mercoledì 1 ottobre 2014

All.nr.231) IL LUOGOTEN. DEI CC. PALADINI RENATO E' STATO RINV. A GIUD. PER "RIVEL. DEL SEGRETO D'UFF." MA CHE E' STATO IL TRAMITE TRA UN IMPRESARIO EDILE E SUA COGNATA "MARYLIN FUSCO, (EX V. PRES. REG.LIGURIA ED ARRESTATA PER PECULATO) CE NE SIAMO DIMENTICATI ? , ESCE FUORI UN BEL "QUADRETTO".

A PROPOSITO DI GENOVA QUI' DI SEGUITO SI PUO' PRENDERE ATTO DEL TOTALE DEGRADO DI APPARTENENTI ALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI, DEL DEGRADO DELLA POLITICA ED ANCHE DI UN APPARTENENTE ALL'ARMA DEI CC.(LEGGETE CON CALMA TUTTI I CONTATTI ED ANCHE LE INTERCETTAZIONI).



Piace a Chiara Zanasi.

Ok, ieri il Paladini è stato rinviato a giudizio per l"Rivelazione del segreto d'ufficio".

Non possiamo dimenticare però che lo stesso fece "Palesemente" da "Intermediario" tra un costruttore pesciatino (Giordano Rosi che in seguito fu anche arrestato) e l'allora "Vicepresidente" della regione Liguria tale "Marylin Fusco" (sua cognata nonchè moglie del fratello del Paladini Renato ossia Paladini Giovanni ex I.D.V.).
Tale "Intermediazione" era mirata a mettere in contatto diretto la citata Fusco (sua cognata), con il costrutttore Giordano Rosi per la costruzione di un ponte in Liguria e per una spesa di diversi milioni di euro.
Come appare da quanto segue, il "Presidente" della Regione Liguria sospese l'asta ma, non si può ignorare che era già posta in essere la "Turbativa" della medesima, da parte del Paladini Renato che accompagnò personalmente il Rosi dalla cognata Fusco allora Vicepresidente della regione Liguria.
Nel frattempo e cioè nel giugno 2014, la citata "Marylin Fusco" fu arrestata e messa agli arresti domiciliari per peculato ed il fatto era comunque a se stante dalla vicenda della gara d'appalto di cui sopra.
Comunque, tra un tentativo di "Asta turbata" per un lavoro di svariati milioni, l'arresto della citata "Fusco" per peculato ed il rinvio a giudizio del "Luogotenente dei CC. Paladini renato", quest'ultimo sinora ha tranquillamente continuato ad essere il "Comandante" della sezione di P.G. dell'Arma dei CC. presso il Tribunale di pistoia.
Appare opportuno sottolineare che, nelle more del giudizio il soggetto "Paladini Renato" avrebbe dovuto quantomeno essere "Sospeso" da qualsiasi incarico in attesa del chiarimento della sua parte nel contatto tra il citato "Rosi Giordano"(che fu arrestato dalla D.I.G.O.S. di Pistoia) e la "Fusco Marylin" che nel frattempo è stata arrestata per peculato.
Non c'è che dire, è un bel quadretto ma, la speranza è che non sia dimenticato  qualche "Dettaglio" che appare utile per il giudizio dello stesso "Paladini Renato".


Giusto per completezza di informazione siricorda che il citato "Paladini Renato", su delega dell'A.G. competente ebbe a svolgere una attività di indagine a carico di tale "Massa Massimo Manfredi" per un episodio riguardante lo scrivente che, nelle more aveva già fornito "Prove documentali" dalle quali apparivano chiaramente tutti gli elementi (oggettivi e soggettivi) costituenti i reati.

Ma il citato "Paladini Renato", in ossequio agli ordini ricevuti dalla "Procura", "Omise" di contestare al citato "Massa", sia il suo evidente "Falso Ideologico", la sua "Frode processuale", il suo "Occultamento di atto vero" (in concorso con quel P.M.) ed inoltre "Omise" di rappresentare chiaramente che, come risultava da atti, il soggetto "Massa" era "Privo" dei titoli per assolvere ad incarichi peritali di sorta, così come stabilito dal Tribunale di Firenze in data 17.12.99.
Ne sarebbe conseguito che, "Tutti" i documenti tecnici forniti dal soggetto "Massa" sarebbero dovuti essere classificati come "Atti Nulli" e quindi inutilizzabili e tuti i procedimenti che avevano avuto luogo con tali elementi di prova, sarebbero dovuti essere celebrati ex novo.
In tutta questa vicenda il sottoscritto ha dovuto procedere (anche se inutilmente -In Italia-), alla denuncia di nr. "SEI" "Presunti Magistrati" del palazzo di "Giustizia" di Pistoia.

Il tutto, come previsto fu archiviato (insabbiato) a Genova (sede competente) ma, da quanto sopra, emerge chiaramente che il citato "Paladini Renato", considerata la sua "Abituale" condotta, non ha remore a proteggere il responsabile di gravissimi delitti come il citato "Massa Massimo Manfredi" e questo per eseguire gli "Ordini" del "Palazzo" anche se, palesemente "Illegittimi" o comunque "Costituenti reato.
 


A giudizio luogotenente dei carabinieri

Prosciolto assieme al viceprefetto di Pistoia dai reati di abuso d’ufficio e falso, il comandante della sezione di pg dell’Arma sarà processato per rivelazione di segreto d'ufficio.

di Massimo Donati
PISTOIA. Il luogotenente dei carabinieri Renato Paladini è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale per il reato di rivelazione di segreti d'ufficio. Sotto accusa, il colloquio che il sottufficiale dell’Arma – comandante della sezione di pg dei carabinieri presso la procura di Pistoia e per anni comandante della Stazione di Pescia – avrebbe avuto con l'imprenditore pesciatino Giordano Rosi, parte lesa in un’indagine per truffa avviata dopo una querela da lui stesso sporta e affidata allo stesso Paladini.
Il luogotenente sarà processato di fronte al tribunale collegiale il prossimo 26 febbraio. È stato invece prosciolto dalle altre imputazioni per le quali, assieme al viceprefetto di Pistoia, Vittorio De Cristofaro (anche lui prosciolto), il procuratore capo Paolo Canessa aveva chiesto al gup Alessandro Buzzegoli il rinvio a giudizio: falsità ideologica e abuso d’ufficio relativi a una storia del maggio 2012, quando Paladini avrebbe secondo il pm contattato il dirigente della prefettura per far rilasciare ad una sua amica rumena una autorizzazione temporanea alla guida (la patente della ragazza era stata ritirata) senza i necessari documenti.
L’indagine che stava portando avanti il comandante della sezione di polizia giudiziaria dell'Arma vedeva l'azienda di Rosi, la "Leopoldo Rosi spa" di Pescia, come parte lesa di un reato di truffa. Era il settembre 2011 quando il legale rappresentante della "Rosi" presentò una denuncia contro un cliente al quale l'azienda aveva venduto del conglomerato per un valore di 101.000 euro senza essere stato poi regolarmente pagata per la fornitura.
Il pm Francesco Sottosanti incaricò delle indagini la sezione guidata da Paladini. L'accusa è che quest'ultimo avrebbe parlato a Giordano Rosi, di cui era amico, dell'incarico ricevuto quando lo aveva chiamato affinché gli mandasse in ufficio i dipendenti che avrebbe dovuto assumere a sommarie informazioni nell'ambito dell’inchiesta per confermare la patita truffa. Da qui il presunto reato: la rivelazione del contenuto della “delega” ricevuta dal pm, che in quella fase delle indagini era coperta da segreto istruttorio.
«Siamo assolutamente fiduciosi – commentano gli avvocati del sottufficiale, Alessandro Giuliani e Claudio Del Rosso – Siamo soddisfatti per il proscioglimento dalle altre imputazioni da parte del gup, che ha ritenuto comunque necessario uno sviluppo dibattimentale davanti al collegio per accertare la verità dei fatti».
Pienamente soddisfatto l’avvocato Maurizio Bozzaotre, difensore di De Cristofaro, per «una vicenda, durata anche troppo, che ha fortemente provato il mio assistito ma che si è conclusa nel migliore dei modi. Per lui un eventuale rinvio a giudizio sarebbe equivalso quasi ad una condanna».

26 giugno 2014 · 12:06 | commenti 0

“Spese pazze” in Regione, si dimettono Fusco e Piredda

fuscomarylin
Dopo Marylin Fusco anche Maruska Piredda, ex consigliera regionale eletta nelle fila dell’Idv, arrestata ieri nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione, dovrebbe presentare le dimissioni dal Consiglio Regionale.
Una decisione arrivata in seguito alla notifica per le due ex esponenti Idv, degli arresti domiciliari per possibile reiterazione del reato. Gli interrogatori di garanzia si terranno sabato mattina, alle 10 e alle 11, in Procura.
Per l’accusa gli esponenti dell’Idv (anche l’ex presidente della giunta, Nicolò Scialfa è agli arresti domiciliari) avrebbero usato fondi pubblici destinati al gruppo politico per spese personali non attinenti all’attività politica. E i domiciliari si sono resi necessari in quanto “sia per Marylin Fusco che per Piredda si è profilata la possibilità di reiterazione del reato e il pericolo di inquinamento probatorio”.

All. nr. 125) "PALADINI RENATO "INTERMEDIARIO" (ed anche Luogotenente dell'arma CC., comandante sez. P.G. presso Trib. di Pistoia).-

"PALADINI RENATO "INTERMEDIARIO" (ed anche Luogotenente dell'Arma cc., comandante della sezione di P.G. presso il Trib. di PT).-
 

pubblicata da Mauro Masoni il giorno Mercoledì 28 novembre 2012 alle ore 3.14 ·
Si, avete letto bene, infatti è sufficiente digitare "Paladini Renato" "intermediario", su Google ed appaiono diversi siti ove appare il soggetto indicato il quale, secondo l'attività di indagine della Digos di Pistoia, pare abbia fatto da "Intermediario" tra un costruttore pistoiese ed una appartenente alla regione Liguria, sua cognata Sig.ra Fusco Marylin, moglie di Paladini Giovanni parlamentare ex IDV.Il Paladini Renato, in uno dei siti indicati appare fotografato nei pressi di un bar di Pescia in compagnia del costruttore Giordano Rosi (in seguito arrestato) e, come risulta dalle varie intercettazioni, il Renato Paladini in una di quelle occasioni "Ringrazia" il Rosi, per i regali fatti alle sue bambine.Oltre ai danni arrecati al sottoscritto, come risulta dai post che lo riguardano, il Paladini Renato appare coinvolto anche in questa vicenda ed anche non entrando nel merito appare strano che i vari comandi dell'Arma dei CC. ai quali è stata segnalata tutta la mia vicenda, non abbiano preso, anche se in via cautelativa, nessun provvedimento nemmeno per questa vicenda, nei confronti del Paladini Renato il quale, si ricorda che è pur sempre un militare e, nelle more un trasferimento d'ufficio avrebbe luogo nell'arco di tre giorni.
Evidentemente avere il fratello parlamentare ha il suo peso.Comunque è sufficiente leggere i siti indicati per farsi un'idea su tutta la vicenda.

Appalti, l’intermediario era il fratello di Paladini
 


Fusco e ilmarito coinvolti nelle indagini su una gara della Regione



MATTEOINDICE

GENOVA.



Renato Paladini, fratello del deputato Idv Giovanni, faceva da intermediario fra un costruttore incorsa per un appalto della Regione Liguria e l’ex vicepresidente della giuntae l’ex vicepresidente della giunta ligure Marylin Fusco, prima che fosse emesso il bando di gara. La stessa Fusco che del parlamentare Idv Giovanni,secondo la polizia quell’imprenditore sembrava «favorire»,egli avrebbe

fornito indicazioni all’apparenza riservate al telefono. La Fusco, va ricordato, nel frattempo ha lasciato la giunta dopo un’altra bufera giudiziaria, essendo indagata per lo scempio del porto di Ospedaletti.
Il dato sulla mediazione del fratello, che potrebbe creare un certo imbarazzo politico proprio a Giovanni Paladini, plenipotenziario dell’Italia dei Valori dalla SpeziaaVentimiglia,ècontenuto nelle carte di un’inchiesta condotta nei mesi scorsi dalla Procura di Pistoia. Lì si indagava su un giro di mazzette pagate da impresari a dirigenti locali,ealla metà di giugno erano scattati 23 arresti. Fra le persone finite ai domiciliari vi era Giordano Rosi, costruttore di Pistoia. Nei mesi precedenti era stato intercettatoepedinato, e così si erano scoperti i suoi rapporti sospetti con la Fusco e lo stesso Giovanni Paladini . «Di certe cose meglio non parlare al telefono», diceva MarylinaRosi rimandando un abboccamento.
L’impresario, per parte sua, replicava con un «allora chiamo Giovanni, e vedo quando possiamo affrontare certi discorsi». La commessa nel mirino di Giordano Rosi era quella per larealizzazione d’unponte nel comune di Ameglia, provincia della Spezia, distrutto dall’alluvione del 25 ottobre 2011:valore 5milionidieuro,Rosiselo aggiudicherà, in tempi successivi alle ripetute mediazioni di Marylin Fusco e di Renato Paladini fratello di Giovanni, in via «provvisoria» .La Regione avrebbe tuttavia sospeso quell’assegnazione.
Le carte in mano al   
Secolo XIX ricotruiscono una tempistica, e una serie di rapporti e sponde,interessanti. Il5novembre 2011, infatti, a dieci giorni dal disastro, la Presidenza del Consiglio dei ministri pubblica il «disciplinare di gara a procedura aperta» per la fornitura del ponte. L’appalto è gestito e sarà assegnato dalla Regione. Qual è la prima idea del costruttore toscano Rosi, che a quel lavoro è interessato e sarà arrestato sette mesi dopo per un’altra vicenda?
Chiedere aiuto al fratello di Giovanni Paladini. Il quale fa il carabiniere alle dipendenze direttedella Procura di Pistoia, la stessa che sta indagando sul suo amico, intercettandolo e pedinandolo, e che lo farà arrestare all’inizio dell’estate: «Il 14 novembre 2011 (nove giorni dopo la pubblicazionedel“
disciplinare”digara, anteprima delbando)-scrivelapolizia-l’imprenditore Giordano Rosi chiama Renato Paladini,esiaccordano per recarsi l’indomani in Liguria... Paladini lo informa che avviserà qualcuno della loro partenzaearrivo.
Si ritiene possano essere i suoi familiari, ilfratello Giovanni(deputato Idv) e lacognata Marylin Fusco
(allora vicepresidente della Regione)».


Unanuova visita di cortesia (la stesura del bando cui Rosièmolto interessato sta entrando nel vivo), va in scena il 5 febbraio 2012. Prima Rosi dà appuntamentoaRenatoPaladini- «stoarrivando »-poi nel primo pomeriggio chiama la figlia: «Sono al mare...dove ti avevo detto», mantenendo un linguaggio
criptico. La cella telefonica agganciata da Giordano RosièaGenova, nel quartiere dove vivono Fusco e Paladini.
«Si ritiene-insiste la Digos-che Rosi sia in compagnia di Renato Paladini e la loro presenza a Genova potrebbe essere riferita al fatto che la ditta è interessata all’appalto per il ponte nello Spezzino, che assegnerà la Regione». Varie intercettazioni documentano nelle settimane successive il prodigarsi di
Marylin Fusco per informare Giordano Rosi sulla preparazione del bando: ricevendo dal ui alcune indicazioni tecniche emettendolo in contatto con chi quel bando stava predisponendo. Il 29 marzo scade il termine per presentare le offerte. Il 30 è formalizzata l’assegnazione provvisoria (poi revocata) e vince Giordano Rosi, che resta sorpreso.
Chi incontra il giorno successivo Rosi, esaltato poiché avevano superato concorrenti più accreditati? Renato Paladini, fratello del deputato Idv Giovanni e cognato di Marylin Fusco: «Già che ci sono - premette il luogotenente Renato Paladini - ti volevo ringraziare dei regali per le mbine...».Nonsapeva
che li stavano spiando.
 


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VINCENZO GALIANO MARCO MENDUNI
 


CHERCHEZ LA FEMME.
 Si dice che dietro il successo di ogniuomo si celi sempre una donna. E forse non è un caso che la carriera politica di Giovanni Paladini, leader incontrastato da anni dell’Idv ligure insieme al suo “cerchio magico”, inizi proprio da Marylin Fusco e con lo stesso nome rischi di tramontare.
Fortuna che nasce da una rottura: quella con il vecchio amico Rosario Monteleone. Che con Paladini condivide per anni convinzioni e militanza. Ma poi ne non ne può più di quella segretaria che s’impiccia di tutto, mette bocca nelle discussioni tra i due politici, zittisce e rimbrotta il vecchio amico Giovanni.
Finché, stavolta in un incontro pubblico, la Fusco si prende la libertà di interrompere più volte
Monteleone parlando come fosse un’esponente di primo piano del partito. Si dice che Monteleone
chiese a Paladini di richiamare «la segretaria nei ranghi» ottenendo solo di irritare il collega di partito.
Che, da allora, prende un’altra strada. Rottura per (interposta) incompatibilità di coppia e le due
strade si dividono.Ivecchi sodali si lasciano in malo modo.
Eppure proprio da lì parte l’inarrestabile ascesa dell’ex ispettore di polizia ed ex sindacalista del Sap,
sindacato di polizia che strizza un po’ l’occhiolino al centroeunpo’ a destra. A Paladini persino gli avversari riconoscono «un’intelligenza politica fuori del comune, pur non essendo particolarmente
colto».
Così il poliziotto-sindacalista fiuta l’aria. Ex Ppi, poi Margherita, poi Pd, intuisce che l’Italia dei Valori di Antonio di Pietro può essere il movimento che sbancherà le urne al prossimo giro.
Fortuna di più, le truppe dipietriste in quell’epoca sonoscarne: ragione di più per corroborare
i numeri con una robusta iniezione di adesioni, provenienti la gran parte dal mondo delle divise.
La benzina del successo sono proprio le migliaia di voti dei poliziotti guadagnati come leader del
Sap.
Paladini nel 2008 riesce nella doppia impresa di approdare in Parlamento e conquistare la leadership
dell’Idv in Liguria in un congresso regionale dove la stragrande maggioranza dei tesserati erano - guarda caso - tutori dell’ordine, con il corredo di qualche esponente arrivato dritto dritto dalle
cancellerie dei tribunali.
E chi c’era prima? Via dalle scatole.
Come capita a Carmen Patrizia Muratore, che per il movimento dipietrista si è spesa, ha passato
le notti in bianco, ha raccolto le firme nei gazebo. Ma si trova via via esautorata da tuttoealla fine getta la spugna.
Si dice che ci sia stato un accordo diretto Paladini-DiPietro per questo rondò.
La Muratorecercadi ottenere qualche spiegazione, anche dal capo.
Non le risponde più nessuno.
Forse,laspiegazioneditanto interesse per il nuovo astro dell’Idv sta in quel un drappello di 83 fedelissimi, tutti amministratori eletti in Liguria nelle fila dellaMargherita, che Paladini porta in dote al nuovo amore (politico).
Da quel momento il gruppo che si stringe intorno al capo diventa preponderante all’interno dell’Italia
dei Valori. La diarchia Paladini-Fusco si circonda di stretti collaboratori e manovalanza, quasi
sempre proveniente dalle fila delle forze dell’ordine. In prima fila il fido Stefano Anzalone, poliziotto
anch’egli, poi diventato assessore allo sport con Marta Vincenzi.
Paladini continua a esercitare, fortissimo, il suo ascendente su quel mondo. Anche chi gli succede
alla guida del Sap è sua diretta emanazione e il suopredominio, anche sindacale, all’interno delle questure (e per attrazione verso tutte le divise in generale, almeno quelle che non guardano esplicitamente alla sinistra tradizionale)èsempre fortissimo, sia lo eserciti direttamente, sia per delega.
I numeri che gli danno la supremazia incontrastata sono quelli delle tessere, ma anche quelli incassati
nell’urna: parte per la potenza evocativa e protestataria del movimento,parteperla fedeltà dei suoi supporter.
Unsistema blindato e inattaccabile. Almeno fino agli ultimi rivolgimenti.
 
galiano@ilsecoloxix.it

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LA STORIA DI GIOVANNI PALADINI E DEL SUO “CERCHIO MAGICO”

AI VERTICI DEL PARTITO


CON I VOTI DEI POLIZIOTTI

Ma è stato l’incontro con la Fusco a cambiare il suo destino
Maruska Piredda con Giovanni Paladini

LA COSTRUZIONE del ponte della Colombiera è stata l’unica vicenda di cui si è occupato in prima persona Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria e commissario straordinario dopo l’alluvione in val di Magra del 25 ottobre 2011. Servono 150 metri di ponte per evitare agli abitanti della zona un tragitto di 15 chilometri. Un ponte con una caratteristica precisa: consentire la navigabilità ai circa4mila natanti ormeggiati lungo il Magra.
A febbraio Burlando indice la gara per la fornitura del ponte.
La gara è stabilita a tavolino con la Corte dei Conti, che ha il controllo preventivo degli atti dei commissari straordinari.
La Liguria ha solo 7,4 milioni di euro per il ponte, riportare il metanoaVernazza (opera inaugurata venerdì scorso) e ricostruire le fognature di BorghettoVara.
Così nel bando viene inserita la clausola di annullamento “per motivi di opportunità”.
Arrivano quattro offerte, tra cui quella di Giordano Rosi. Il 20 marzo vengono aperte le buste, ma l’azienda che presenta l’offerta migliore, la consociata italiana dell’olandese Janson Bridging,


viene esclusa per un errore materiale: il suo è ilmiglior progetto- unponte a doppio senso di marcia- ma nella busta dell’offerta tecnica inserisce per sbaglio anche il costo, circa3milioni . La ommissione
aggiudica provvisoriamenteaRosi l’opera che per sei milioni di euro si propone di costruire un ponte a senso alternato di marcia.
Ad aprile Burlando, commissario straordinario decide di annullare il bando. «Un ponte troppo costoso e un progetto poco convincente» dirà a luglio ad Ameglia inaugurando il ponte sulla Colombiera, “regalato” alla comunità dalla Cociv e da Impregilio, costruttori del Terzo Valico.
Rosi non se ne sta. Fa i suoi passi nei confronti della Corte dei Contie presenta un ricorso al Tar: la data dell’udienza è fissata al 7 febbraio 2013 .
Ma intanto nei prossimi giorni, il ponte provvisorio regalato agli abitanti di Ameglia sarà smontato (sempre dalla Cociv) per lasciare il posto ad un campata definitiva.
 


MOSSA A SORPRESA

BURLANDO GIUDICÒ L’OPERA
TROPPO CARA
STOP INATTESO   


Il presidente della giunta ligure annullò il bando

LA SVOLTA
 


Dalla Margherita a Di Pietro con un balzo, anche grazie all’intuito
di Marylin
 


IL SOSPETTO
 


Quei colloqui prima che fosse emesso il bando per il ponte nel comune
di Ameglia
 


I SUGGERIMENTI
 


Rosi riceveva dall’ex vice presidente
della giunta ligure indicazioni tecniche sulla gara

L’inaugurazione del ponte della Colombiera ad Ameglia il 7 luglio scorso

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politica
5 ILSECOLOXIX



DOMENICA 28 OTTOBRE 2012

politica ILSECOLOXIX

APPALTO SFUMATO, ORDINE AL LEGALE IN DIRETTA DA GENOVA

L’impresario chiamò da casa di Marylin:
 


«Minacci la Regione»
 


Linea dura decisa davanti all’assessore



GENOVA.


C’è un momento su tutti, che la Digos di Pistoia evidenzia nei suoi dossier, perfocalizzareilrapporto
privilegiato dell’ex vicepresidente della Regione Liguria Marylin Fusco con l’imprenditore toscano Giordano Rosi, ai tempi in corsa per un appalto della ricostruzione post-alluvionale nello Spezzino. È il blitz di Rosi a Genova quando subodora che l’«assegnazione provvisoria» della commessa milionaria potrebbe essere revocata, come in effetti accadrà. Rosi, nel tentativo di evitarlo, si presenta di corsa a casa del suo sponsor, Marylin Fusco, in quel periodo pure assessore all’Urbanistica. E si trattiene nell’appartamento che lei divide con il marito Giovanni Paladini (deputato Idv e plenipotenziario del partito in Liguria) per circa due ore. Durante il consulto riservato Rosi telefona a un collaboratore, dicendo che la strada da percorrere è quella d’una lettera alla funzionaria regionale responsabile del procedimento, in cui si minacciano azioni legali contro l’ente pubblico, e conseguenze penali, se la ditta non manterrà l’assegnazione.
LA VICEPRESIDENTE ESEGUE LA RICHIESTA
 


Il giorno clou è il4 aprile scorso. Rosi, di prima mattina, è stato al telefono con i suoi legali e parla con ansia della possibilità che il lavoro sfumi.Nechiedecontoachiritienelaspondapolitica più importante.
E chiama la Fusco su un’utenza intestata all’Idv Liguria.
 Rosi:



S
enti, io avrei piacere di vederti,  


potrei fare un salto in su?

Fusco:

«Quando?».



Rosi:

«Eh, oggi...io partirei subito».



Fusco:

«Ma io stavo per andare a 
Milano...come possiamo fare?».
 


Rosi:

«Senti, se tu potessi rimandare
un attimo Milano, io partirei. Io
un’ora e mezzo, due al massimo sono da te. Sarebbe bene guarda, credimi».  
 


Fusco:

«Ok, ci vediamo a casa, ti do l’indirizzo».


 
Ecco quindi la polizia:
«Alle 9,50 Giordano Rosi è in viaggio verso Genova dove nel proprio appartamento lo attende
Marylin Fusco con cui, si ritiene evidente,ha urgenza di parlare dei problemi relativi alla gara
perla costruzione del ponte sul fiume Magra (gestita dalla Regione Liguria e in precedenza assegnata
proprio a Rosi,


ndr) L’orientamento proseguono gli inquirenti - sarebbe di non aggiudicarla più alla ditta toscana, per mancanza di fondi da parte del committente». Rosi chiama la sorella Maria Cristina: «Non vengo a pranzo, si deve anda’aGenova di corsa...». Lei:



«Ma come va?». Rosi: «Eh, non bene, ma poi ti dico». Cristina: «Dio mio...».

DUE ORE NELL’ALLOGGIO


“FUSCO-PALADINI”
 


La giornata è densa. E la Digos la sintetizza:
«A seguito della telefonata in cui Giordano Rosi diceva a Marylin Fusco che sarebbe partito subito per andare a casa sua, personale di quest’ufficio partiva da Pistoia alla volta del capoluogo ligure...attorno alle11gli agenti giungevano a Genova innanzi l’abitazione della Fusco, dove si appostavano.
Attorno alle 11,25 arrivava la Jaguar guidata da Giordano Rosi, in compagnia del figlio Leopoldo. I due, scesi dall’auto, percorrevano il porticato sottostante il palazzo inquestione e dopo una breve attesa davanti al citofono del civico (...) entravano.
Poco dopo era possibile appurare che sulla pulsantiera, in corrispondenza dell’interno (...) erano riportati i nominativi di Fusco e Paladini».
Il colloquio a domicilio è lungo, due ore abbondanti: «Attorno alle 13,30 Giordano Rosi, Leopoldo Rosi, Marylin Fusco e una quarta donna non identificata uscivano).
Dopo che Giordano Rosi aveva preso, o depositato, qualcosa dal sedile posteriore della sua auto posteggiata nei pressi, il gruppo raggiungeva via Rimassa ed entrava nel ristorante “San Giorgio”. Giordano Rosi salutava amichevolmente il proprietario dandogli la mano, così facendo capire che non
era la prima volta che pranzava in quel posto. Attorno alle 15,55 circa, i quattro soggetti descritti uscivano dal ristorante e tornavano sotto il porticato dell’edificio dove si trova l’abitazione della Fusco. Dopo i saluti, la donna nonidentificata, da sola, si allontanava ed entrava nel portone, mentre Giordano Rosi rimaneva a parlare per qualche altro istante con Marylin Fusco...».
 LA SCELTA DEL DIKTAT POI TUTTI AL RISTORANTE

Attenzione, ora. Il costruttore Rosi, che smania perché rischia di perdere il maxi-appalto della Regione, suo figlio e l’allora vicepresidente della giunta ligure, trascorrono insieme quasi cinque
ore.


In particolare, dalle 11,30 alle 13,30 sono nell’appartamento dell’assessore.
Alle 12,41, quindi a metà del summit, i poliziotti intercettano un dialogo che li colpisce, e parecchio:
«GiordanoRosisitrovaall’internodell’abitazione di Marylin Fusco, con cui ha parlato del problema...In questo contesto telefona all’ingegner Marco Palandri (suo collaboratore) per dirgli di chiamare il
funzionario della Regione Liguria Carla Roncallo (responsabile del procedimento per l’assegnazione
dell’appalto), per minacciare azioni legali:
“Devedirgliches’incorre anche in un aspetto penale, se ci tolgono la commessa” ». Lo stesso consiglio
darà al suo avvocato, chiedendogli di scrivere una mail formale e d’insistere sugli aspetti penali.
Ricapitolando. Rosi teme di perdere un appalto della Regione Liguria e chiede un appuntamento urgente alla Fusco.
Lei lo riceve in casa per due ore.
Ametà del colloquio lui chiama i suoi consulenti e detta la strategia: minacciare la Regione d’una super-causa se revocherà la commessa. Si trattiene ancora un’ora, poi insiemeaMarylin e altri va a mangiare in un ristorante.
Quanto e come c’entrava, con la scelta della linea ricattatoria nei confronti della Regione, il summit con l’ex vicepresidente?

I LEGALI ALL’ATTACCO


«NESSUN PROFILO PENALE»
 


Ieri gli avvocati della Fusco, Stefano Savi e Stefania Colonnello, hanno puntualizzato una serie di aspetti:
«L’indagine cui si fa riferimento, a quanto risulta, è chiusa e a breve sarà celebrato il processo. Nessuna imputazione è stata contestata in relazione ai fatti citati, pertanto i contatti documentati negli
atti d’indagine pubblicatinonpossono essere ritenuti illeciti e tantomeno possono  giustificare illazioni sulla correttezza dell’operato della  dottoressa Marylin Fusco». È tuttavia confermato che


anche la Procura di Genova stia



conducendo accertamenti preliminari
sugli episodi avvenuti in Liguria.
 


M. IND.

GENOVA.Marylin Fusco e l’imprenditore Rosi appena usciti dal colloquio in casa

Marylin Fusco PESCIA(PT). Il costruttore a colloquio con Renato Paladini, fratello di Giovanni

MARTEDÌ SI RIUNISCE L’UFFICIO DI PRESIDENZA DELL’ITALIA DEI VALORI
 


DI PIETRO CONVOCA TUTTI
ARIA DICOMMISSARIAMENTO
 L’area legalitaria in pressing per fare pulizia, l’ex magistrato prende tempo
 


ALESSANDRA COSTANTE
 


SI RIUNISCE martedì mattina l’ufficio di presidenza di Italia dei Valori.
All’ordine del giorno c’è sicuramente il caso Liguria e il (probabile) commissariamento del partitoa Genova.
Caso Liguria enon soltanto caso-Marylin Fusco.
La bufera non riguarda più soltanto le first lady di Idv.Nelgirodidiecigiornièstata costretta alle dimissioni dall’incarico di vice presidente della Regioneeda assessore all’urbanistica perché accusata
di abuso d’ufficio e truffa ai danni di ente pubblico dalla magistratura di Sanremo che indaga sulla
costruzione del porticciolo turistico di Ospedaletti, mentre oraunnuovo polverone giudiziario la sta investendo «per aver favorito un imprenditore » per la ricostruzione postalluvionale nello spezzino dicono le carte di un’inchiesta partita da Pistoia.
Labufera, questavolta,sembra travolgere anche Giovanni Paladini, arlamentare,coordinatoreregionale
di Idv e marito di Marylin Fusco.Coppiain politicaenella vita.
Martedì mattina l’ufficio di presidenza di Idv, oltre al risultato elettorale per le regionali della Sicilia , affronterà anche il caso Liguria. Nel “tribunale” di Idv siedono Antonio Di Pietro, il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, il capogruppo al Senato Felice Belisario e il responsabile dell’organizzazione, Ivan Rota.
L’ala legalitaria è fortissima. Quando si trattò di giudicare Vincenzo Maruccio, il capogruppo di Idv in Regione Lazio accusato di aver fatto sparire dalle casse del partito circa 780 mila euro, il cartellino “rosso”fu alzato dopo una discussione di meno di un quarto d’ora.
Ma sul caso Liguria, probabilmente, non ci sarà la stessa rapidità. Si dice che Donadi sia per spazzare via i vertici locali di Idv, sospenderli e commissariare il partito ligure.Madi fronte alla decisione
del capogruppo alla Camera, che già dopo l’avviso di garanzia per il porto di Ospedaletti aveva mandato chiari segnali di insofferenza, c’è un Antonio Di Pietro quanto mai indeciso.
Delle nuove vicende giudiziarie che riguardano Fusco e famiglia, il presidente di Idv ha saputo ieri mattina di buon’ora, alla fine del tour per la campagna elettorale delle regionali in Sicilia.
Sempre in viaggio, da Roma a Milano e poi da Milano a Bergamo, Di Pietro ha cercato di farsi un quadro della situazione.
«Prima di decidere vuole sentire anche Paladini e la Fusco» dicono al partito.
È combattuto, pare, tra la spinta ad azzerare i vertici di Idv e l’idea di rallentare il process oper dare
modo ai due vecchi amici (era tra gli inviati anche al loro matrimonio) di provare a spiegarsi, a difendersi. Anche perché pure un cartellino giallo per Giovanni Paladini, approdato a Roma nel 2008
sulla scia di Di Pietro (che gli aveva ceduto il seggio in Liguria) non potrebbe che significare la non ricandidatura alle elezioni politiche del 2013.
Certoche a Roma la voglia dicommissariare la Liguria è forte.
Troppe cose sono accadute negli ultimi giorni.
E dopo l’avviso di garanzia per truffa e abuso d’ufficio che ha costretto Marylin Fusco al passo indietro, i vertici nazionali non hanno gradito quel suo ricomparire come capogruppo tra i banchi del consiglio regionale e neppure la sua smania di non abbandonare l’urbanistica, strappando alla collega Maruska Piredda la poltrona in commissione regionale Territorio e Ambiente (la stessa in cui compariva come assessore).
Comportamenti che hanno suscitato malcontento nel partito ligure e subito riflessoaRoma.
Ma oltre alle vicende di partito, ci sono anche quelle della coalizione di centrosinistra che con Claudio Burlando governa la Regione.
E lamaggioranza è sotto choc. Il presidente della Regione sceglie per il momento la via del silenzio.
E lo stesso fa lo squadrone del Pd: «quello che possiamo dire oggi o è troppo o è troppo poco» fa sapere. La sensazione di imbarazzo si taglia davvero con il coltello. Ma dalla minoranza Raffaella
Della Bianca (Riformisti italiani) indica la luna: «C’è un problema politico e va affrontato: Marylin Fusco resta comunque capogruppo del secondo partito della maggioranza di Burlando.
Non mièpiaciuto neppure il mini rimpasto di giunta con cui all’assessorato all’urbanistica si è immediatamente sostituito un esponente di Idv con un altro».
 


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Antonio Di Pietro, Felice BelisarioeMassimo Donadi

LE CA
LE RICADUTE
Maggioranza ligure sotto choc.
Della Bianca: «C’è un problema politico
e va affrontato»


LA NOTIZIA dei rapporti sospetti della Fusco sul Secolo XIX di ieri

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