Come e quando nasce il 1 maggio
30/04 17:05 CET
La ricorrenza del primo maggio è un fatto acquisito, i diritti dei lavoratori pure.
In Italia c‘è il concertone di piazza san Giovanni, e i cortei per tutti i tipi di sigle e tutti gli striscioni.
Chi un lavoro ce l’ha ha il diritto di starsene a casa, chi ne cerca uno si dà da fare anche oggi.
Ma quando è nata l’esigenza di una giornata per celebrare il lavoro e per ricordare che i diritti dei lavoratori devono essere tutelati? Sempre?
A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi il 20 luglio 1889.
Il Quarto Stato
L’idea è che a una data stabilita si organizzi una grande manifestazione in modo che simultaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, i lavoratori chiedano alle autorità pubbliche di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore.
La scelta sulla data cade sul 1 maggio, una data che ha già la forza di un simbolo: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.
La testardaggine degli operai di Chicago ebbe però la meglio, le loro battaglie portarono, nel 1867, alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore.
In Italia per vedere la nascita, sulla carta, delle otto ore di lavoro, si deve attendere il regio decreto legge del 1923.
Ma anche in Italia, la giornata del 1 maggio comincia a far parte del patrimonio genetico dei lavoratori che si battono per i propri diritti da subito.
Il 26 aprile del 1890, la rivista “La Rivendicazione”, pubblicata a Forlì, pubblicava un articolo sul primo Maggio, che diceva:
“Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento” . Durante il ventennio fascista, il primo maggio fu abolito, il regime preferì festeggiare la festa del lavoro il 21 aprile. La festività fu ripristinata subito dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra, Palermo, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendo undici persone e ferendone cinquanta.
Dal 1990 i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il Comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio.
In Italia c‘è il concertone di piazza san Giovanni, e i cortei per tutti i tipi di sigle e tutti gli striscioni.
Chi un lavoro ce l’ha ha il diritto di starsene a casa, chi ne cerca uno si dà da fare anche oggi.
Ma quando è nata l’esigenza di una giornata per celebrare il lavoro e per ricordare che i diritti dei lavoratori devono essere tutelati? Sempre?
A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi il 20 luglio 1889.
Il Quarto Stato
L’idea è che a una data stabilita si organizzi una grande manifestazione in modo che simultaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, i lavoratori chiedano alle autorità pubbliche di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore.
La scelta sulla data cade sul 1 maggio, una data che ha già la forza di un simbolo: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.
La testardaggine degli operai di Chicago ebbe però la meglio, le loro battaglie portarono, nel 1867, alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore.
In Italia per vedere la nascita, sulla carta, delle otto ore di lavoro, si deve attendere il regio decreto legge del 1923.
Ma anche in Italia, la giornata del 1 maggio comincia a far parte del patrimonio genetico dei lavoratori che si battono per i propri diritti da subito.
Il 26 aprile del 1890, la rivista “La Rivendicazione”, pubblicata a Forlì, pubblicava un articolo sul primo Maggio, che diceva:
“Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento” . Durante il ventennio fascista, il primo maggio fu abolito, il regime preferì festeggiare la festa del lavoro il 21 aprile. La festività fu ripristinata subito dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra, Palermo, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendo undici persone e ferendone cinquanta.
Dal 1990 i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il Comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio.
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