mercoledì 23 luglio 2014

All.nr.224) "DOCUMENTO ESAUSTIVO E COMPLETO SULLA REALTA' "ISLAM"

Nel rispondere ad una cara amica su fb, riguardo ad una realtà che (purtroppo), stà interessando sempre di più il nostro paese, ho trovato e letto molto attentamente il documento che segue.
Considerato che ai più non è ancora ben chiara ne la natura e nemmeno lo scopo principe di quella realtà, è con piacere che pubblico tale documento il quale analizza in modo completo ed oltremodo esaustivo la realtà "Islam" dalla sua nascita.
Come si potrà constatare trattasi veramente di una analisi del fenomeno, dalla sua nascita fino ai giorni nostri e non è tralasciato il benchè minimo dettaglio ed ovviamente le finalità intrinseche che provengono direttamente sia dai testi "Sacri" per quei popoli nonchè dalla condotta tenuta a suo tempo dal profeta Maometto.

GuglielmoPIOMBINI

L'Islam, una micidiale macchina di oppressione
tratto da: libreriadelponte.com....Altro...

Libreria del Ponte - Bologna
www.libreriadelponte.com


La natura dualistica dell'islam

In Occidente il dibattito sulla natura dell'islam verte prevalentemente su queste domande: l'islam è una religione pacifica o violenta? Tollerante o intollerante? Il vero islam è quello integralista o quello moderato? Esiste veramente un islam moderato? Questi interrogativi ricordano il vecchio dibattito scientifico sulla natura della luce, quando gli scienziati si dividevano tra la teoria corpuscolare e la teoria ondulatoria. Lo sviluppo della meccanica quantistica ha risolto in maniera dualistica e probabilistica la questione: la luce è sia una particella sia un'onda, a seconda delle circostanze e delle qualità che manifesta. L'islamismo ha una simile natura dualistica.

Il primo dualismo dell'islam ha origine dal Corano,che è composto in realtà da due parti tra loro molto diverse: la prima è statacomposta alla Mecca quando Maometto era ancora politicamente debole, e presenta un contenuto generalmente pacifico; la seconda, che si riferisce al successivo periodo di Medina, quando Maometto aveva acquisito una maggior forza militare,ha un contenuto molto più violento. Poiché i capitoli del Corano (le sure) non sono sistemati in ordine cronologico ma per ordine di lunghezza, il risultato èun illeggibile guazzabuglio senza capo né coda, pieno di contraddizioni.

Superficialmente l'islam risolve il problema delle incoerenze presenti nel Corano con la teoria dell'abrogazione, secondo cui iversetti comunicati successivamente abrogano quelli precedenti con cui contrastano. Questo però non significa che i primi versetti non siano piùvalidi, perché tutto il Corano rappresenta la perfetta parola di Allah, e tutti i versi sono veri e sacri. Quindi due versetti che dicono cose opposte sono entrambi giusti. L'islam rifiuta il principio di non contraddizione che sta alla base della logica occidentale, secondo cui se due affermazioni sono contrastanti, almeno una delle due è falsa. La logica islamica è dualistica:due affermazioni possono contraddirsi tra loro ed essere entrambe vere.

Quindi, se vogliamo sapere se per la dottrina islamica la jihad ha il significato di guerra santa violenta, o invece disforzo interiore (come sostiene l'opinione "politicamente corretta")dobbiamo intraprendere la lettura delle fonti principali dell'islam, e cioè il Corano, la sira (la vita di Maometto) e la tradizione (gli hadith, cioè i detti di Maometto). In questi ultimi la parola jihad si riferisce nel 97% dei casi al primo significato, e nel 3% dei casi al secondo.

Ci si può anche chiedere se l'islam sia una dottrina religiosa o politica. L'analisi delle tre principali fonti dottrinali ci dà questa risposta statistica: circa il 67% del Corano scritto alla Mecca, il 51%del Corano scritto a Medina, il 75% della sira e il 20% degli hadith riguardano questioni politiche come la guerra santa o il trattamento dei non musulmani.Maometto predicò la sua religione per 13 anni, e convinse solo 150 seguaci. Poi passò alla politica e alla guerra, e in una decina d'anni, impegnandosi in atti di razzia e in battaglie mediamente ogni sette giorni nell'arco di nove anni,divenne il signore assoluto dell'Arabia.

Maometto quindi non ebbe successo come leader religioso, ma come leader politico e militare. Fin dalle sue origini, quindi,la dimensione politica dell'islam ha prevalso nettamente su quella religiosa espirituale. Anche l'inferno islamico è un immenso carcere per i prigionieri politici. Nel Corano, infatti, ci sono 146 riferimenti all'inferno, e solo nel6% dei casi la dannazione riguarda una violazione morale come il furto o l'assassinio. Nel rimanente 94% dei casi la punizione eterna viene comminata a coloro che sono in disaccordo con Maometto, cioè per "reati d'opinione".

Il secondo aspetto dualistico dell'islam riguarda il concetto di umanità. L'idea giusnaturalista, tipicamente occidentale, secondo cui gli uomini nascono con gli stessi diritti alla vita, alla libertà e alla proprietà non esiste nel mondo musulmano, perché l'islam divide l'umanità indue parti: credenti e non credenti (kafir). I secondi, odiati da Allah, non sono esseri umani al pari dei primi. Nel Corano ci sono ben 14 versetti che affermano che un buon musulmano non può mai essere amico di un kafir. L'islam rifiuta quindi qualsiasi sistema etico universale. Negli hadith si legge ad esempio che un musulmano non dovrebbe mentire, imbrogliare, derubare o uccidere un altro musulmano, ma gli è permesso commettere queste azioni nei confronti di un infedele per la causa dell'islam. L'islam quindi non conosce la Regola Aurea presente nella tradizione giudaico-cristiana e in altri sistemi morali e religiosi,secondo cui non dobbiamo fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi.La sua morale dualistica giustifica l'uso della violenza jihadista, perché i non credenti non hanno la stessa dignità umana dei credenti dell'islam.

È chiaro che l'islam, con la sua logica e la suaetica dualistica, è un sistema totalmente alieno alla nostra civiltà, e la difficoltà che hanno gli occidentali di comprenderlo deriva proprio da questa sua irriducibile estraneità. Il problema è che non può esistere un compromesso tra un sistema morale universalistico e uno dualistico. È impossibile entrare in una relazione di fiducia con qualcuno che, secondo il suo sistema di valori, è autorizzato a mentirti e a schiacciarti. Per questa ragione la politica,l'etica e la logica islamica non possono entrare a far parte della nostra civiltà. L'islam non può essere assimilato, perché per sua natura tende solo a dominare. Le sue pretese possono cessare solo con la completa sottomissione della controparte.


La Jihad, questa sconosciuta

Una gigantesca operazione di rimozione storica, cheha censurato dai testi di storia gli avvenimenti connessi a secoli di jihad (la guerra santa islamica) e di dhimmitudine (l'umiliante e insostenibile condizione dei non musulmani nelle terre governate dall'islam), spiega in buona misura l'attuale ignavia degli europei. Negli ultimi venti anni è molto cresciuta la letteratura sul mondo islamico, ma non è cresciuta altrettanto la percezione della minaccia che il fondamentalismo islamico costituisce per la civiltà in cui viviamo poiché numerosi sono stati gli studiosi che, dominati dalla preoccupazione di non essere accusati di coltivare pregiudizi eurocentrici, si sono prodigati per fornire una immagine rassicurante della religione fondata da Maometto. Nelle opere sull'islam di Franco Cardini,Alfonso Di Nola, Paolo Branca, Massimo Campanini, o di autori anglosassoni comeJohn Esposito, Stephen Schwartz e Karen Armstrong, non si trovano che fugacicenni alla guerra santa. Anche gli studi specialistici di Bernard Lewis, pertanti versi pregevoli, sono piuttosto carenti sui temi della jihad e della dhimmitudine.

In genere i manuali scolastici e le monografie sull'islam passano sotto silenzio le modalità con cui si svilupparono le conquiste islamiche, limitandosi a riportare frasi asettiche di questo tenore:"L'islam si espanse nell'ottavo e nel nono secolo...", oppure questo o quel paese "passò sotto il dominio musulmano". Gli autori usano ogni cautela per evitare di dire come l'islam si espanse, e come quei paesi passarono sotto il dominio islamico. Sembrerebbe che questi avvenimenti siano capitati da soli, quasi miracolosamente, o in maniera pacifica. La realtà è ben diversa.

Bill Warner, direttore Center for the Study ofPolitical Islam, ha calcolato che la conquista e l'assoggettamento delle popolazioni cristiane in Medio Oriente, Anatolia e Nord Africa, che un tempo componevano circa la metà della Cristianità, ha comportato il massacro di almeno 60 milioni di persone; la conquista islamica della Persia ha portato alla cancellazione quasi totale dello zoroastrismo; nella sua avanzata versoest la jihad islamica ha provocato la morte di circa 10 milioni di buddisti,distruggendo ogni traccia di buddismo lungo la via della seta e in Afghanistan;l'invasione dell'India ha determinato l'annichilimento di metà della civiltà indù, e l'uccisione di 80 milioni di persone; le vittime della jihad nell'Africa subsahariana ammontano invece a più di 120 milioni tra cristiani e animisti.

Sommando tutte queste cifre si giunge alla conclusione che dal settimo secolo a oggi approssimativamente 270 milioni di"infedeli" sono morti per la gloria politica dell'islam: un numero di vittime che probabilmente supera quelle del comunismo, e che fa dell'islam lapiù grande macchina di oppressione e di sterminio della storia.

La jihad rappresenta quindi, per durata e per conseguenze, una delle istituzioni più rilevanti della storia umana, che ha sconvolto la vita di centinaia di milioni di persone per quasi 1400 anni.Eppure, a livello storico, è quasi completamente ignorata. Esistono migliaia di libri sulle crociate, ma almeno fino a qualche tempo fa non esisteva praticamente nessuno studio storico approfondito sulla jihad. Nell'EnciclopediaBritannica, ad esempio, viene dato alle crociate uno spazio ottanta volte superiore a quello della jihad: eppure le crociate furono solo una tardiva e limitata reazione a quattro secoli di ininterrotta guerra santa dei musulmani contro gli europei. Le crociate durarono meno di 200 anni (dal 1096 al 1270),sono cessate da 700 anni e geograficamente si limitarono alla Terra Santa,mentre la jihad islamica ha avuto un carattere universale e permanente.

Gli unici due testi che di recente hanno tentato dicolmare questa lacuna sono "Jihad in the West" di Paul Fregosi,uscito nel 1998, e "The Legacy of Jihad" curato da Andrew G. Bostom,un ricchissima raccolta commentata di documenti storici pubblicata nel 2005.Uno dei pochi libri pubblicati in Italia che racconta questa storia cruenta èil libro di Camille Eid, "A morte in nome di Allah. I martiri cristiani dalle origini dell'islam a oggi" (Piemme, 2004). Per quanto riguarda lo status delle minoranze religiose nei paesi islamici, i ‘dhimmi', quasi tutto quello che sappiamo si deve ai fondamentali studi pionieristici di Bat Ye'or.



La corruzione delle università occidentali

L'atteggiamento degli europei nei confronti dell'islam ricorda quello che fu, nel XX secolo, l'atteggiamento dell'Occidente nei confronti del comunismo. Questo paragone è calzante anche sul piano della conoscenza storica, perché l'Occidente ha acquisito consapevolezza della realtà del sistema terroristico e concentrazionario sovietico solo alla fine degli anni Settanta, grazie all'uscita di due libri duramente boicottati dai comunisti occidentali: "Il grande terrore" di Robert Conquest e"Arcipelago Gulag" di Aleksandr Solženicyn.

Oggi, nei confronti della storia e della dottrina islamica, il pubblico occidentale versa nello stesso tipo di ignoranza. Per esempio, quanti cristiani sanno come la Turchia o l'Egitto sono diventate islamiche?Quanti sanno cosa è successo alle Sette Chiese dell'Asia Minore menzionate nelle lettere di San Paolo?

Questa situazione si deve in larga misura al tragico fallimento delle facoltà di islamistica delle università europee e americane, icui insegnamenti sono spesso corrotti da distorsioni ideologiche o dal denaro proveniente dai paesi islamici. Negli ultimi decenni, infatti, alcuni Stati musulmani hanno cominciato a finanziare nelle più prestigiose università occidentali, a scopo propagandistico, delle cattedre di islamistica che hanno il compito di presentare la religione maomettana nella luce migliore. Questo sistema pare difficilmente conciliabile con i principi di obiettività scientifica e di ricerca della verità che, fin dai loro albori medioevali,dovrebbero caratterizzare le università occidentali.

La cattedra di islamistica presso l'università olandese di Leida dell'intellettuale islamista Tariq Ramadan, ad esempio, era finanziata dal Sultanato dell'Oman; nel 2005 le università americane di Harvarde di Georgetown (dove insegna l'apologeta dell'islam John Esposito, diventato improvvisamente una delle massime "autorità" mondiali in materia)hanno accettato 20 milioni di dollari dal principe saudita Alwaleed bin Talalper programmi di studi islamistici; in precedenza le università dell'Arkansas,della California-Berkeley e di Harvard avevano accettato da fonti sauditerispettivamente 20, 5 e 2 milioni di dollari. In queste università l'esamecritico delle fonti coraniche viene fortemente scoraggiato, e alcuni studiosi,come Daniel Easterman, hanno perso il posto per non aver insegnato l'islam nella maniera desiderata dai sauditi. Il risultato è che i laureati in studiislamici che escono dalle facoltà occidentali sanno tutto sulle presunte glorie della civiltà islamica (l'arte, l'architettura, la poesia o il sufismo), ma ignorano totalmente le immani sofferenze prodotte dall'islamizzazione delle culture "infedeli" preesistenti.

È difficile capire per quale motivo si permette aisauditi, noti sostenitori del fondamentalismo islamico in tutto il mondo, di stabilire ciò che deve essere insegnato sull'islam alle future classi dirigenti dei paesi occidentali. Tuttavia, sebbene la corruzione dei petrodollari sauditi rappresenti un serio ostacolo allo studio critico dell'islam, i problemi maggiori sono di natura ideologica. Molti accademici europei e americani sono così immersi nell'ideologia anti-occidentale che, anche gratuitamente, sono ben felici di denigrare la propria civiltà e di esaltare quella islamica.

Il dibattito sull'islam all'interno nelle istituzioni culturali occidentali è stato infatti corrotto ideologicamente fin dall'uscita, nel 1979, del libro "Orientalismo" di Edward Said. Lostudioso apostata Ibn Warraq, che ha demolito le tesi di Said in un approfondito studio uscito nel 2007, "Defending the West. A Critique ofEdward Said's «Orientalism»", ha osservato che il libro di Said, indicando nell'Occidente la causa di tutti i mali del Medio Oriente, ha contribuito a inculcare negli arabi l'arte dell'autocommiserazione, a favorire il risorgere del fondamentalismo islamico negli anni Ottanta e a ridurre al silenzio ogni critica intellettuale dell'islam: «Ho chiamato terrorismo intellettuale l'aggressivo tono di "Orientalismo", perché non cerca di convincere mediante argomenti o analisi storiche, ma accusando di razzismo, imperialismo o eurocentrismo chi la pensa diversamente. Una delle sue mosse preferite è quelladi dipingere l'Oriente come una vittima perpetua dell'imperialismo, del dominio e dell'aggressione occidentale».

In verità, osserva Ibn Warraq, se contiamo gli annidi protettorato britannico e francese in Medio Oriente, l'Egitto è rimastosotto il controllo Occidentale per 67 anni, la Siria per 31 anni, l'Iraq per soli 15 anni, l'Arabia Saudita mai. Questi periodi coloniali non reggono il confronto con la Spagna meridionale, rimasta sotto il giogo musulmano per 781 anni; con la Grecia, che ha subito per 381 anni il dominio ottomano; o con Bisanzio, ancora oggi in mani musulmane.



Due tipi di«dhimmi»

Molti di questi intellettuali occidentali filo-islamici seguaci di Edward Said sono stati comunisti, terzomondisti,filocinesi o filocubani. Avevano trascorso la loro vita in attesa del grande evento rivoluzionario che avrebbe messo fine, una volta per tutte, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Ma la caduta del muro, il crollo dell'Urss e la conversione della Cina al capitalismo li ha improvvisamente privati del loro sogno. Il risultato di questa perdita è una sorta di rancore permanente per il loro paese. La fiduciosa attesa del futuro si è trasformata in odio del passato. Dopo aver sognato di costruire un "mondo migliore", oggi questi rivoluzionari invecchiati e inaciditi passano gran parte del loro tempoa distruggere la civiltà che li ha allevati e nutriti.

Oltre ai «dhimmi» oppressi e perseguitati che vivono nelle terre a maggioranza islamica, che meritano il nostro aiuto e la nostra compassione, esistono dunque dei «dhimmi» di un genere molto diverso, che vivono in Occidente. Questi «dhimmi» si sono sottomessi volontariamente all'islam, per opportunismo o per ideologia, diventandone apologeti. È fondamentale che questo secondo tipo di «dhimmi» venga sconfitto sul piano intellettuale. Per raggiungere questo obiettivo occorre confutare la loro versione falsificata della storia islamica, rendendo noto il destino tragico cui sono andati incontro tutti i popoli che nel corso della storia non sono stati in grado di opporsi alla «jihad». Queste civiltà sono state completamente annientate, e in molti casi della loro cultura, lingua, arte, tradizione,legge, storia, si è quasi perso il ricordo. Quel che è peggio, l'islam non soloha sradicato dalla faccia della terra le ricche e fiorenti culture che ha conquistato, ma sta cercando, con l'aiuto dei «dhimmi» apologeti, di cancellare anche la storia di questa distruzione.

Le brutalità della «dhimmitudine» e i 270 milioni di vittime della «jihad» sono troppe perché si possano dimenticare. Raccontandole pagheremo il nostro debito morale nei confronti di queste vittime semi-sconosciute,perché non siano morte invano. Occorre far capire che la cultura islamica non ha niente in comune con la nostra, e non ci potrà essere un compromesso, perchéin ogni campo l'islam si contrappone radicalmente alle nostre più profonde concezioni religiose, filosofiche, morali, politiche, artistiche.L'islamizzazione significherebbe dunque la totale distruzione della nostra civiltà, esattamente come è accaduto ai cristiani del Medio Oriente e del Nord Africa, ai copti egiziani, ai cristiani nestoriani, ai zoroastriani o ai buddisti dell'Asia centrale.

Queste vicende storiche ci illuminano su quanto sta avvenendo oggi nei paesi presi di mira dalla «jihad» islamica. L'ignoranza èstata finora un comodo alibi per l'inerzia, ma la conoscenza costringerà gli europei a reagire. Quello dell'Europa è un sonno profondo, un letargo, forseun'anestesia provocata, ma il sonno non è la morte. Il sonno ha un termine, il sonno precede il risveglio. Per questo alla domanda se la civiltà europea sopravviverà, rispondo con convinzione di sì.


Mauro Masoni A tutt'oggi "SOLO ED ESCLUSIVAMENTE GLI ISLAMICI", per la loro cultura, sono convinti in modo irreversibile che oltre che un loro "Diritto" è considerato un loro "Dovere", come risulta dal testo di cui sopra, quello di "Eliminare fisicamente" tutti gli "Infedeli".
Questa analisi risulta eccellente per la sua capillare completezza anche nel minimo dettaglio, riguardo a quella realtà ed oltre a ricordare che, nelle "Crociate" Carlo Martello si dovette scontrare proprio proprio con i soggetti sopra descritti non si vede cos'altro avrebbe potuto fare vista anche l'epoca.
Inoltre è anche il caso di ricordare che da noi non esiste nessun obbligo di credere ed avere una determinata fede mentre invece in quei paesi è tassativo l'obbligo di essere sia osservante che costantemente praticante e chi non si attiene a tali regole è immediatamente eliminato.
(almeno un viaggio alla mecca nonchè il costante ascolto del soggetto "Muezzin" che strilla dall'alto del "Minareto").


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