La sinistra che si imbarazza per Berlusconi ma si dimentica di aver riciclato ex Br
No, non è assolutamente convincente la contestata "Evasione" fiscale del gruppo fondato da Berlusconi che comunque risulta essere sempre il maggior "Contribuente" italiano (Nove miliardi di euro dal '94).
Come non è convincente il fatto che una persona che sa di essere passato costantemente ai raggi "X" , sia dalla Guardia di Finanza che da Magistratura, nel periodo contestato versi 560 milioni di euro ma "Voglia" risparmiarne "Sette" evitando addirittura di chiedere l'indulto (come tanti evasori fecero).
Di seguito, se ci aggiungiamo tutto quanto emerso riguardo al giudice "Esposito" (e suo fratello), i dubbi, più che legittimi sulla sentanza, aumentano a dismisura.
Ma comunque, rimanendo al termine "Imbarazzo", relativamente a Berlusconi, si deve ricordare che il responsabile del Gruppo è il di lui figlio, come si deve ricordare che Berlusconi silvio non ha ucciso nessuno e tutto il "Male" che ha fatto è fornire un "Lavoro" ad oltre "50.000" persone ed una minima parte delle tasse versate dal suo gruppo, da venti anni, servono per esempio, a pagare gli "Stipendi" che mensilmente percepiscono i "945" parlamentari italiani.
"Imbarazzo" dovrebbe essere provato invece per tutti i "Brigatisti" i quali, responsabili di una infinità di "Omicidi", sono stati "Sistemati" da una parte politica, (per premio alla loro condotta), sia nel parlamento che in altre sedi ove espletano delle funzioni che, considerato il loro passato dovrebbero essere a loro assolutamente inibite.
Quì di seguito, per esempio è riportata una lista di bei "Soggettini" i quali è (è stato deciso), sono meritevoli di ricoprire tali ruoli ed essere comunque a carico dello stato.
"Uccidere" evidentemente è un merito.
Come non è convincente il fatto che una persona che sa di essere passato costantemente ai raggi "X" , sia dalla Guardia di Finanza che da Magistratura, nel periodo contestato versi 560 milioni di euro ma "Voglia" risparmiarne "Sette" evitando addirittura di chiedere l'indulto (come tanti evasori fecero).
Di seguito, se ci aggiungiamo tutto quanto emerso riguardo al giudice "Esposito" (e suo fratello), i dubbi, più che legittimi sulla sentanza, aumentano a dismisura.
Ma comunque, rimanendo al termine "Imbarazzo", relativamente a Berlusconi, si deve ricordare che il responsabile del Gruppo è il di lui figlio, come si deve ricordare che Berlusconi silvio non ha ucciso nessuno e tutto il "Male" che ha fatto è fornire un "Lavoro" ad oltre "50.000" persone ed una minima parte delle tasse versate dal suo gruppo, da venti anni, servono per esempio, a pagare gli "Stipendi" che mensilmente percepiscono i "945" parlamentari italiani.
"Imbarazzo" dovrebbe essere provato invece per tutti i "Brigatisti" i quali, responsabili di una infinità di "Omicidi", sono stati "Sistemati" da una parte politica, (per premio alla loro condotta), sia nel parlamento che in altre sedi ove espletano delle funzioni che, considerato il loro passato dovrebbero essere a loro assolutamente inibite.
Quì di seguito, per esempio è riportata una lista di bei "Soggettini" i quali è (è stato deciso), sono meritevoli di ricoprire tali ruoli ed essere comunque a carico dello stato.
"Uccidere" evidentemente è un merito.
Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd dimessosi dopo la figuraccia consumata in parlamento in occasione dell’elezione del presidente della repubblica trasformata dal Pd in congresso di partito, immediatamente dopo la condanna definitiva per frode fiscale comminata a Berlusconi ha tuonato: “Vorrei che si chiedesse al Pdl se intende essere guidato da chi è stato condannato per evasione fiscale”. Una frase inserita in un discorso in cui lo stesso Bersani rifletteva sul fatto che fosse il momento di ragionare sulla questione della governabilità e il possibile rischio di ingovernabilità. In pratica, l’ex segretario del Pd, chiedendo al Pdl se ritenesse opportuno “essere guidato da un evasore”, metteva in guardia anche il suo partito dalla prospettiva di far parte di una maggioranza assieme al condannato Berlusconi.
Bersani, verosimilmente, non voleva solo stigmatizzare il fatto che gli ex avversari di un ventennio di barricate avessero come guida e mente un condannato in via definitiva, ma anche riaprire il mai tramontato discorso sulla “questione morale”. Il solito “noi e loro”.
E’ un discorso che il Pd può ancora permettersi? Domanda più che lecita, pensando alle recenti vicende Montepaschi, o al sistema Sesto di Penati, o ancora ai tanti indagati e condannati tra coloro che a vario titolo rivestono cariche politiche in quota Pd. Non avrà un segretario condannato in via definitiva per frode fiscale, ma ha comunque le sue magagne giudiziarie che non permetterebbero a Bersani o chicchessia di ritentare con il tormentone sulla questione morale. Anche perché di compagni di viaggio scomodi il Pd ne ha avuti e tollerati abbastanza, senza mai farsi domande se fosse o meno opportuno fare valutazioni. Perché mai, quindi, il Pd dovrebbe preoccuparsi di essere al governo con Berlusconi, limitatamente al fatto che quest’ultimo è stato condannato per frode fiscale?
Proviamo a scorrere un elenco di “cattive compagnie” che non hanno mai scandalizzato né il Pd né il centro-sinistra tutto. Non ci ricordiamo ammonimenti di Bersani, ad esempio, quando il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha assunto come capo di gabinetto Maurizio Azzolini, condannato a 9 anni e 11 mesi per concorso in omicidio: persino una foto lo ritrae intento a sparare durante un corteo di protesta svoltosi il 14 maggio 1977, giorno in cui sarà ucciso l’agente di Polizia Antonio Custra da un leader di Autonomia Operaia. Azzolini quel giorno non ha ucciso nessuno, ha solo sparato. In realtà, se volessimo essere pignoli, neppure Berlusconi ha ucciso nessuno.
Il binomio Pd (o Ds, Pds, Ulivo)-contestatori degli anni ’70 in realtà è piuttosto ricorrente.
Ai tempi dell’ultimo governo Prodi, ad esempio, l’allora Ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha pensato bene di piazzare all’interno della Consulta nazionale per le tossicodipendenzeSusanna Ronconi, ex brigatista rossa condannata a 12 anni di reclusione per aver fatto parte del commando che ha a Padova ucciso due attivisti del Msi, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Correva l’anno 1974.
Silvia Baraldini, condannata in Usa a 43 anni di detenzione per associazione sovversiva, è stata invece premiata in Italia: il 27 dicembre 2002, dopo essere uscita dal carcere per motivi si salute, l’allora assessore romano alle politiche sul lavoro, Luigi Nieri (Rifondazione Comunista), l’ha assunta come consulente con mansioni di “analisi delle caratteristiche del lavoro femminile e del suo precariato”, un incarico da 12.000 euro lordi l’anno. La giunta era quella di Walter Veltroni.
Sergio D’Elia, ex dirigente dell’organizzazione sovversiva Prima Linea, è stato invece eletto nel 2006 a Montecitorio presentandosi come candidato della Rosa nel Pugno, e poi persino nominato segretario alla presidenza della Camera. La sua è una storia movimentata: arrestato e condannato in primo grado a 30 anni di carcere per banda armata e concorso in omicidio, la pena gli viene ridotta a 25 anni in Appello, di cui ne sconterà solo 12 in virtù dell’applicazione della legge sulla dissociazione dal terrorismo. Nel 2000 il Tribunale di Roma lo riabilita, gli cancella le pene accessorie e gli consente l’eleggibilità.
In quella stessa legislatura, assistente particolare del sottosegretario all’Interno Francesco Bonato (sempre di Rifondazione Comunista) era Roberto Del Bello, ex BR di Venezia condannato nel 1985 a 4 anni e sette mesi per banda armata.
E poi Daniele Farina, eletto nel 2006 alla Camera nella circoscrizione Lombardia 1 e nominato vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera, si spera per meriti non riconducibili al suo curriculum giudiziario: condannato a 1 anno e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e possesso di una molotov, a 10 mesi per scontri in piazza Duomo tra Leoncavallo e servizio d’ordine del sindacato, a 4 mesi e 20 giorni per l’occupazione del centro sociale. Ricandidatosi nel 2008 per Sinistra Arcobaleno, non è stato rieletto. Attualmente è coordinatore provinciale di Sel, partito che in queste ultime elezioni politiche svoltesi lo scorso febbraio l’ha messo in seconda posizione nella lista per la circoscrizione Lombardia 1, riportandolo così a Montecitorio. Vale la pena ricordare che Sel, pur essendo attualmente all’opposizione, si è presentata all’appuntamento elettorale in coalizione con il Pd di Bersani.
Ma gli ex terroristi degli anni ’70 non hanno fatto solo carriera politica. Quasi tutti si sono“riciclati”, garantendosi anche un posto che conta o un tenore di vita agiato. Talune volte anche grazie alle “spintarelle” provenienti dagli ambienti riconducibili alla sinistra e al Pd (cooperative sociali, comunità, associazioni e così via).
Ne traccia un elenco affidabile e approfondito il blog Lisistrata, citando anche come fonte un articolo del Giornale pubblicato il 4 ottobre 2006, a firma Gian Marco Chiocchi. Lo riportiamo con qualche aggiornamento
Bersani, verosimilmente, non voleva solo stigmatizzare il fatto che gli ex avversari di un ventennio di barricate avessero come guida e mente un condannato in via definitiva, ma anche riaprire il mai tramontato discorso sulla “questione morale”. Il solito “noi e loro”.
E’ un discorso che il Pd può ancora permettersi? Domanda più che lecita, pensando alle recenti vicende Montepaschi, o al sistema Sesto di Penati, o ancora ai tanti indagati e condannati tra coloro che a vario titolo rivestono cariche politiche in quota Pd. Non avrà un segretario condannato in via definitiva per frode fiscale, ma ha comunque le sue magagne giudiziarie che non permetterebbero a Bersani o chicchessia di ritentare con il tormentone sulla questione morale. Anche perché di compagni di viaggio scomodi il Pd ne ha avuti e tollerati abbastanza, senza mai farsi domande se fosse o meno opportuno fare valutazioni. Perché mai, quindi, il Pd dovrebbe preoccuparsi di essere al governo con Berlusconi, limitatamente al fatto che quest’ultimo è stato condannato per frode fiscale?
Proviamo a scorrere un elenco di “cattive compagnie” che non hanno mai scandalizzato né il Pd né il centro-sinistra tutto. Non ci ricordiamo ammonimenti di Bersani, ad esempio, quando il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha assunto come capo di gabinetto Maurizio Azzolini, condannato a 9 anni e 11 mesi per concorso in omicidio: persino una foto lo ritrae intento a sparare durante un corteo di protesta svoltosi il 14 maggio 1977, giorno in cui sarà ucciso l’agente di Polizia Antonio Custra da un leader di Autonomia Operaia. Azzolini quel giorno non ha ucciso nessuno, ha solo sparato. In realtà, se volessimo essere pignoli, neppure Berlusconi ha ucciso nessuno.
Il binomio Pd (o Ds, Pds, Ulivo)-contestatori degli anni ’70 in realtà è piuttosto ricorrente.
Ai tempi dell’ultimo governo Prodi, ad esempio, l’allora Ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha pensato bene di piazzare all’interno della Consulta nazionale per le tossicodipendenzeSusanna Ronconi, ex brigatista rossa condannata a 12 anni di reclusione per aver fatto parte del commando che ha a Padova ucciso due attivisti del Msi, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Correva l’anno 1974.
Silvia Baraldini, condannata in Usa a 43 anni di detenzione per associazione sovversiva, è stata invece premiata in Italia: il 27 dicembre 2002, dopo essere uscita dal carcere per motivi si salute, l’allora assessore romano alle politiche sul lavoro, Luigi Nieri (Rifondazione Comunista), l’ha assunta come consulente con mansioni di “analisi delle caratteristiche del lavoro femminile e del suo precariato”, un incarico da 12.000 euro lordi l’anno. La giunta era quella di Walter Veltroni.
Sergio D’Elia, ex dirigente dell’organizzazione sovversiva Prima Linea, è stato invece eletto nel 2006 a Montecitorio presentandosi come candidato della Rosa nel Pugno, e poi persino nominato segretario alla presidenza della Camera. La sua è una storia movimentata: arrestato e condannato in primo grado a 30 anni di carcere per banda armata e concorso in omicidio, la pena gli viene ridotta a 25 anni in Appello, di cui ne sconterà solo 12 in virtù dell’applicazione della legge sulla dissociazione dal terrorismo. Nel 2000 il Tribunale di Roma lo riabilita, gli cancella le pene accessorie e gli consente l’eleggibilità.
In quella stessa legislatura, assistente particolare del sottosegretario all’Interno Francesco Bonato (sempre di Rifondazione Comunista) era Roberto Del Bello, ex BR di Venezia condannato nel 1985 a 4 anni e sette mesi per banda armata.
E poi Daniele Farina, eletto nel 2006 alla Camera nella circoscrizione Lombardia 1 e nominato vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera, si spera per meriti non riconducibili al suo curriculum giudiziario: condannato a 1 anno e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e possesso di una molotov, a 10 mesi per scontri in piazza Duomo tra Leoncavallo e servizio d’ordine del sindacato, a 4 mesi e 20 giorni per l’occupazione del centro sociale. Ricandidatosi nel 2008 per Sinistra Arcobaleno, non è stato rieletto. Attualmente è coordinatore provinciale di Sel, partito che in queste ultime elezioni politiche svoltesi lo scorso febbraio l’ha messo in seconda posizione nella lista per la circoscrizione Lombardia 1, riportandolo così a Montecitorio. Vale la pena ricordare che Sel, pur essendo attualmente all’opposizione, si è presentata all’appuntamento elettorale in coalizione con il Pd di Bersani.
Ma gli ex terroristi degli anni ’70 non hanno fatto solo carriera politica. Quasi tutti si sono“riciclati”, garantendosi anche un posto che conta o un tenore di vita agiato. Talune volte anche grazie alle “spintarelle” provenienti dagli ambienti riconducibili alla sinistra e al Pd (cooperative sociali, comunità, associazioni e così via).
Ne traccia un elenco affidabile e approfondito il blog Lisistrata, citando anche come fonte un articolo del Giornale pubblicato il 4 ottobre 2006, a firma Gian Marco Chiocchi. Lo riportiamo con qualche aggiornamento
Roberto Adamoli: Esponente BR, gambizzò l’esponente DC Antonio Iosa, ha lavorato al Parco Lambro di Milano nel gruppo Exodus, che assiste i tossicodipendenti di Don Antonio MazziCompagni di viaggio scomodi per la sinistra italiana, anche di oggi. Davvero difficile vergognarsi di Berlusconi.
Corrado «Federico» Alunni: Fondatore Br, le lascerà per dare vita alle Formazioni Comuniste Combattenti, in seguito nel 1978 viene arrestato. Nel 1980 tenta la fuga da San Vittore insieme a Vallanzasca, nel 2003 scrive un libro con altri autori («La rapina in banca, storia, teoria, pratica»), da anni è fuori di galera e lavora in una coop informatica.
Vittorio «Alvaro» Antonini: Già responsabile della colonna romana Br, arrestato nel 1985, è in semilibertà dal 2000. Oggi è vicepresidente dell’associazione culturale Papillon-Rebibbia promotrice della protesta che nel 2004 si è allargata a tutte le carceri. Ha avuto l’onore di essere convocato a Montecitorio dalla commissione-giustizia per discutere dei problemi delle galere. Smentì di esser stato perquisito in cella dopo l’omicidio D’Antona.
Lauro Azzolini: Membro esecutivo delle Br nel processo Moro, tre ergastoli, l’uomo che sparò a Montanelli, è libero. Da semilibero ha iniziato a lavorare in una coop che si occupa di no-profit, settore disabili, per la Compagnia delle Opere.
Barbara Balzerani: Svariati ergastoli, ai vertici delle prime Br-Pcc, autrice del libro «Compagna Luna» per Feltrinelli, ha lavorato con la coop Blow Up di Trastevere specializzata nell’informatica musicale. Arrestata nel 1985 ottiene i primi permessi agli inizi degli anni Novanta. Ora è libera, con la condizionale di 5 anni, anche se aveva accumulato 4 ergastoli e ha partecipato ai delitti più efferati: dalla scorta di Moro al gen. Dozier.
Cecco Bellosi: Ex componente della colonna Walter Alasia, in manette nel 1980, condannato a 12 anni, libero nel 1989. Da oltre vent’anni lavora come coordinatore dell’Associazione Comunità Il Gabbiano per persone con problemi di dipendenza e per minori in difficoltà. Scrive libri editi da Rizzoli e Milieu edizioni-
Paola Besuschio: Il suo nome venne fatto dalle Br durante il sequestro Moro, era detenuta, ne volevano la liberazione in cambio del leader Dc. Lavora in una cooperativa statistica.
Maurice Bignami: Ex comandante di Prima Linea, fu arrestato a Torino nel 1981, mentre cercava di assaltare un’oreficeria. Imbracciava un mitra, ma non ebbe tempo di usarlo. Due ergastoli e una lunga serie di delitti alle spalle: l’agente Giuseppe Lo Russo, lo studente Emanuele Iurilli, il dirigente Fiat Carlo Ghigleno, il barista Carmine Civitate. In semilibertà dal 1992 ha preso servizio presso la Caritas di Roma, insieme con la moglie Maria Teresa Conti, anche lei ex militante di «Prima linea».
Vittorio Bolognese: Colonnello delle Br-Partito Guerriglia, è in semilibertà dal settembre 2000. Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec dove ha trovato Pancelli, Piccinino e altri ex irriducibili.
Ovidio Bompressi: condannato a 22 anni di reclusione per l’assassinio del commissario Calabresi, graziato dal presidente della Repubblica su richiesta di personaggi della sinistra, ma anche di due “moderati” come Clemente Mastella dell’UDEUR e Rutelli della Margherita, può già godersi la definitiva libertà.
Franco Bonisoli: Brigatista del commando di via Fani, ergastolano, 13 anni di carcere, dissociato, è libero. Ha fatto il grafico in una Coop di Sesto San Giovanni, lavora in una società di servizi ambientali.
Anna Laura Braghetti: Ex compagna di Prospero Gallinari, è coinvolta nell’omicidio del giudice Vittorio Bachelet, è la carceriera di Aldo Moro in via Montalcini, nota come «signora Altobelli»: condannata al carcere a vita. Ha scritto alcuni libri, dal 1994 lavora tutti i giorni all’organizzazione di volontariato vicina ai Ds, «Ora d’Aria» che si interessa alle problematiche dei detenuti. Nel 2002 ottiene la condizionale. Nel 2007 ha ottenuto un incarico di Stato e ha lavorato per Italia Lavoro.
Paolo Cassetta: Esponente tra i più duri del partito armato, raffica di condanne alle spalle, è semilibero da un bel pezzo. Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale intorno a cui gravitano vecchie conoscenze degli anni di piombo, come Bruno Seghetti e Cecilia Massara.
Geraldina Colotti: Militante delle Ucc, ex insegnante di filosofia, ferita in un conflitto a fuoco nel gennaio del 1987, è in semilibertà e dal 1999 ha lavorato alla coop romana 32 dicembre, poi impiegata al quotidiano Il Manifesto.
Maria Teresa Conti: Ex militante di «Prima linea», fa parte delle “squadre armate proletarie”. Fra le sue gesta il sequestro e il ferimento dell’ostetrica Domenica Nigra, gambizzata con accuse inventate. Come il marito ex terrorista Maurice Bignami, lavora presso la Caritas di Roma.
Anna Cotone: Ex BR del feroce Partito Guerriglia, coinvolta nel sequestro dell’ex assessore dc Ciro Cirillo, arrestata nel 1982, in semilibertà da anni, ha lavorato dal 2002 nella segreteria politica dell’europarlamentare di Rifondazione comunista, Luisa Morgantini.
Renato Curcio: Fondatore e ideologo delle Br, gira l’Italia facendo conferenze in scuole, università, consigli comunali, presenta i suoi libri ai festival dei partiti. Da anni è a capo della coop editoriale «Sensibili alle foglie» che si occupa di studi sulla lotta armata, carcere e droga, tema quest’ultimo cavalcato da don Gallo, il parroco antagonista di Genova recentemente scomparso, che ha presentato il libro edito da Curcio insieme a Dario Fo. Condannato a 30 anni, ne ha scontati 24, è semilibero dal 1993.
Enzo Fontana: Militante del GAP, poi scrittore di successo e studioso di Dante Alighieri, ha lavorato alla “Bottega Creativa” della Caritas.
Diego Fornasieri: Insieme ad altri ex detenuti è attivo nel no-profit attraverso la cooperativa sociale di prodotti biologici «Arete». Guerrigliero di Prima linea, incassa una condanna a 30 anni nel 1983, dopo 3 anni di latitanza, ora è libero.
Alberto Franceschini: Fondatore con Curcio delle Brigate rosse, nel 1983 si dissocia. Ha lavorato all’associazione per detenuti «Ora d’Aria». Condannato a più di 50 anni di galera, esce dal penitenziario dopo soli 17 anni di reclusione. Scrive libri, partecipa a conferenze.
Claudia Gioia: Primula rossa delle Unità Comuniste Combattenti subisce una condanna a 28 anni di prigione per il delitto del generale Giorgieri e per il ferimento dell’economista Da Empoli, processata anche per il delitto di Moro. È in libertà condizionale dal gennaio 2005. Nel 1991 finisce intercettata mentre parla, in cella, col br Melorio di un tentativo di ricostituzione delle Ucc. Ha lavorato come consulente presso il “Macro”, prestigioso museo d’arte contemporanea del Campidoglio.
Eugenio Pio Ghignoni: Brigatista coinvolto e condannato nel processo Moro, è stato il responsabile della Direzione Affari Generali dell’Università Roma Tre, curando la sicurezza.
Maurizio Jannelli: Già capocolonna romano delle Br, ergastolo per vari crimini, tra cui la strage di via Fani, ha lavorato alla Rai come autore a partire dal 1999. Per il Tg3 ha seguito «Il mestiere di vivere», «Diario Italiano», «Residence Bastogi» e ha fatto parte dello staff della trasmissione sportiva «Sfide». Ha scritto «Princesa», libro su un transessuale suicida. Dal 2003 è in condizionale.
Maurizio Locusta: Partecipa al delitto Giorgieri (24 anni di pena), viene estradato dalla Francia nel marzo 1988, dopo qualche anno esce ed è assunto alla fondazione Lelio Basso-Issoco come «assistente di sala consultazione».
Nadia Mantovani: condannata a 20 anni per appartenenza alle Br, ottiene la condizionale a gennaio ’93 quando sconta due terzi della pena. Ex fidanzata di Renato Curcio, è tra le fondatrici dell’associazione per il reinserimento dei detenuti «Verso Casa».
Cecilia Massara: Ex appartenente alle BR-PCC, nel 1994 ottiene la sospensione temporanea della pena, essendo in stato di gravidanza; rientra nel marzo ‘96. Ha lavorato alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale.
Roberto Ognibene: Tra i fondatori delle Br, attualmente lavora in una cooperativa di servizi sociali a Bologna, dopo aver scontato trent’anni di carcere.
Remo Pancelli: Killer dell’ala militarista delle Br «Colonna 28 marzo», viene bloccato dai carabinieri il 7 giugno del 1982. Pluricondannato, viene inserito in una coop sociale.
Ave Maria Petricola: Ex brigatista pentita. Amnistiata nel 1987, nel 2004 la ritroviamo nella lista degli assistenti sociali regionali.
Raffaele Piccinino: Ex irriducibile dei NAP, condannato all’ergastolo e a 22 anni di carcere. Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec.
Bruno Seghetti: Fa parte del gruppo di fuoco che il 16 marzo 1978 sequestra il Presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, così come partecipa attivamente a gran parte delle azioni della colonna romana delle Br fino al suo arresto, il 19 maggio 1980. Condannato all’ergastolo, esce di prigione nell’aprile del 1995, dopo solo quindici anni di detenzione, viene ammesso al lavoro esterno e nel 1999 in seguito a infrazioni gli viene revocato il trattamento e rientra in carcere. Ha lavorato alla coop 32 dicembre.
Sergio Segio: Comandante militare di “Prima linea” e ideologo della dissociazione, oggi lavora nel gruppo Abele di don Luigi Ciotti. Nel 2010 è stato eletto nel direttivo nazionale dell’organizzazione “Nessuno tocchi Caino”.
Giovanni Senzani: Il «criminologo» delle Br-Partito Guerriglia, ergastolano per l’omicidio del fratello del pentito Patrizio Peci, esce nel 1999 in semilibertà ma un anno dopo è dietro la scrivania di un centro di documentazione della Regione Toscana denominato «Cultura della legalità democratica» e inserito nel progetto Informa carcere. Nel 2001 si è scoperto che il centro poteva clonare tutti gli atti, anche quelli segreti, della commissione parlamentare sulle stragi. È coordinatore della casa editrice di sinistra Edizioni Battaglia.
Adriano Sofri: Ex leader di Lotta continua condannato a 22 anni per il delitto Calabresi. Scarcerato nel 2012 per decorrenza della pena, dopo che vari intellettuali ed esponenti della politica ne avevano chiesto la grazia, sempre rifiutato dal Ministro Roberto Castelli nel periodo 2001-2006, nonostante il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi avesse manifestato la volontà di concederla. Nel 2006 ha ottenuto 23 voti all’elezione del presidente della Repubblica. Scrive libri e firma editoriali per il quotidiano Repubblica.
Marco Solimano: Ex di Prima linea, è da varie legislature consigliere comunale di Livorno in quota Pd, prima Ds. Da anni è assistente volontario al carcere di Livorno come responsabile Arci. Pochi mesi fa ha rifiutato di diventare assessore al Sociale della giunta labronica.
Nicola Solimano: Ex di Prima linea, condannato a 22 anni lavora alla Fondazione Michelucci di Fiesole, costituita nel 1982 dalla Regione Toscana e dai Comuni di Pistoia e Fiesole. È stato consulente della Regione Toscana per la nuova legge a tutela dei popoli Rom e Sinti e fra i coordinatori di un campus internazionale nell’ambito dell’iniziativa regionale Porto Franco, per conto dell’Assessorato alla cultura della Regione Toscana.
di Riccardo Ghezzi © 2013 QelsiDai la tua opinione
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