addirittura un avvocato, Samuele De Santis. L’accusa per lui è pesantissima: estorsione e falso. Cosa c’entra però un legale viterbese con lo scandalo color “rosso terra di Siena”? Ve lo spieghiamo subito. Perché mentre la procura laziale indaga sugli appalti truccati in città, pensa bene di intercettare uno dei principali indiziati, cioè lo stesso De Santis. Il quale ha frequentato la facoltà Giurisprudenza niente meno che con Natalini. Proprio quel pm che segue l’inchiesta Mps. I due non solo sono coetanei e colleghi di studi, ma anche intimi amici. Così capita che, nel corso di una telefonata fra i due, Natalini racconti per filo e per segno alcuni retroscena dello scandalo che sta travolgendo il Monte dei Paschi. Ma c’è di più e c’è di peggio.
Chiacchiere fra vecchi amici Forte del fatto che crede di star semplicemente facendo una chiacchierata fra amici, il pm senese parla apertamente delle strategie legali che si potrebbero intraprendere nel caso venissero coinvolti nell’inchiesta anche i vertici del Partito Democratico. Spiegando, da un punto di vista strettamente giuridico, quali sarebbero le eventuali eccezioni cui fare ricorso laddove le indagini andassero a colpire l’alta dirigenza del Pd. Quindi Natalini non solo spiega come si possa difendere Giuseppe Mussari e Fabrizio Viola, ma anche tutti i membri dei “democrat” che direttamente o indirettamente influenzano le sorti della Banca “rossa”.  Il pm si sarebbe anche fatto sfuggire anche qualche considerazione in merito alla legittimità del “modus operandi” del pool senese nel corso delle indagini su Mps.
Il precedente Nei giorni scorsi era già stato reso noto di come il Gip titolare dell’inchiesta sul Monte Paschi, Ugo Bellini, avesse sempre negato l’autorizzazione ad intercettare i principali indagati. Ivi compreso il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi. Il primo cittadino che ha ricostruito per filo e per segno le riunioni dei “big” del centrosinistra nei quali si discuteva dell’amministrazione del Monte dei Paschi. E c’erano proprio tutti: da Piero Fassino a Francesco Rutelli, passando per Massimo D’Alema e Walter Veltroni. In un passaggio si parla perfino di Pierluigi Bersani.
L’avviso di garanzia Ma torniamo per un attimo alla telefonata che ha incastrato il pm sense. Stando a quanto sostengono fonti bene informate, il magistrato che ha indagato sull’avvocato De Santis, il procuratore di Viterbo Massimiliano Siddi (lo stesso che ha interrogato Franco Fiorito in un’indagine connessa a quella principale che aveva coinvolto il “batman” della Regione Lazio) ha ritenuto di dover approfondire la vicenda. E ha preso così a cuore le dichiarazioni di Natalini, da iscriverlo nel registro delle notizie di reato con l’ipotesi di violazione di segreto istruttorio. Poi, il capo dei  pm viterbesi avrebbe anche personalmente consegnato l’avviso di garanzia a Natalini proprio davanti al procuratore capo di Siena Tito Salerno. Il tutto, ovviamente, senza che la stampa ne sapesse niente. Natalini avrebbe scelto come difensore l’avvocato e docente di diritto penale David Brunelli, del foro di Perugia. Il quale, però, non è raggiungibile. Almeno al telefono del suo studio.
Ora, se queste indiscrezioni venissero confermate, lo scandalo sarebbe talmente grave ed eclatante da minare le fondamenta dell’inchiesta Mps. Insomma, la bomba “rossa” potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Federico Colosimo - ilgiornaleditalia

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All.nr.161) "L'ARRESTO DI TOGATI DELINQUENTI E' ORAMAI UNA COSTANTE, GUAI FERMARSI, QUELLI ANCORA DA CARCERARE SONO CENTINAIA"

10 agosto 2013 alle ore 12.15
  • ULTIMI EVENTI:
    1) "GIUDICE" PULIGA, ARR. 22.11.11 PER CORRUZIONE FALSO E PECULATO, CONDANNATO A 15 ANNI;
    2) "GIUDICE" VELLA DI TARANTO, ARR. 15.03.12, CONDANNATO A TRE ANNI;
    3) " GENNAIO 2013 ARR. P.M. DI ROMA ROBERTO STAFFA;
    4) ANNO 2013 ARR. "GIUDICE" CHIARA SCHETTINI DI ROMA;
    5) 23.07.13 ARR. GIUDICE TAR LAZIO FRANCO ANGELO MARIA DE BERNARDI.
    LA STRADA IMBOCCATA E' QUELLA GIUSTA E QUANDO HO TITOLATO CHE SONO CENTINAIA I "MAGISTRATI" DA "CARCERARE" NON HO ESAGERATO E NEMMENO HO VOLUTO PRODURRE UN COLPO AD EFFETTO.
    QUESTA E' SOLTANTO UNA LOGICA (E CONSEQUENZIALE) DEDUZIONE DERIVANTE DALLE DICHIARAZIONI DI DUE SIGNORI I QUALI POTENDO PARLARE CON PIENA COGNIZIONE DI CAUSA HANNO RIASSUNTO LA DISGRAZIATA CONDIZIONE NELLA QUALE VERSA ATTUALMENTE LA "GIUSTIZIA" ITALIANA.
    IL TUTTO E' PUBBLICATO NEI POST CHE PRECEDONO NEI QUALI SONO CONTENUTE LE DICHIARAZIONI DEL SIG. GIUDICE MORABITO DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI BOLOGNA E LE DICHIARAZIONI DEL SIG. PROCURATORE AGGIUNTO DI ROMA NELLO ROSSI.
    DA QUANTO SI EVINCE CHIARAMENTE DALLE DICHIARAZIONI DI QUESTI DUE "SIGNORI", IN ITALIA IL PROCESSO (SALVE LE RARE ECCEZIONI), E' UN ISTITUTO TRUFFALDINO GESTITO DA TOGATI CORROTTI I QUALI, COME UNICO SCOPO HANNO IL LORO ILLECITO PROFITTO DERIVANTE DALLA LORO DELINQUENZIALE CONDOTTA OVE ORAMAI E' UN CLASSICO RISCONTRARE UN'INFINITA' DI FALSI IDEOLOGICI ED UNA INFINITA' DI OCCULTAMENTI DI ATTI VERI, PROVE PIENE ED ALTRI ATTI DI P.G.-
    UNA VOLTA LETTI ANCHE QUESTI DOCUMENTI ED ASCOLTATE QUESTE DICHIARAZIONI TELEVISIVE SI DEVE DAVVERO CESSARE DI DARE ASCOLTO AI SOLITI STUPIDI PERBENISTI I QUALI CON LA LORO BIASIMEVOLE PROSOPOPEA, CONTINUANO (solo perchè mai toccati personalmente) A RIPETERE CHE:"LE SENTENZE DEVONO ESSERE RISPETTATE"! 
    MA CAZZO, E' DELINQUENZIALE E STUPIDO RIPETERE TALI FRASI FATTE IN QUANTO, COME NESSUNO CHIEDE DI RISPETTARE UN OMICIDA, UN RAPINATORE O UNO STUPRATORE, PER LE STESSE IDENTICHE MOTIVAZIONI "NON SI DEVE" CHIEDERE DI RISPETTARE L'INFFINITA' DI "TOGATI" CHE, SENZA SCRUPOLO ALCUNO E CON LA COSCIENZA E LA VOLONTA' DI VOLERLO FARE, SI RENDONO RESPONSABILI DI ALTRI GRAVISSIMI DELITTI PREVISTI E CONTEMPLATI DALLO STESSO CODICE PENALE.
    LA CORRUZIONE LA CONCUSSIONE ED IL FALSO TRA LE TOGHE RISULTANO ESSERE LA NORMA DELLA QUASI TOTALITA' DEI PROCEDIMENTI ED A SEGUITO DI TALI CONDOTTE UNA INFINITA' DI CITTADINI SI RITROVA OLTRECHE' VESSATA DA INFAMIE INENARRABILI, ANCHE ISOLATA PER IL VUOTO CHE VIENE ARTATAMENTE CREATO INTORNO A LORO DAGLI STESSI TOGATI I QUALI, RIMANENDO FEDELI AL "VINCOLO ASSOCIATIVO" CHE LI ACCOMUNA SANNO  DI POTER INCUTERE TIMORE IN CHIUNQUE SI PERMETTA DI NON SEGUIRE TOTALMENTE LA LORO LINEA DI PENSIERO.
    IN PRATICA LO STATO ITALIANO E' TOTALMENTE IN MANO AD UN ORDINE (LA MAGISTRATURA) CHE HA IL POTERE MASSONICO-MAFIOSO DI MINACCIARE CHIUNQUE E DISTRUGGERE SENZA REMORA TUTTI I CITTADINI VITTIME DEL SISTEMA MOLTI DEI QUALI GIUNGONO ANCHE A TOGLIERSI LA VITA.
    DETTO CIO', CHI E COSA  SI DEVE RISPETTARE SEMPRE E COMUNQUE?
    DEI "FIGURI" I QUALI INTASCANO IL LORO SPORCO ED ILLEGALE PROFITTO DERIVANTE DALLA LORO ATTIVITA' PALESEMENTE "DELITTUOSA"?
    E' VERGOGNOSO, BIASIMEVOLE E SCHIFILTOSO SOLTANTO CHIEDERLO PERCHE' IL SOTTOSCRITTO, COME TUTTI I CITTADINI ONESTI NON E' NECESSARIAMENTE ED OBBLIGATORIAMENTE RISPETTOSO DI UN SOGGETTO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER LA CARICA DA LUI RICOPERTA MA BENSI' DI UNA PERSONA LA QUALE, RICOPRENDO TALE CARICA DIMOSTRA DI ESSERE ONESTA, CORRETTA E TRASPARENTE.
    UN DELINQUENTE E' TALE A PRESCINDERE DAL RUOLO RICOPERTO.


    Luigi Iovino
    AVANTI UN'ALTRO...!!! - LA CORRUZIONE IN MAGISTRATURA REGNA SOVRANA, GRAZIE AL SILENZIO DI COMPLICI APPARENTEMENTE INVISIBILI, MA CHE HANNO NOME E COGNOME, SOPRATTUTTO NEI RESPONSABILI PRO' TEMPORE DEI MINISTERI DELLA GIUSTIZIA E DELL'INTERNO E NEI VERTICI DI CONTROLLO DELLA MAISTRATURA...http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/tar_arresti_roma_antonini/notizie/306995.shtml
    Corruzione, 7 arresti: in carcere giudice del Tar Lazio e l'ex presidente di banca Antonini...www.ilmessaggero.it
    ROMA - I carabinieri del Noe hanno effettuato questa mattina sette arresti, su richiesta della Procura di Roma, per l'accusa di corruzione in atti giudiziari.
    Mi piace ·  · Segui post · Condividi · 11 ore fa nei pressi di Napoli
    Pino Zarrilli
     AVANTI TUTTAAAAAAAAAA!!! sono convinto che questi Arresti, stanno avvenendo ANCHE per il DOVUTO "casino"-Sputtanmento che noi Tutti stiamo facendo con questa "scatoletta"...
  • Corruzione Giudiziaria: arrestato giudice Pietro Vella, Taranto.www.youtube.com
    TARANTO, 16 MAR - Il gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, dopo la convalida dell'arresto fatta ieri, oggi ha emesso l'ordinanza di custodia cautelar...


    • Corruzione, 7 arresti: in carcere giudice
      Tar Lazio. Indagati due ufficiali Marina

      IN MANETTE FRANCO ANGELO MARIA DE BERNARDI, E L'EX PRESIDENTE DELLA BANCA POPOLARE DI SPOLETO, GIOVANNINO ANTONINI

      I carabinieri del Noe hanno effettuato questa mattina sette arresti, su richiesta della Procura di Roma, per l'accusa di corruzione in atti giudiziari. In manette, fra gli altri, il giudice del Tar del Lazio, Franco Angelo Maria De Bernardi, e l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini.

      Il gip, su richiesta del pm Stefano Pesci ha firmato 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 4 ai domiciliari. In base a quanto si apprende i carabinieri hanno arrestato anche l'avvocato, Matilde De Paola, e l'uomo d'affari Giorgio Cerruti. Nell'inchiesta risultano indagati anche due alti ufficiali della Marina Militare.

      Franco Angelo Maria De Bernardi era già stato coinvolto nel maggio scorso in una vicenda giudiziaria della Procura di Palermo legata all'attività di riciclaggio e abusiva attività finanziaria. Il pm della procura capitolina gli contesta il reato di corruzione in atti giudiziari. In particolare, come scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare,De Bernardi avrebbe siglato un accordo con l'avvocato Matilde De Paola «in base al quale quest 'ultima si impegnava a corrispondere al giudice del Tar somme di denaro quale compenso per il compimento di una serie di atti contrari ai doveri d'ufficio consistenti di volta in volta, nell'accordarsi con parti processuali in ordine alla nomina della stessa De Paola quale difensore in procedimenti davanti al Tar del Lazio».
                                                                /////////////////////


    • All.nr.147) DICHIARAZIONI SHOK (VEDI VIDEO) GIUSTIZIA??? NON C'E': "GRAVISSIMA DENUNCIA DEL GIUDICE MORCAVALLO DEL TRIB. MINORI

      10 agosto 2013 alle ore 11.43
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       Le denunce da parte di cittadini (migliaia), vengono tutte regolarmente "Insabbiate", la giustizia costantemente latitante ed ultimamente lo ha detto a chiare note in tv, anche il presidente delle camere penali italiane.

      Quello che segue in questo filmato è una ulteriore conferma di un sistema "Marcio" e "Schifoso", stavolta a pronunciarsi senza mezze misure è il Giudice Morcavallo del Tribunale dei minori di Bologna il quale ha parlato di "Magistratura" fortemente "Contaminata" e di un C.S.M. il quale, come istituto, è sempre assolutamente "Assente" per la tutela dei cittadini ma sempre "Presente" per la "Tutela" dei "Giudici" accusati di mettere in opera un "Sistema" fortemente "Pericoloso".
      Nel caso specifico il riferimento è ai circa 35.000 allontanamenti immotivati, di minori dalle loro famiglie e quindi si innesca un meccanismo che muove interessi per milioni e milioni di euro tra le spese di perizia, dei vari assistenti sociali ed affidamenti dei minori presso altre strutture.
      Ne consegue che, come è semplice comprendere, il "Giudicante" senza scrupoli non ha difficoltà ad individuare la fonte del proprio "Profitto"
      Adesso vedremo quali saranno i provvedimenti che il solito C.S.M. adotterà nei confronti del Giudice Morcavallo.
      Pino ZarrilliPIAZZA DEL POPOLO. taglia, cuce, dà e toglie.
      SONO QUESTI I GIUDICI CHE VOGLIAMO e siccome "sembra" che, dopo questa trasmissione" il CSM lo abbia "trasferito"... se ne avremo certezza, DOVREMO inondare il CSM e le Redazioni di email per fargli capire che SONO QUESTI I GIUDICI CHE VOGLIAMO e NON quelli che fanno finta "di non sapere"... ciò che MIGLIAIA di genitori e nonni DA ANNI DENUNCIAMO!!!
      http://www.dailymotion.com/video/x119u74_video-shock_people#.Uc9NIaJH7IV

      Mauro Masoni ha condiviso un link tramite Pino Zarrilli.

                                                     /////////////////////////


      ALL.NR.160) "GIUSTIZIA", NE PARLA IL SIG. ROSSI DR. NELLO, PROC. AGG. DI ROMA. ONORE A CHI DICE LA SACROSANTA VERITA' !

      27 luglio 2013 alle ore 13.10
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      Chiunque sia interessato può visitare il blog http://moonposter.blogspot.com

      1. Mauro Masoni-
        Una chiara ed incontrovertibile (vista la fonte) relazione sulla "Giustizia" in Italia.
        Nei link da me  condivisi, quì di seguito, è riportata una chiara ed incontrovertibile (vista la fonte) relazione sulla "Giustizia" in Italia.
        Siamo in tanti, che da tanti anni ripetiamo costantemente le stesse cose ed ora, il fatto di vederle confermate in toto da una "Autorità Giudiziaria" quale è il  Procuratore Aggiunto della Procura di Roma non può che provocare una soddisfazione ed una gioia straripante.
        Unitamente a diverse altre persone, il sottoscritto da diversi anni stà parlando del "Problema" giustizia ed ha già detto che, in quanto la seconda è "Latitante", in Italia esiste esclusivamente il"Problema".
        Lo scrivente iniziò a parlare dei fatti che lo riguardavano direttamente, poi, rifacendosi ai codici, sia Penale nonchè di Procedura, ha cercato di esporre, nel modo più esaustivo possibile, tutte le storture, le anomalie, le omissioni che costantemente vengono poste in essere dai vari "Togati" per poi sfociare ovviamente nei vari falsi ideologici, nei vari occultamenti di atti veri, nei vari usi di atti falsi, nelle varie frodi processuali, i vari favoreggiamenti personali e nei vari favoreggiamenti reali.
        Ultimamente, ovviamente prendendo spunto dagli arresti che sono stati eseguiti negli ultimi due anni. il sottoscritto, negli ultimi post pubblicati ha cercato di porre in risalto ed evidenziare il più possibile che questi arresti non sono da considerarsi assolutamente come fatti isolati ma bensì una prassì consolidata derivante dalla "Forma-Mentis" di tantissimi togati i quali (non mi stancherò mai di ripeterlo), si avvalgono del "Vincolo Associativo" che li accomuna quasi tutti e che viene "Rigorosamente" rispettato dai loro colleghi o confratelli o affiliati che dir si voglia in quanto, come sappiamo, nessun "Togato" procede mai nei confronti di un collega e gli elementi, anche se prove piene ed atti pubblici, vengono sfacciatamente e vergognosamente occultati.
        Proprio negli ultimi post, anche sulla scorta delle dichiarazioni televisive di quel Sig. Giudice Morcavallo del tribunale dei minori di Bologna, ho puntualizzato il fatto che, nei cosiddetti palazzi della "Giustizia", il "Delinquere" è una "SPUDORATA COSTANTE" e questa sera, in rete è giunta questa "CLAMOROSA E FANTASTICA CONFERMA" in quanto, come si può leggere, il Signor Procuratore Aggiunto di Roma Dr. Nello Rossi, scendendo anche in dettaglio ha analizzato questa grave tematica giungendo a conclusioni oltremodo oggettive che sono "Devastanti"; "Tremende"  ma "INEQUIVOCABILMENTE ED INCONTROVERTIBILMENTE VERITIERE"nonchè riportate da una persona, (Un Signore), che può esprimersi con totale cognizione di causa e che, considerata la professione ed il ruolo rivestito, ha assistito a chissà quante condotte "Aberranti", tenute dai vari "Togati" di quella sede ove si ricorda, in questo anno è stato arrestato il P.M. "Staffa", il "Giudice" Chiara Schettini, ed il "Giudice del tar Lazio Franco Angelo Maria De Bernardi.

        Naturalmente è bene rimarcare che i cittadini altro non sono che "Inermi Vittime" di queste "Associazioni a Delinquere" sparse su tutto il territorio nazionale (I Palazzi della Giustizia) e come tanti altri Signori che purtroppo hanno avuto a che fare con il "Marciume" costituito dal"Sistema Giustizia", anche il sottoscritto (Pur consapevole che il tutto sarebbe stato "INSABBIATO"), ha proceduto alla formale denuncia di nr. "SEI" togati di Pistoia e cioè: "Costantini Luciano, ex P.M., ex Giudice civile ed attualmente Giudice Penale sempre nel circondario di Pistoia; Dell'Anno Renzo, ex Procuratore Capo di Pistoia, "NON" riconfermato dal C.S.M. che riscontrò "Gravi carenze Professionali" relativamente al "Soggetto" il quale, "Stranamente" ha vinto il suo ricorso al t.a.r. del Lazio ed ora si ritrova comunque a Pistoia ma pare, come Sost. in quanto il facente Funzione è un'altro Sost.; Selvarolo Rosa "Giudice di Pistoia; Tredici Roberto, Giudice diPistoia; Buzzegoli, "Giudice di Pistoia e Garufi Daniela Giudice civile sempre a Pistoia.
        I soggetti di cui sopra sono stati (come previsto), chiaramente "Protetti" da tale Baldini Ferdinando, g.i.p. di Genova il quale, ripeto, "Insabbiò" il tutto ma, non vi è dubbio alcuno che siano responsabili di quanto a loro penalmente contestato poichè oggettivo e provato anche in modo documentale.

        DOMANDA: SE IN UN PAESE (SULLA CARTA) "CIVILE", NON SONO SUFFICIENTI QUESTE CHIARE E NETTE DICHIARAZIONI FATTE DA APPARTENENTI ALLA MAGISTRATURA ( Giudice Morcavallo Trib. Min. di Bologna e Proc. Agg. di Roma Nello Rossi) I QUALI HANNO FATTO IL PIENO DI AVER  A CHE FARE CON LA MIRIADE DI PERSONAGGI DELLA STESSA RISMA DI QUELLI DA ME SOPRACITATI, CHE COSA DEVE ACCADERE AFFINCHE' VI SIA L'INTERVENTO DI QUALCUNO ?
        SONO MIGLIAIA I CITTADINI VITTIME DI QUESTI "DELINQUENTI", COSA STIAMO ASPETTANDO, CHE IL NUMERO DELLE VITTIME AUMENTI ?
        OPPURE CHE ALCUNE REAZIONI, DETTATE DALLA DISPERAZIONE PRODUCANO ALTRE SCIAGURE ?
        SPERO SI COMPRENDA CHE ORAMAI LA "CORDA E' ROTTA" E NON PUO' ESSERCI CONFERMA PIU' CHIARA E AUTOREVOLE DI QUELLA DEL. DR. NELLO ROSSI PROC. AGG. NELLA CAPITALE IL QUALE HA PARLATO DI UNA ORAMAI INCANCRENITA "CORRUZIONE GIUDIZIARIA" E DI UNA "UTILIZZAZIONE TRUFFALDINA DEL PROCESSO"

        A Giovanni Pancari piace questo elemento
      2. .


      Bruno Falzea ha condiviso un link.

      4 ore fa
      AMICI CARISSIMI, VI PREGO DI DIVULGARE QUESTA CLAMOROSA RIVELAZIONE DEL PROCURATORE AGGIUNTO DI ROMA E CAPO DEL POOL SUI REATI ECONOMICI CHE HA CONFERMATO: >.



      Frodi, furti, corruzioni: quando il processo diventa criminogeno

      Donatella Stasio23 luglio 2013
      IN QUESTO ARTICOLO

      ROMA
      A leggerla bene, la cronaca giudiziaria recente descrive un paradosso: il processo, luogo di accertamento della verità, viene stravolto e piegato a interessi criminali. Nello Rossi, Procuratore aggiunto di Roma e capo del pool sui reati economici, lo conferma: «Il processo si trasforma in un inedito ambiente criminogeno, nel quale si corrompe, si falsifica, si ruba. Siamo di fronte a un segmento altamente specializzato della criminalità dei colletti bianchi: la criminalità del giudiziario». I protagonisti principali sono giudici e avvocati, che «sfruttano a proprio vantaggio, spesso con straordinaria astuzia, tutti i fattori di crisi della giustizia in Italia: l'enorme numero di processi, la complessità e farraginosità delle procedure, le difficoltà degli enti (soprattutto previdenziali) di controllare i dati di un contenzioso spesso sterminato».
      L'ultimo caso eclatante è di ieri, con i sette arresti per corruzione in atti giudiziari chiesti dalla Procura di Roma e ordinati dal Gip. Una fogna in cui sguazzavano giudici, imprenditori, banchieri, faccendieri, aspiranti notai bocciati al concorso. Uno scandalo di dimensioni enormi. L'ennesimo emblema di un «fenomeno» più generale e allarmante, su cui Rossi accetta di riflettere con Il Sole 24 ore. Premettendo: «Forse dobbiamo avere il coraggio di guardare di più al nostro interno, ai meccanismi che vengono alterati e alle cadute di moralità dei protagonisti della giustizia».
      La corruzione dei giudici, anzitutto. «È certamente il fenomeno più inquietante: qui il patto tra corruttore e corrotto è il più iniquo perché getta sulla "bilancia" un peso truccato con effetti devastanti sia sulla singola vicenda processuale sia sulla credibilità del sistema giudiziario, tant'è che neanche un anno fa il legislatore ha aumentato le pene per questo reato». Eppure, l'effetto deterrente di questo intervento sembra smentito dalla cronaca. Come mai? «Spesso, negli episodi più recenti non siamo di fronte a un singolo accordo corruttivo; il giudice infedele mette in moto un vero e proprio ciclo corruttivo, un ingranaggio ben oliato che investe più processi». Il vero deterrente sono «indagini accurate, che reggano alla prova del processo, eliminando il senso di impunità del giudice corrotto». Ma «molto resta da fare sul piano della deontologia di tutte le categorie, compresi gli avvocati».
      La corruzione giudiziaria è infatti solo uno dei tasselli del mosaico della «criminalità del giudiziario». C'è anche «l'utilizzazione truffaldina del processo», come quella emersa nel caso altrettanto clamoroso - e recente - dei processi previdenziali "finti". «Avvocati che falsificano le firme di incarico di clienti inesistenti (persone ignare, per lo più residenti all'estero, o morte), che ottengono in giudizio moltissime condanne dell'Inps a pagare interessi e rivalutazione su prestazioni previdenziali e che infine incassano personalmente le somme liquidate, grazie alla complicità di funzionari di banca. Non solo: su questa frode ne hanno subito innestata un'altra, altrettanto redditizia, imbastendo ulteriori processi, anch'essi fittizi, e incassando, in base alla legge Pinto, anche il risarcimento per l'eccessiva durata dei processi previdenziali fasulli». Un'integrale strumentalizzazione del processo, insomma. «Sì, come luogo in cui vengono fatti agire dei fantasmi, vere e proprie "anime morte" della giurisdizione».
      Va bene Gogol', ma ci sono anche processi veri con anime vive e avide. «È la terza tessera del mosaico», occasione di torsione della giustizia e di clamorose ruberie. Sono «i furti perpetrati sui beni che restano dopo il fallimento dell'impresa, da ripartire ugualmente tra tutti i creditori e spesso sviati su altre strade. Soldi dirottati da curatori infedeli, ingannando il giudice o talvolta con la sua complicità, verso creditori inesistenti o per prestazioni artificiose in favore dell'impresa fallita, e subito smistati verso banche di paradisi fiscali».
      L'elenco potrebbe continuare. Le indagini rivelano trucchi e stratagemmi sofisticati. «Certo, la stragrande maggioranza di chi opera nel mondo della giustizia è fatta di onesti. Anche loro sono vittime della criminalità del giudiziario. La repressione dei corrotti e dei falsari, oltre a tutelare i cittadini, serve anche a salvaguardare questi onesti».
      © RIPRODUZIONE RISERVATA

                                                             //////////////////////////

      All.nr.151) LA CORTE DEI CONTI CONDANNA L'EX GIUDICE EDI PINATTO. OK, DEVE PAGARE MA.....

      24 agosto 2013 alle ore 10.09
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      12 LUGLIO 2013 ALLE ORE 12.54

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      Il punto che non deve essere perso di vista è che ok, otto anni per il deposito di una sentenza sono a dir poco "Inqualificabili" ma, come ben riportato nel documento che segue, il citato "Pinatto", ossia l'ex giudice, era a suo tempo P.M. in quel di Milano ed aveva già subito due procedimenti disciplinari in quanto noto lo stato di evidente "estasi contemplativa" nel quale cadeva ogni volta che il suo lavoro prevedeva la compilazione di documenti giudiziari di qualsiasi genere.
      Adesso, anche con una minima riflessione si può comprendere che un soggetto del genere, se rimosso dalla sede milanese ove svolgeva le funzioni di magistrato "Inquirente", per certo non deve e non può essere trasferito in una località come "Gela" (Caltanissetta) e per di più ad espletare le funzioni di magistrato "Giudicante" in processi mastodontici contro "Cosa nostra".
      I risultati sono quelli che conosciamo ma non può essere individuato, quale responsabile il solo "Pinatto" n quanto ogni procura ha il suo "Procuratore", ogni tribunale ha il suo "Presidente" così come ogni corte d'appello ha il suo procuratore generale presso quella sede.
      Naturalmente non deve e non può essere dimenticato il noto "C.S.M." ossia l'organo di autogoverno della magistratura.
      Infatti, sarà sempre troppo tardi quando tale istituzione cesserà di essere organo di "Autotutela" dei "Magistrati" (o, come nel caso presunti tali) volendo "Ignorare" le migliaia di denunce a carico dei "Togati" che, i cittadini propongono a seguito delle oramai classiche "Omissioni" di atti  d'ufficio e della commissione di altri ben più gravi delitti ma, a proposito di quanto sopra, le disposizioni del citato c.s.m. pare che siano quelle di "Archiviare" aprioristicamente ed in modo pregiudiziale (in pratica "Insabbiare" sempre e comunque), qualsiasi denuncia sporta nei confronti di "Magistrati" i quali, consapevoli di ciò, continuano tranquillamente a delinquere come e quando vogliono e coloro che pagano sono i "Cittadini" i quali si ritrovano soli contro la "Casta" di "Intoccabili" che ben conosciamo.
      Per concludere Ok, la notizia fa scalpore, otto anni per il deposito di una sentenza, il giudice rimosso e condannato al pagamento dei danni ma, che nessuno pensi che, con un "Pinatto" una tantum, possa essere considerato risolto il "Problema-Giustizia" poichè in questo paese la seconda è latitante e quindi resta esclusivamente il "Problema" costituito da una infinità di soggetti con la "Toga" i quali, quotidianamente si rendono responsabili delle cose più "Aberranti" e comunque sempre nel più totale disprezzo della legge penale la quale è sempre "Artatamente" manipolata per curare il prezzo o il profitto di qualcuno ed anche i precedenti arresti di altri due "Magistrati" (molto recenti) nonchè la denuncia televisiva di un Signor Giudice, appartenente al tribunale dei minori di Bologna, il quale ha esposto tutto il "Malaffare" che regna all'interno della "Casta" (meglio conosciuta come "Magistratura"), altro non sono che delle eccezioni che confermano una regola la quale consiste nello sfacciato potere in possesso di un ordine statale che, considerati i "Quattro milioni" di casi di malagiustizia, dal dopoguerra a tutt'oggi, non ha più ragione di esistere con questi presupposti e deve essere radicalmente riformato nella sua architettura come non ha mancato di ricordare anche il Presidente delle camere penali italiane durante un  suo intervento televisivo.

      QUASI QUASI DIFENDO EDI PINATTOgiovedì 26 marzo 2009di Mauro Mellini

          L’idea che, forse, era il caso di spendere qualche parola in difesa del magistrato di Gela che aveva ritardato otto anni a depositare la sentenza in un processo di mafia, mandando così in prescrizione molti e gravi reati, Edi Pinatto l’ebbi già allora, lo confesso, quando scoppiò il caso di quel (non del tutto) incredibile ritardo.
          Se non lo feci, anche questo lo confesso, fu per non dare ai molti che già lo ritengono, argomenti in pro della tesi, che io ho proprio il vizietto di voler andare contro corrente. Ma poi mi parve, e mi pare, che prima di Edi Pinatto c’è molta altra gente colpevole magari senza scusanti e, tuttavia, meritevoli di qualche evidente attenuante, per la quale non si trova un cane disposto ad invocare il senso delle proporzioni ed il dovere di non ignorare quel tanto di ragione che possono avere anche i colpevoli.
           Soprattutto, però, a sollievo della colpa del magistrato più poltrone d’Italia (la definizione non è mia) più che l’invocazione di attenuante (che, se ce n’erano, in otto anni avevano fatto in tempo ad andare in fumo) era un richiamo all’osservanza della giustizia distributiva.
          Se il giudice estensore di una sentenza, specie in un grosso processo con gravi imputazioni e molti imputati, tarda otto anni a redigerla e depositarla, non venite a dirmi che solo lui merita un provvedimento disciplinare. Presidente, procuratore della Repubblica, procuratore generale, avvocati (se non altro quelli di parte civile) e magari il cancelliere, che ci stanno a fare? Aspettavano proprio che il campione di lentezza avesse realizzato un primato indiscutibile ed imbattibile?
          Nessuno, invece, a quanto pare, ha dovuto rispondere quanto meno di “culpa in vigilando”. E, magari, qualcun altro non avrebbe dovuto rispondere di “culpa in eligendo” per avergli consentito con una così spiccata propensione alla stasi contemplativa, di fare il magistrato e di affidargli pure la redazione di sentenze oggettivamente mastodontiche?
          Tutto ciò è solo disagio per la sensazione che molte altre responsabilità siano state dimenticate. Non quindi attenuanti.
          Attenuanti, semmai, avrebbero potuto adombrasi per una considerazione. Quella sentenza (processo, lo ripetiamo, di mafia), con molti imputati, testimoni (pentiti, magari) migliaia di pagine di verbali, chi sa quante udienze, capi di imputazione prolissi etc. etc. avrà comportato doversi redigere la solita sentenza “monumentale”. Monumentale, certo, ma non tale da richiedere per edificarla più tempo di quello occorso per costruire le piramidi.
          Altri, questo è il punto, avrebbero impiegato assai meno. Sentenze di maxiprocessi, veramente monumentali, o meglio, mastodontiche, sono redatte da magistrati d’altro stampo in tempi lunghi, sì, ma, certo non lontanamente paragonabili al primato di Pinatto da Gela. Meraviglia delle meraviglie! Come avranno fatto certi giudici a stilare sentenze di tre, magari quattromila o più pagine in tot mesi, in un anno o giù di lì?
          A conti fatti abbiamo medie di cento e passa pagine al giorno. Primati opposti a quello di Pinatto, a gloria della magistratura e ad esempio per le future generazioni. Già. Ma il miracolo, più che un miracolo è come si usa oggi dire, un tarocco. Ne scrissi qualcosa in un mio libro: “La fabbrica degli errori – breviario di patologia giudiziaria” in un capitolo intitolato “il computer imbroglione”. Cento pagine al giorno sono molte, anche per uno stakanovista delle sentenze. Ma che siano poi cento pagine di autentica “motivazione”, cioè qualcosa come la confessione del travaglio logico attraverso il quale si è giunti a quella decisione, è un’altra cosa. Non è solo in quel libro che si parla del metodo “copia e incolla” con il quale si edificano certe sentenze “monumentali”. Andate a leggerle: vi sono pezzi che ritroverete in decine di altre sentenze dello stesso estensore o di altri. E pagine di verbali di deposizioni di pentiti e di testi di pentitologia altrimenti definita scienza della prova e di altro. Sentenze della Cassazione a bizzeffe che c’entrano e, soprattutto, che non c’entrano un cavolo.
          Quella della motivazione dei provvedimenti giudiziari è un obbligo stabilito dalla stessa Costituzione. Che non vieta il metodo “copia e incolla” (lo ha definito così, di recente, anche un insospettabile magistrato palermitano). Il che non significa che chi così costruisce le motivazioni, ubbidisca alla Costituzione. E nemmeno alla decenza ed alla buona fede. Colpa, certo, del computer, che rende questo metodo facilissimo da praticare e che quasi invita a praticarlo. Cioè a consumare, nella sostanza, un autentico falso, per non parlare alla beffa nei confronti del dettato costituzionale.
          Questa, in sostanza, sarebbe stata la vera, se pur modesta, attenuante per Edi Pinatto giudice del Tribunale di Gela, primatista, etc. etc.
          In sostanza: meglio poltrone che falsario.
          Le cose cominciano a cambiare o, se vogliamo, si ripetono e meglio si comprendono, oggi, che leggiamo sui giornali che Edi Pinatto, già giudicato dalla Sezione Disciplinare del C.S.M. con sentenza di radiazione dall’Ordine Giudiziario, in attesa della decisione del suo ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione, è stato trasferito a Milano, con funzioni di P.M. Ad Edi Pinatto, è capitato, essendo di turno, di dover affrontare (con calma, s’intende) il caso di Moralit El Mustafà, agli arresti domiciliari con l’accusa, tra l’altro, di violenza sessuale su un ragazzino di manco quattordici anni. Esce il decreto che esclude dal “beneficio” dei domiciliari gli imputati di violenza sessuale. Passa un giorno, passa l’altro, Pinatto non chiede di “convertire” la misura cautelare in custodia carceraria.
          Nel frattempo Mustafà, magari terrorizzato dall’idea di dover attendere otto anni la sentenza che lo proclamasse innocente, ha preso il largo e si è reso uccel di bosco.
          “Perservare diabolicum” tuonano tutti i giornali. Eppure stavolta, che so, Pinatto avrà semplicemente avuto bisogno di riflettere per capir bene se una norma di carattere processuale (quale quella sulla custodia cautelare) ma relativa allo stato di libertà, potesse avere veramente e senza ledere il dettato costituzionale, effetto retroattivo, come si vuole abbia questo decreto.
          In ogni caso, anche stavolta è proprio certo che altre responsabilità non si aggiungano a quelle dell’oramai emblematico magistrato? Come mai non è stato, intanto, sospeso cautelativamente? Con i suoi precedenti non avrebbe il capo dell’ufficio fatto bene a tenerlo d’occhio?
          Comunque sia, è augurabile che le Sezioni Unite della Cassazione provvedano sollecitamente. Intanto, però, nessuno dovrebbe alleggerirsi la coscienza levando grida contro Pinatto.
      E’ troppo comodo.

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